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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO
Fotoricerca
di GIOVAN GIUISEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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LE RIVELAZIONI STORICHE SCOPERTE DALLA RELATRICE ERNESTA MAZZELLA –
L’ANTICO MANOSCRITTO CUSTODITO
NELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI
“CESARE MICHELANGELO D’AVALOS “UN PRINCIPE DEL SACRO ROMANO IMPERO CHE NON COMBATTEVA, MA VIVEVA NEL LUSSO E NELLA MONDANITÀ E CHE STAVA CON IL MIGLIOR OFFERENTE: LUI POTENTE CONTRABBANDIERE DEL SALE CIRCONDATO DA TRUPPE DI MASNADIERI, UN ESERCITO PRIVATO CHE NE PROTEGGEVA LE FUGHE, PRONTO A RACCOGLIERE GLI ONORI DELLE FATICHE DI ALTRI” – L ‘EVENTO, PROMOSSO DAL CT AIPARC ISCHIA, SECONDO LA PRESIDENTISSIMA CATERINA MAZZELLA, “HA AVUTO IL MERITO DI METTERE IN LUCE MOLTI ASPETTI SCONOSCIUTI RIGUARDO LA STORIA DELLA POTENTE FAMIGLIA D’ AVALOS AD ISCHIA” – FIDAPA E IL CT AIPARC ISCHIA SI UNISCONO ALLA FAMIGLIA D’ AMBRA NEL SOSTENERE LA RACCOLTA FIRME PER LA PROPOSTA DI INTITOLAZIONE DI UNA STRADA DI FORIO ALL’ AVV. NINO D AMBRA,STORICO, FIGURA DI SPICCO DELLA CULTURA ISOLANA. E’ POSSIBILE SOTTOSCRIVERE LA PROPOSTA PRESSO LA BIBLIOTECA ANTONIANA DI ISCHIA – NINO LO MERITA !
DI ANTONIO LUBRANO
Un atro prestigioso appuntamento di spessore culturale ha avuto luogo giovedì scorso nell’aula magna della Biblioteca Antoniana Comunale di Ischia promosso, dal CT AIParC Ischia, Presidente Caterina Mazzella, in collaborazione con la Sezione Fidapa Ischia, Presidente Lina Tufano e, come di consueto, in determinante sinergia con la Biblioteca Comunale Antoniana diretta dalla efficientissima dott.ssa Lucia Annicelli. E’ stato questa volta l’atteso turno della Prof.ssa Ernesta Mazzella che ha catturato il vivo interesse del folto pubblico presente in sala, con una esauriente e circostanziata relazione di studio ed accurata ricerca su di uno spaccato di storia ischitana del ‘ 700, focalizzando la figura di un autorevole quanto discutibile personaggio di primo piano della potentissima famiglia D’Avalos, quel Cesare Michelangelo D’Avalos col titolo nobiliare di Marchese, il quale, secondo le rivelazioni storiche scoperte dalla relatrice Ernesta Mazzella “fu un uomo potente, arrogante e prepotente con gli abitanti delle università a lui infeudate, era solito circondarsi di armati che difendevano i suoi interessi economici nelle campagne”. A Cesare Michelangelo D’Avalos “Un principe del Sacro Romano Impero che non combatteva, ma viveva nel lusso e nella mondanità e che stava con il miglior offerente: lui potente contrabbandiere del sale circondato da truppe di masnadieri, un esercito privato che ne proteggeva le fughe, pronto a raccogliere gli onori delle fatiche di altri”, sono legate le sorti di un antico manoscritto custodito presso la Biblioteca Nazionale di Napoli dal titolo “Riflessioni per S. A Ser.ma di Pescara, e Vasto qual castellano, e governatore perpetuo del real Castello, città, e di tutta l’isola d’Ischia”. Uno dei primi studiosi isclani a far conoscere meglio il D’Avalos e a documentare la presenza del prezioso manoscritto presso la Biblioteca napoletana, è stato lo stimato studioso foriano Agostino Di Lustro, che nel suo importante lavoro dedicato alla Cappella Regine ha scritto: “Una dettagliata descrizione di tutte le tasse. e balzelli di cui godeva Don Michelangelo d’Avalos la troviamo in un prezioso manoscritto della Biblioteca Nazionale di Napoli dal titolo: “Riflessioni per S. A. Serenissima di Pescara, e Vasto qual Castellano, e Governatore, città e di tutta l’isola d’Ischia”, firmato e datato da Giuseppe Donati “Napoli 12 febraro 1721”. Questo manoscritto in 8°, con rilegatura in cuoio, ornamenti in lumeggiature d’oro e lo stemma della famiglia d’Avalos. Questa notizia è bastata alla studiosa della storia di Ischia e della sua archoelogia sacra, Ernesta Mazzella per accendere in lei la fiaccola della propria curiosità, e condurla in varie direzioni di riferimento. “Ho iniziato a svolgere ricerche. Ha dichiarato la Professoressa Ernesta Mazzella, in diversi archivi e biblioteche senza tralasciare l’Archivio di Stato di Napoli, la Biblioteca di Ischia e della città di Vasto ove sono emersi numerosi documenti inediti sino ad ora completamente sconosciuti”. Lo studio scrupoloso di dati e vicende del percorso storico dentro e intorno al Manoscritto, ha spianato la strada della storia dell’isola d’Ischia o quanto meno una parte di essa relativa a personaggi che nel bene e nel male figurano nel lavoro di ricerca di storici determinati che non si accontentano delle prime limitate notizie venute alla luce. Si va oltre, con licenza di fare meglio e di più. Così è successo alla nostra professoressa Ernesta Mazzella che da questo episodio storico esposto con dotta relazione all’Antoniana di Ischia ha permesso alla storia che ci riguarda di scoprirsi sempre più dei suoi veli. Sono stati davvero in tanti giovedi scorso alla Biblioteca Antoniana di Ischia gli appassionati della storia antica dell’isola ad ascoltare, con interesse la magnifica conversazione della prof. ssa Ernesta Mazzella sul “prezioso manoscritto d’ Avalos della biblioteca nazionale di Napoli”. La relazione è stata introdotta e commentata magistralmente dalla dott. Lucia Annicelli. Direttrice della Biblioteca Antoniana e studiosa, al pari di Ernesta Mazzella, della Storia isolana ( e non solo). La Vice Presidente Fidapa Mariangela Calise così di è espressa nei riguardi della relatrice Dott,ssa Ernesta Mazzella: “Complimenti ad Ernesta Mazzella che ha la capacita di rendere semplici argomenti che non lo sono affatto, dimostrando che l’amore per la cultura si esprime anche, e soprattutto, attraverso lo sforzo per condividerla e renderla fruibile”. “L ‘evento, promosso dal CT AIParC Ischia, secondo la presidentissima Caterina Mazzella, ha avuto il merito di mettere in luce molti aspetti sconosciuti riguardo la storia della potente Famiglia D’ Avalos ad Ischia, proprio grazie alla trascrizione e pubblicazione del Manoscritto a cura della prof. Mazzella e custodito nella Biblioteca Nazionale di Napoli”. Nel merito,sono intervenuti ,a corredo di ulteriori informazioni, l avv. Giovannino Di Meglio e il giornalista Benedetto Valentino, entrambi studiosi ed appassionati di Storia ischitana. Oltre ai Soci Aiparc e Fidapa, hanno partecipato: l’Assessore al Comune d’ Ischia Luigi Di Vaia per i saluti istituzionali, la Vicepresidente sezione Fidapa di Ischia avv. Mariangela Calise Mary Angel che ha portato i saluti della Presidente Prof.ssa Lina Tufano, la prof. ssa Gemma Pappalepore-D’Ambra promotrice della raccolta firme per supportare la proposta di intitolazione di una strada sul territorio del Comune di Forio all’ indimenticabile Consorte Avv.Nino d Ambra, Storico di fama e pilastro della Cultura isolana (molte le firme raccolte con il sostegno delle dette Associazioni!),Il Presidente del Centgro Studi dott. Francesco Mattera ed il prof. Giovan Giuseppe Conte del Centrostudi Isola d’ischia, il dott.Peppino Di Costanzo Presidente dell’Associazione Termalisti, la dott Ylenia Patalano, Agata Buono, Annamaria Pacifico, Odette Del Dotto, Maria Bianca Pilato e consorte e Lisa Di Scala. Praticamente i saluti all’inizio dell’incontro li ha fatti la Vicepresidente Fidapa avv.Mariangela Calise ed ha concluso in un clima di manifesta soddisfazione con i saluti finali la Presidente Fidapa di Ischia prof.ssa Lina Tufano ( venuta da Napoli). Lo studio e l’ indagine conoscitiva per svelare la storia dell’isola attraverso suoi personaggi e documenti che vengono alla luce prosegue con l’apprezzato lavoro di ricerca che la dott. ssa Ernesta Mazzella ha presentato al pubblico dell’Antoniana. Il Marchese Cesare Michelangelo D’Avalos protagonista del presente studio di Ernesta Mazzella, esercitò il suo potere anche nell’ambito religioso. Fu accanito oppositore del Sinodo di Ischia elaborato dal vescovo mons. Luca Trapani nel 1716[1]. Il Marchese del Vasto, Governatore dell’Isola coinvolse nella questione i due Eletti dell’Università di Ischia, Francesco Menga e Francesco Gargiulo, ad essi si unì anche il Procuratore Comunale Tommaso Canetti. Il d’Avalos, prima che fossero iniziate le sedute sinodali, aveva preteso che mons. Trapani gli facesse conoscere il contenuto degli articoli da discutere ed approvare nel corso dei lavori sinodali perché ne desse il suo assenso e ne eliminasse quelli non graditi. Naturalmente il vescovo tentò di far ragionare il potente, il “prepotente” Governatore prospettandogli l’arbitrarietà della richiesta che era un’ingerenza indebita del potere civile in affari riguardanti la guida dei fedeli il cui esercizio era di esclusiva competenza del potere ecclesiastico. Si venne ai ferri corti e il d’Avalos, insieme con le Amministrazioni Civili protestarono in anticipo di non accettare le disposizioni sinodali dopo la loro promulgazione per la mancata visione[2]. Il vescovo Trapani tenne duro concluse il Sinodo nella solennità di Pentecoste del 1716. Dopo poco la pubblicazione cominciarono a fioccare i ricorsi partiti da Ischia e depositati prima sui tavoli della Presidenza del Consiglio Collaterale di Napoli e poi su quelli dei Dicasteri della Santa Sede.
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UN “DOLCE” ED ILLUMINATO NATALE PER ISCHITANI E TURISTI ARRIVATI IN ORDINE SPARSO SULL’ISOLA – OGGI DOMENICA 24 DICEMBRE GIORNO DELLA VIGILIA DI NATALE INIZIEREMO IL CICLO DELLE FESTE NATALIZIE. L’ISOLA È TUTTA IN FESTA CON ADDOBBI STRADALI ED EVENTI CHE NE RIMARCANO LA INTERNAZIONALITÀ SUL PIANO DELL’IMMAGINE E DELLA PROMOZIONE TURISTICA SPECIE A ISCHIA, FORIO E CASAMICCIOLA. MA NATALE È ANCHE PROFUMO, SOPRATTUTTO DI DOLCI CHE SI FANNO IN FAMIGLIA E NELLE PASTICCERIE DELL’ISOLA. LA GAMMA È VASTA E SI CARATTERIZZA CON L’IMBARAZZO DELLA SCELTA. SI PARTE DAL ROCCOCÒ E SI PROSEGUE CON I MOSTACCIOLI, LE PASTE REALI, LE CASSATINE. LA CASSATA, GLI STRUFFOLI, IL TRONCHETTO DI NATALE I SUSAMIELLI, I TORRONCINI NATALIZI, I RAFFAIUOLI, IL CASATIELLO AL RUM ED IL FAMOSO PANETTONE. FRA QUESTI IL ROCCOCO CONSERVA IL RUOLO DI LEADER FRA I DOLCI DI NATALE E SI IMPONE SU DI ESSI PER IL SUO GUSTO E LA SPECIALE FORMA. IL ROCCOCÒ È UN DOLCE NAPOLETANO PRODOTTO CON MANDORLE, FARINA, ZUCCHERO E SPEZIE VARIE. FRUTTA SECCA CON MANDORLE, NOCI E NOCCIOLE. ANCORA POCHE ORE DI ATTESA PER IL PRANZO SERALE DELLA VIGILIA CHE SARÀ PER LO PIÙ A BASE DI PESCE CON L’IMMANCABILE TRADIZIONALE E GUSTOSO CAPITONE – QUESTA SERA, PRIMA DELLA RITUALE MESSA DI MEZZANOTTE, PER SALUTARE LA VENUTA AL MONDO DI GESÙ BAMBINO, AVREMO GIÀ CONSUMATO LA NOSTRA PRIMA CENA SPECIALE DELLA VIGILIA TANTO PREPARATA ED ATTESA PER LA BONTÀ DEL MENU, CHE PER LO PIÙ SARÀ TUTTO A BASE DI PESCE COL PIATTO DI APERTURA DEI CLASSICI VERMICELLI CON LE VONGOLE E PER SECONDO IL GUSTOSO TRADIZIONALE CAPITONE FRITTO ACCOMPAGNATO DALLA ALTRETTANTO TRADIZIONALE INSALTA DI RINFORZO.
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di Antonio Lubrano
Natale già dalla Vigilia con i tuoi e…Pasqua con chi vuoi, è il vecchio adagio a cui gli ischitani si attengono alla lettera, almeno per il Natale. Diversamente invece la pensano i turisti che in questi giorni in ordine sparso,sono arrivati sull’isola col determinato scopo di trascorrere le feste natalizie Capodanno compreso, non proprio in famiglia, ma da noi, ossia qui ad Ischia dove hanno trovato da oggi, Vigilia di Natale. un ambientazione festosa elevata al meglio, con strade illuminate con le artistiche luminarie natalizie, mercatini natalizi in piazzetta San Girolamo ad Ischia, la Casa di Babbo Natale, i concerti di Natale nelle varie chiese dell’isola ed in particolare nella chiesa conventuale di Sant’Antonio alla Mandra, concerti in piazza con cantanti famosi tipo Arisa e Clementino a Forio, negozi alla moda aperti, bar e ristoranti con i menu specifici del Natale, la messa di mezzanotte di questa sera per chi crede di ristorare anche il proprio spirito ed infine il bel tempo forse che ci accompagnerà, secondo le previsioni, per tutto il periodo natalizio. Poi più avanti si vedrà. Insomma, tanta roba, come dicono al nord, per una Vigilia ed un Natale 2023 pieno e da ricordare anche per essere probabilmente anche il Natale più costoso della storia visto che i prezzi non sono da…fame.. Ma vale la pena evidenziare il Natale ischitano con le sue tradizioni e convinzioni. In pratica Natale in Chiesa, in strada e a tavola , per santificare lo spirito e la carne. Il concetto, se vogliamo, vale da sempre, dai tempi di magra a quelli opulenti di oggi, nonostante la crisi apparente di cui ciascuno si lamenta. Questa sera, prima della rituale messa di mezzanotte, per salutare la venuta al mondo di Gesù Bambino, avremo già consumato la nostra prima cena speciale della Vigilia tanto preparata ed attesa per la bontà del menu, che per lo più è tutto a base di pesce col piatto di apertura dei classici vermicelli con le vongole e per secondo il gustoso tradizionale capitone fritto accompagnato dalla altrettanto tradizionale insalta di rinforzo. Cosi oggi 24 dicembre giorno della Vigilia di Natale inizieremo il ciclo delle feste natalizie. L’isola è tutta in festa con addobbi stradali ed eventi che ne rimarcano la internazionalità sul piano dell’immagine e della promozione turistica. Ma Natale è anche profumo, soprattutto di dolci che si fanno in famiglia e nelle pasticcerie dell’isola. La gamma è vasta e si caratterizza con l’imbarazzo della scelta. Si parte dal Roccocò e si prosegue con i mostaccioli, le paste reali, le cassatine. La cassata, gli struffoli, il tronchetto di Natale i susamielli, i torroncini natalizi, i raffaiuoli, il casatiello al rum ed il famoso panettone. Fra questi , il Roccoco conserva il ruolo di leader fra i dolci di Natale e si impone su di essi per il suo gusto e la speciale forma. Il roccocò è un dolce napoletano prodotto con mandorle, farina, zucchero e spezie varie senza farsi mancare le profumate bucce di mandarino. Il Roccocò è cotto al forno ed ha una forma tondeggiante simile a quella di una ciambella schiacciata della grandezza media di 10 cm. È un biscotto particolarmente duro quindi può essere ammorbidito bagnandolo nel vermouth, nello spumante, nel vino bianco o nel marsala. La sua preparazione più antica risale al 1320 a opera delle monache del Real Convento della Maddalena. Il nome roccocò deriva dal termine francese rocaille per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. Il roccocò è il dolce che accompagna le famiglie ischitane per tutto il periodo delle feste natalizie, fino all’Epifania. Viene spesso venduto insieme a raffaiuoli, mustaccioli e susamielli, altri dolce tipici della tradizione gastronomica natalizia ischi tana. Anche se la maggior parte delle persone crede che i roccocò siano solo duri, ci sono anche di morbidi e di varie dimensioni. Gli struffoli sono anch’essi dolci tipici della tradizione Napoletana importati sull’isola dalle vecchie generazioni, e rappresentano sicuramente una delle ricette più caratteristiche del periodo Natalizio ischitano. Essi sono piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita. Per quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”. Altre teorie sostengono che la parola struffolo, deriverebbe da “strofinare”, il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in tocchetti. Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce sapore. Le Paste Reali sono altri dolci che trovano la loro origine nei conventi della vicina Napoli, dai delicati colori pastello che vanno dal rosa, al verde al giallino, preparati con mucchietti di paste di mandorle sistemati su di un ostia tagliata che serve da base e dalle forme più svariate, come stelline a più punte, mezze lune, tondini, tronchetti e forme di vari tipi di frutta. Diciamo che sono i dolci della Vigilia di Natale per eccellenza, le suore li preparavano rispettando la dieta di magro, perchè erano preparati con farina zucchero, spezie e mandorle finemente tritate e non era utilizzato alcun grasso animale, essendo il loro condimento ottenuto esclusivamente dall’olio premuto dalle stesse mandorle. L’origine del nome pasta reale pare risalga all’epoca di Re Ferdinando IV.. Si racconta che il Re si recò un pomeriggio in visita al convento delle suore di San Gregorio Armeno e, dopo aver visitato la cappella ed il convento, fu accompagnato dalle sorelle nel refettorio, ove su un grande tavolo era preparato un buffet in cui facevano bella mostra di se aragoste, pesci arrostiti, polli e fagiani oltre a della splendida frutta. Il Re era un gran mangiatore ma si scusò dicendo che da poco aveva finito di pranzare e non sarebbe stato il caso riaffrontare un pasto del genere. Ma le suorine con sguardi di complicità pregarono Re Ferdinando di degnarsi di un assaggio, quale fu la sorpresa del sovrano quando si accorse che tutto quel Ben di Dio non erano altro che dolci efficientemente scolpiti con la pasta di mandorle e certosinamente dipinti a mano. Questa tradizione di pasta reale è rimasta oggi soprattutto in Sicilia dove ci sono degli abilissimi artigiani di pasta martorana o reale. I Mustaccioli, molto consumati sulle tavole ischitane, sono invece dei dolci natalizi dalla forma romboidale ricoperti di glassa al cioccolato. Il loro nome è legato alle antiche preparazioni contadine che utilizzavano il mosto, mustacea era infatti il loro nome latino, col quale venivano preparati per essere resi più dolci. I Sosamielli a forma di “S” sono un altro dolce di Natale in uso a Ischia, impastato con del miele liquido ed anticamente veniva distinto in sosamiello nobile, preparato con la farina bianca e v’era l’usanza di offrirlo alle persone di riguardo, il sosamiello per zampognari, impastato con farina ed elementi di scarto, che veniva offerto al personale di servizio ai contadini in visita e a coloro che venivano a suonare in casa, ed in ultimo il sosamiello del buon cammino imbottito con la marmellata di amarene e che veniva offerto ai soli religiosi. Questi in sostanza sono i dolci che tengono banco da oggi fino alla Befana nelle famiglie ischitane. Un certo numero di famiglie se li confeziona in casa con l’aiuto dei propri fornetti. La maggior parte invece, preferisce comprarli direttamente in pasticceria risparmiando sul tempio e nella tasca.
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di Michele Lubrano
La Vigilia di Natale è un giorno particolare dell’intero periodo festivo. Esso va spiegato con informazioni e considerazioni per meglio intendere l’importanza di questo giorno che oggi vivremo in tutta la sua pienezza. La vigilia di Natale è il giorno che precede quella che è considerata una delle principali festività del cristianesimo. Cade generalmente il 24 dicembre, ma per le Chiese che continuano ad adottare il calendario giuliano, a causa dello sfasamento dello stesso rispetto al calendario gregoriano, la vigilia di Natale si celebra 13 giorni dopo, il 6 gennaio dell’anno successivo del calendario gregoriano. Nella tradizione del mondo occidentale assume una grande valenza simbolica poiché si celebra, nella notte, la nascita di Gesù, in una grotta di Betlemme, nella Giudea, regione della Palestina. Secondo i vangeli, seguendo la stella di Betlemme, i re magi venuti dall’Oriente trovarono un bambino che giaceva in una mangiatoia: ne riconobbero l’importanza e gli offrirono, incenso e mirra. Per il fedele, la veglia notturna della vigilia serve da transito verso il mistero della nascita del Dio che si fa uomo ed entra nella storia dell’umanità: si danno gli ultimi ritocchi al presepe, ci si prepara per la messa di mezzanotte, in una attesa che ha lo scopo di far presente e reale il miracolo della nascita di Gesù. Per l’anno liturgico e giubilare della Chiesa cattolica, la vigilia di Natale è l’ultimo giorno dell’Avvento ed è anche l’ultimo dei nove giorni feriali della cosiddetta novena di Natale e il primo del tempo di Natale. C’è anche da ricordare la celebrazione della veglia nella quale i fedeli, dalla tarda serata e fino all’alba del giorno di Natale, si riuniscono in preghiera. All’originaria valenza è stata aggiunta quella propria della festa moderna, percepita anche dai non credenti, caratterizzata da una ricca cena (detta appunto “della vigilia”) e dallo scambio di regali, destinati alle persone care, allo scoccare della mezzanotte. Tale usanza non è diffusa in tutto il mondo, dove spesso come nel Regno Unito, Nord America e Australia si fa la cena di Natale invece della vigilia.[1] L’Italia però fa da unica eccezione poiché la cosiddetta “cena della Vigilia” è molto variabile da zona a zona: infatti in alcune zone si preferisce festeggiare al pranzo del giorno di Natale, mentre la cena della relativa Vigilia è del tutto ignorata, in contrasto quindi con la tradizione Nord Europea e Scandinava.Inoltre, in alcune zone dell’Italia meridionale, nella mezzanotte tra il 24 e 25 dicembre è usanza svolgere, in casa, una processione aperta da una candela seguita dal più piccolo recante la statuina di Gesù bambino e il resto dei familiari che intonano il Tu scendi dalle stelle, l’Astro del ciel o il Venite fedeli; tale processione termina con l’arrivo presso il presepe, il bacio al “bambinello” e la riposizione dello stesso sulla culla della natività. Quest’usanza era in tempi passati abbastaza diffusa nelle famiglie dell’isola, nelle quali addirittura il rito sacro lo si anticipava al mattino presto della Vigilia subito dopo la conclusione della Novena del Bambino in chiesa. Ora solo Forio mantiene la tradizione e lo fa in piazza San Gaetano ed in Via Marina alle prime luci dell’alba di questa mattina, dopo la novena del bambino con una processione ed una pubblica faggiolata fumante.
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