• QUESTA SERA I QUATTRO “RUOTI” DI PAMIGIANA DEI GIOVANI CUOCHI DELL’ALBERGHIERO TELESE E L’IMPRIMATUR DELLO CHEF BRUNO BARBIERI, LA FESTA DI SANT’ ANNA 2024 SI PROIETTA VERSO UN NUOVO FUTURO----------------------------------------------------------------------------(clicca sulle foto, le vedrai in primo piano e più grandi)
  • SANT’ANNA, L’ANTICA CHIESETTA E LE DEVOTE PARTORIENTI IN PROCESSIONE: DALLA CONSACRAZIONE DEL VESCOVO DONATO STRINEO ALLA MESSA DI OGGI CON LA BENEDIZIONE DI MONS. CARLO VILLANO, 520 ANNI DI STORIA------------------------------------------------------------------------------(clicca sulle foto, le vedrai in prmo piano e più grandi )
  • IL CARO-PREZZI DELLE CILIEGIE DI QUEST’ANNO NE HA RALLENTATO IL MERCATO MA NON IL RICHIAMO ALLE ALLEGRE CANZONI E FILM DI SUCCESSO PER UN FRUTTO ANTICO DI TREMILA ANNI FA - ISCHITANI E TURISTI GOLOSI HANNO RINUNCIATO ALL’ACQUISTO--------------------------------------------------(clicca sulle foto,le vedrai in primo piano e più grandi)
  • RIECCO LA FESTA MARE AGLI SCOGLI DI SANT’ANNA 2024 CON LA SUA STORIA, LE SUE TRADIZIONI, LE SUE INNOVAZIONI – CON QUATTRO “RUOTI” DI PARMIGGIANA IL FAMOSO CHEF BRUNO BARBIERI CELEBRERA’ LA GUSTOSA PIETANZA SIMBOLO DELLA FESTA--------------------------------------------------------------(clicca sulle foto, le vedrai in primo piao e più grandi )
  • TORNA FRA PESCATORI DI MESTIERE E DILETTANTI APPASSIONATI L’ATTESA PESCA NOTTURNA DEI TOTANI NEL MARE AL LARGO DI SAN PANCRAZIO E DI PUNTA MOLINO – QUANDO UNA LUNGA, SUGGESTIVA STRISCIA DI LUCI ALL’ORIZZONTE ANNUNCIAVA L’INIZIO DELLA CATTURA DEL TOTANO --------------------------------------------------------------------------------(clicca dulle foto,le vedrai in primo piano e più grandi)
La notizia del giorno
QUESTA SERA I QUATTRO “RUOTI” DI PAMIGIANA DEI GIOVANI CUOCHI DELL’ALBERGHIERO TELESE E L’IMPRIMATUR DELLO CHEF BRUNO BARBIERI, LA FESTA DI SANT’ ANNA 2024 SI PROIETTA VERSO UN NUOVO FUTURO—————————————————————————-(clicca sulle foto, le vedrai in primo piano e più grandi)

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Servizio Speciale

di ANTONIO LUBRANO

Fotoricerca

di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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LA FESTA A MARE CON L’ILLUSTRAZIONE  DELLA PITTRICE ISOLANA ANGELA IMPAGLIAZZOC – DURANTE  LA SFILATA, TRA UNA BARCA ADDOBATA ED UN’ALTRA LA GIOVANE VOCE DI  MARTA VIOLA – TORNANO TUTTE  LE TRADIZIONI IN UNA FESTA CHE COMINCIATA NEL 1932 HA BATTUTO IL TEMPO IN UN LUNGO PERCORSO, 92  ANNI  SOLARI  FINO AD OGGI CONSERVANDO L’ANTICO E FAVORENDO IL MODERNO 

/  SI  TORNA ALLA GRANDE  COL CLASSICO “RUOTO”DI MELANZANE ALLA PARMIGIANA,  IL TRAFFICATO TEGAME DI TERRACOTTA CON L’ARROSOLATO CONIGLIO ALLA CACCITORA, L’ INSALATA CAMPAGNOLA,  LE COFANE  E LE CESTE RICOLME DI MELONE ROSSOFUOCO, LA DAMIGIANA DI VINO FRESCO DELLE TERRE DI PIANO LIGUORI E CAMPAGNANO. LA CENA A MARE DI FRONTE ALLE QUATRO BARCHE ADDOBBATE CHE SFILANO, PER GLI ISCHITANI DI IERI E DI OGGI, È COME UN RITO SACRO DI UNA PROPRIA IDENTITÀ DA RISPETTARE E DIFENDERE –  LA MELANZANA È PROTAGONISTA NELLA CUCINA ISCHITANA IN DECINE DI RICETTE, ALMENO DA MILLE ANNI, DAL TEMPO IN CUI  GIUNSE NEL MERIDIONE D’ ITALIA DAL NORD AFRICA E DALLA MESOPOTAMIA INSIEME AD UNA SPORTA DI ALTRE BONTÀ “MUSULMANE”.

DI ANTONIO LUBRANO

La pietanza simbolo della Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, da sempre è la parmigiana di melenzane. Per elevarla agli onori della Sagra si questa sera con un balzo più ufficiale e propagandistico, hanno coinvolto gli studenti di cucina dell’alberghiero V. Telese, i futuri chef della gastronomia professionale ischitana che presenteranno quattro “ruoti” con il noto chef Bruno Barbieri per l’imprimatur da applausi. Festa a Mare agli Scogli di Sant’ Anna 2024  di questa sera tra storia, attualità e narrazione corrernte apre decisamente al futuro avvalendosi dell’estro nascente di giovani fantasiosi costruttori “pescati” nella scuola isolana Buchner con la guida di Assunta Barbieri. La parmigiana nella tradizione mangiareccia della Festa,  è affiancata da un altro piatto principe, il coniglio alla cacciatora a cui si aggiunge il melone rosso fuoco, ossia l’anguria  e il fresco vinello delle terre locali. Un menu perfetto, senza sofisticherie, semplice e gustoso, atteso nella sua particolare realizzazione, un anno intero, per poi poterlo godere la sera della ricorrenza di Sant’Anna,  con la famiglia o col gruppo di amici, in barca, nel placido specchio d’acqua aragonese, fra il Castello, la Torre di Michelangelo, la Chiesetta e gli scogli di Sant’Anna per festeggiare un giorno, sin dall’imbrunire fino a sera inoltrata che si ripete puntuale, ogni anno come  un rito sacro a cui solo pochi non vi prendono parte. Così è stato per il lontano passato, così sarà questa sera , nel pieno rispetto di una tradizione più viva che mai proiettata verso il futuro per l’impegno e la passione delle nuove generazioni.. A tanto come ci si è arrivati ? Negli anni in cui la Festa prese avvio, l’unica motivazione che spingeva la gente del Borgo e delle colline soprastanti di Campagnano, San Domenico, Sant’Antuono, Piano Liguori e della Marina di Villa Bagni al  Porto a parteciparvi, era quella di trascorrere in piena letizia una serata diversa dalle altre, cogliendo il pretesto della Festa organizzata con i soli falò e “lampetelle” sugli scogli in omaggio a Sant’Anna, la protettrice delle partorienti. Infatti alla Festa, la presenza delle donne superava sempre quella degli uomini che pure erano tanti. I quali erano  destinati per lo più a governare i gozzi con cui si usciva in mare e a servire il succulento pranzo che le donne avevano preparato e sistemato accuratamente in capienti ceste adagiate sul fondo delle imbarcazioni protette dall’umidità serale e da improvvisi accidentali. Gli anni che passano, cambiano la storia e gli uomini, ma non riescono a trascinare nell’oblio le tradizioni per vederle morte e sepolte. Come abbiamo detto sopra, esse resistono, vivono con tutto il vigore e la poesia con cui si accompagnano. Le pietanze di Sant’Anna per questo hanno fatto storia e si sono consolidate nella tradizione più vera e praticata. Quando la Festa, nel dopo guerra, riprese il suo percorso, diventando la Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, l’Ente organizzatore, nelle innovazioni portate al programma, ripropose l’idea gastronomica, invitando gli ischitani a seguire le usanze delle loro madri e dei loro padri a partecipare alla festa come se si andasse ad una scampanata. Fu cosi che già dagli anni cinquanta, collegando il tutto alla Festa che era rinata, si ridiede spessore e valore al classico “ruoto” di melenzane alla parmigiana, al trafficato tegame di terracotta con l’arrosolato coniglio alla cacciatore, alla cofana ricolma di meloni rossofuoco ed in fine alla tradizionale damigiana da cantina color verde campagna ripiena del tonificante vino di Piano Liguori e di Campagnano, tenuto al fresco con uno stratagemma che usavano i pescatori della Mandra e non solo, che consisteva nel tenere immersa in mare la damigiana di vino legata con una funicella allo scalmolo del gozzo nelle notti calde d’estate, per berlo fresco nell’ora in cui, durante la pesca si rifocillavano. La festa per gli ischitani  e per quei turisti più fortunati perchè  ospiti sulle proprie imbarcazioni, prendeva  corpo  anche attraverso questo tipo di goduria, manifestata apertamente al passaggio, in sfilata, delle barche allegoriche spettacolari e tuonanti nella loro rappresentazione, anche per effetto del fragore multicolore dei  fuochi pirotecnici sparati a bordo. Ora l’usanza di sparare a bordo iniziata dal mitico Nerone è stata abolita. L’edizione della Sant’Anna del 1955, vide il trionfo della barca addobbata dell’artista Vincenzo Funiciello  denominata “La Gloria di Sant’Anna”. Vincenzo Funiciello, Nerone, Canesrini, Andrea Di Massa, Mario e Luca Mazzella, Ciccio Boccanfuso, Puparuolo-Conte con il Largo dei Naviganti della Mandra, I Misteri di Procida,  i costruttori di Serrara, Barano e Forio, Nerino Rotolo,Giovannio D’Amico,  sono stati i creatori di barche nella storia della Festa, che meglio e più degli atri riuscivano ad entusiasmare la folla assiepata sugli scogli, lungo il ponte aragonese e sul muraglione delle alghe, sui gozzi privati, in barche di nuova fattura e su motobarche pubbliche ancorate nella baia, ai margini del percorso dove sfilavano le barche allegoriche. La cena a mare di fronte allo scenario della festa, si arricchiva di contorni da racconti della nonna, quando si passava da una pietanza all’altra. La caccia al pezzo migliore, ossia quello di mezzo, del coniglio nel tegame di terracotta, vedeva sempre in primo piano il furbetto della comitiva o del gruppo di famiglia. Lo stesso capitava per la parmigiana di melenzane. C’era sempre chi si assicurava anzi tempo la porzione più grossa, per divorarla prima che gli atri se ne accorgessero. Quando ciò avveniva, tutto finiva con qualche tovagliolo di carta lanciato all’indirizzo dell’autore del “misfatto” e pacche sulle spalle in segno di allegra assoluzione. Nel’edizione del 1956 Vincenzo Funiciello trionfò con la barca allegorica “L’Acquarium”.Nel 1961 Funiciello sbaragliò tutti  col la barca “Il Trionfo di Galatea” su tema suggerito dallo scrittore del Borgo Giovan Giuseppe Cervera. L’artista apprese di aver vinto il primo premio da una barca ancorata sotto al Castello, dove insieme agli amici era intento a gustare la sua parmigiana di melenzane preparata nel pomeriggio da sua sorella Michelina. In quella barca sotto al Castello c’era anche il sottoscritto a gustare un coniglio alla cacciatora cucinato sin dal mattino dall’amico di gruppo e bravo cuoco Gegge Pirozzi. La famiglia Sorrentino che faceva capo a Nerone non era da meno. Fra madre, sorelle, figlie, figli, nipoti e amiche costituivano un gruppo da simpatico “rumore” in mezzo ad una festa che veniva vissuta a pieno dei propri più reconditi sentimenti. L’anno della barca “Vascello Ischia 1600”  dell’edizione 1959, confermò la fama di cui con merito si fregiava. La Festa  a Mare agli Scogli di sant’ Anna, da quando è nata,  corre lungo questi binari. Chi c’è dentro e ne conosce  il significato la vive a tutte le dimensioni. Magari, dice “l’anno prossimo mi tiro fuori”. Poi scopri che non era vero. I protagonisti veri rimangono sempre al loro posto, pensando già alla edizione dell’anno successivo. I nuovi arrivati sono avvisati.

 

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Il Servizio Speciale

è stato realizzato

da ANTONIO LUBRANO

Con la Fotoricerca

 effettuata da

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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Fatti Curiosi
LA VIGILIA DI NATALE E’ UNA GIORNATA PARTICOLARE CHE NON SIGNIFICA SOLO…CAPITONE E CORSA AI REGALI – ISCHIA ORGANIZZA AL MEGLIO IL SUO FESTOSO NATALE 2023 PARTENDO ALLA GRANDE GIA’ DAL GIORNO ATTESO DELLA VIGILIA 24 ,DICEMBRE – OGGI NATALE NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE E DELLE…BELLE SORPRESE———————————————–(clica sulle foto le vedrai in primo piqano e più grandi)

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Servizio speciale di

ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO

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Fotoricerca e Scatti di

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

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UN “DOLCE”  ED ILLUMINATO NATALE PER ISCHITANI  E TURISTI  ARRIVATI  IN ORDINE SPARSO SULL’ISOLA – OGGI DOMENICA  24 DICEMBRE  GIORNO DELLA VIGILIA DI NATALE INIZIEREMO IL CICLO DELLE FESTE  NATALIZIE.  L’ISOLA È TUTTA IN FESTA CON  ADDOBBI STRADALI  ED EVENTI  CHE NE RIMARCANO LA  INTERNAZIONALITÀ SUL PIANO DELL’IMMAGINE  E DELLA PROMOZIONE TURISTICA SPECIE A ISCHIA, FORIO  E CASAMICCIOLA.  MA NATALE È ANCHE  PROFUMO, SOPRATTUTTO DI DOLCI CHE SI FANNO IN FAMIGLIA E NELLE PASTICCERIE DELL’ISOLA. LA GAMMA  È VASTA E SI CARATTERIZZA CON L’IMBARAZZO DELLA SCELTA. SI PARTE DAL ROCCOCÒ E SI PROSEGUE CON I MOSTACCIOLI, LE PASTE REALI, LE CASSATINE. LA CASSATA, GLI STRUFFOLI, IL TRONCHETTO DI  NATALE  I SUSAMIELLI, I TORRONCINI NATALIZI, I RAFFAIUOLI,   IL CASATIELLO AL RUM ED IL FAMOSO PANETTONE. FRA QUESTI IL ROCCOCO CONSERVA IL  RUOLO DI LEADER  FRA I DOLCI DI NATALE  E SI IMPONE SU DI ESSI PER IL SUO GUSTO E LA SPECIALE FORMA. IL ROCCOCÒ È UN DOLCE  NAPOLETANO PRODOTTO CON MANDORLE, FARINA, ZUCCHERO E SPEZIE VARIE. FRUTTA SECCA CON MANDORLE, NOCI E NOCCIOLE. ANCORA POCHE ORE DI ATTESA PER IL PRANZO  SERALE DELLA VIGILIA CHE SARÀ PER LO PIÙ A BASE DI PESCE CON L’IMMANCABILE  TRADIZIONALE E GUSTOSO CAPITONE – QUESTA SERA, PRIMA DELLA RITUALE  MESSA DI MEZZANOTTE, PER SALUTARE LA VENUTA AL MONDO DI GESÙ BAMBINO, AVREMO GIÀ CONSUMATO LA NOSTRA PRIMA CENA SPECIALE DELLA VIGILIA TANTO PREPARATA ED ATTESA  PER LA BONTÀ DEL MENU, CHE PER LO PIÙ SARÀ TUTTO A BASE DI PESCE  COL PIATTO DI APERTURA DEI CLASSICI VERMICELLI CON LE VONGOLE E PER SECONDO IL GUSTOSO TRADIZIONALE CAPITONE FRITTO ACCOMPAGNATO DALLA ALTRETTANTO TRADIZIONALE INSALTA DI RINFORZO.

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di Antonio Lubrano

Natale già dalla Vigilia con i tuoi e…Pasqua con chi vuoi, è il vecchio adagio a cui gli ischitani si attengono alla lettera, almeno per  il Natale. Diversamente invece la pensano i turisti che in questi giorni in ordine sparso,sono arrivati sull’isola col determinato scopo di  trascorrere le feste natalizie  Capodanno compreso, non proprio in famiglia, ma da noi, ossia qui ad Ischia dove hanno trovato  da oggi, Vigilia di Natale. un ambientazione festosa elevata al meglio, con strade illuminate con le artistiche luminarie natalizie, mercatini natalizi in piazzetta San Girolamo ad Ischia, la Casa di Babbo Natale, i concerti di Natale nelle varie chiese dell’isola ed in particolare nella chiesa conventuale di Sant’Antonio alla Mandra, concerti in piazza con cantanti famosi  tipo Arisa e Clementino a Forio,  negozi alla moda aperti, bar e ristoranti con i menu  specifici del Natale, la messa di mezzanotte di questa sera per chi crede di ristorare anche il proprio spirito ed infine il bel tempo forse che ci accompagnerà, secondo le previsioni, per tutto il periodo natalizio.  Poi più avanti si vedrà. Insomma, tanta roba, come dicono al nord,  per una Vigilia ed un  Natale 2023  pieno e da ricordare anche per essere  probabilmente anche il Natale più  costoso della storia  visto che i prezzi non sono da…fame.. Ma vale la pena evidenziare il Natale ischitano con le sue tradizioni e convinzioni. In pratica Natale in Chiesa, in strada e a tavola , per santificare lo spirito e la carne. Il concetto, se vogliamo, vale da sempre, dai tempi di magra a quelli opulenti di oggi, nonostante la crisi apparente di cui ciascuno si lamenta. Questa sera, prima della rituale  messa di mezzanotte, per salutare la venuta al mondo di Gesù Bambino, avremo già consumato la nostra prima cena speciale della Vigilia tanto preparata ed attesa  per la bontà del menu, che per lo più è tutto a base di pesce  col piatto di apertura dei classici vermicelli con le vongole e per secondo il gustoso tradizionale capitone fritto accompagnato dalla altrettanto tradizionale insalta di rinforzo. Cosi oggi 24 dicembre  giorno della Vigilia di Natale inizieremo il ciclo delle feste  natalizie.  L’isola è tutta in festa con  addobbi stradali  ed eventi  che ne rimarcano la internazionalità sul piano dell’immagine  e della promozione turistica.  Ma Natale è anche  profumo, soprattutto di dolci che si fanno in famiglia e nelle pasticcerie dell’isola. La gamma è vasta e si caratterizza con l’imbarazzo della scelta. Si parte dal Roccocò e si prosegue con i mostaccioli, le paste reali, le cassatine. La cassata, gli struffoli, il tronchetto di  Natale  i susamielli, i torroncini natalizi, i raffaiuoli,   il casatiello al rum ed il famoso panettone. Fra questi , il Roccoco conserva il  ruolo di leader  fra i dolci di Natale  e si impone su di essi per il suo gusto e la speciale forma. Il roccocò è un dolce  napoletano prodotto con mandorle, farina, zucchero e spezie varie senza farsi mancare le profumate bucce di mandarino. Il Roccocò è cotto al forno ed ha una forma tondeggiante simile a quella di una ciambella schiacciata della grandezza media di 10 cm. È un biscotto particolarmente duro quindi può essere ammorbidito bagnandolo nel vermouth, nello spumante, nel vino bianco o nel marsala. La sua preparazione più antica risale al 1320 a opera delle monache del Real Convento della Maddalena. Il nome roccocò deriva dal termine francese rocaille per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. Il roccocò è il dolce che accompagna le famiglie ischitane per  tutto il periodo delle feste natalizie, fino all’Epifania. Viene spesso venduto insieme a raffaiuolimustaccioli e susamielli, altri dolce tipici della tradizione gastronomica natalizia ischi tana. Anche se la maggior parte delle persone crede che i roccocò siano solo duri, ci sono anche di morbidi e di varie dimensioni. Gli struffoli sono anch’essi dolci  tipici della tradizione Napoletana importati sull’isola dalle vecchie generazioni, e rappresentano sicuramente una delle ricette più caratteristiche del periodo Natalizio ischitano.  Essi sono piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita. Per quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”. Altre teorie sostengono che la parola struffolo, deriverebbe da “strofinare”, il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in tocchetti. Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce sapore. Le Paste Reali sono altri dolci che trovano la loro origine nei conventi della vicina Napoli, dai delicati colori pastello che vanno dal rosa, al verde al giallino, preparati con mucchietti di paste di mandorle sistemati su di un ostia tagliata che serve da base e dalle forme più svariate, come stelline a più punte, mezze lune,  tondini, tronchetti  e forme di vari tipi di frutta. Diciamo che sono i dolci della Vigilia di Natale per eccellenza, le suore li preparavano rispettando la dieta di magro, perchè erano preparati con farina zucchero, spezie e mandorle finemente tritate e non era utilizzato alcun grasso animale, essendo il loro condimento ottenuto esclusivamente dall’olio premuto dalle stesse mandorle. L’origine del nome pasta reale pare risalga all’epoca di Re Ferdinando IV.. Si racconta che il Re si recò un pomeriggio in visita al convento delle suore di San Gregorio Armeno e, dopo aver visitato la cappella ed il convento, fu accompagnato dalle sorelle nel refettorio, ove su un grande tavolo era preparato un buffet in cui facevano bella mostra di se aragoste, pesci arrostiti, polli e fagiani oltre a della splendida frutta. Il Re era un gran mangiatore ma si scusò dicendo che da poco aveva finito di pranzare e non sarebbe stato il caso riaffrontare un pasto del genere. Ma le suorine con sguardi di complicità pregarono Re Ferdinando di degnarsi di un assaggio, quale fu la sorpresa del sovrano quando si accorse che tutto quel Ben di Dio non erano altro che dolci efficientemente scolpiti con la pasta di mandorle e certosinamente dipinti a mano. Questa tradizione di pasta reale è rimasta oggi soprattutto in Sicilia dove ci sono degli abilissimi artigiani di pasta martorana o reale. I Mustaccioli, molto consumati  sulle tavole ischitane, sono invece dei dolci natalizi  dalla forma romboidale ricoperti di glassa al cioccolato.  Il  loro nome è legato alle antiche preparazioni contadine che utilizzavano il mosto, mustacea era infatti il loro nome latino, col quale venivano preparati per essere resi più dolci. I Sosamielli  a forma di “S” sono un altro dolce di Natale  in uso a Ischia, impastato con del miele liquido ed anticamente veniva distinto in sosamiello nobile, preparato con la farina bianca e v’era l’usanza di offrirlo alle persone di riguardo, il sosamiello per zampognari, impastato con farina ed elementi di scarto, che veniva offerto al personale di servizio ai contadini in visita e a coloro che venivano a suonare in casa, ed in ultimo il sosamiello del buon cammino imbottito con la marmellata di amarene e che veniva offerto ai soli religiosi. Questi in sostanza sono i dolci che tengono banco da oggi fino alla Befana nelle famiglie ischitane. Un certo numero di famiglie se li confeziona in casa con l’aiuto dei propri fornetti. La  maggior parte invece, preferisce comprarli direttamente in pasticceria risparmiando sul tempio e nella tasca.

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di Michele Lubrano

La Vigilia di Natale è un giorno particolare dell’intero periodo festivo. Esso va spiegato con informazioni e considerazioni per meglio intendere l’importanza di questo giorno che oggi   vivremo in tutta la sua pienezza. La vigilia di Natale è il giorno che precede quella che è considerata una delle principali festività del cristianesimo. Cade generalmente il 24 dicembre, ma per le Chiese che continuano ad adottare il calendario giuliano, a causa dello sfasamento dello stesso rispetto al calendario gregoriano, la vigilia di Natale si celebra 13 giorni dopo, il 6 gennaio dell’anno successivo del calendario gregoriano. Nella tradizione del mondo occidentale assume una grande valenza simbolica poiché si celebra, nella notte, la nascita di Gesù, in una grotta di Betlemme, nella Giudea, regione della Palestina. Secondo i vangeli, seguendo la stella di Betlemme, i re magi venuti dall’Oriente trovarono un bambino che giaceva in una mangiatoia: ne riconobbero l’importanza e gli offrirono, incenso e mirra. Per il fedele, la veglia notturna della vigilia serve da transito verso il mistero della nascita del Dio che si fa uomo ed entra nella storia dell’umanità: si danno gli ultimi ritocchi al presepe, ci si prepara per la messa di mezzanotte, in una attesa che ha lo scopo di far presente e reale il miracolo della nascita di Gesù. Per l’anno liturgico e giubilare della Chiesa cattolica, la vigilia di Natale è l’ultimo giorno dell’Avvento ed è anche l’ultimo dei nove giorni feriali della cosiddetta novena di Natale e il primo del tempo di Natale. C’è anche da ricordare la celebrazione della veglia nella quale i fedeli, dalla tarda serata e fino all’alba del giorno di Natale, si riuniscono in preghiera. All’originaria valenza è stata aggiunta quella propria della festa moderna, percepita anche dai non credenti, caratterizzata da una ricca cena (detta appunto “della vigilia”) e dallo scambio di regali, destinati alle persone care, allo scoccare della mezzanotte. Tale usanza non è diffusa in tutto il mondo, dove spesso come nel Regno UnitoNord America e Australia si fa la cena di Natale invece della vigilia.[1] L’Italia però fa da unica eccezione poiché la cosiddetta “cena della Vigilia” è molto variabile da zona a zona: infatti in alcune zone si preferisce festeggiare al pranzo del giorno di Natale, mentre la cena della relativa Vigilia è del tutto ignorata, in contrasto quindi con la tradizione Nord Europea e Scandinava.Inoltre, in alcune zone dell’Italia meridionale, nella mezzanotte tra il 24 e 25 dicembre è usanza svolgere, in casa, una processione aperta da una candela seguita dal più piccolo recante la statuina di Gesù bambino e il resto dei familiari che intonano il Tu scendi dalle stelle, l’Astro del ciel o il Venite fedeli; tale processione termina con l’arrivo presso il presepe, il bacio al “bambinello” e la riposizione dello stesso sulla culla della natività. Quest’usanza era in tempi passati  abbastaza diffusa nelle famiglie dell’isola, nelle quali addirittura il rito sacro lo si anticipava al mattino presto della Vigilia subito dopo la conclusione della Novena del Bambino in chiesa. Ora solo Forio mantiene la tradizione e lo fa in piazza San Gaetano ed in Via Marina alle prime luci dell’alba di questa mattina, dopo la novena del bambino con una processione ed una pubblica faggiolata fumante.

                                                                                                                                        michelelubrano@yahoo.it

Il Servizio Speciale

è stato realizzato da

ANTONIO LUBRANO

 MICHELE LUBRANO

E

GIOVAN GIUSEPPE LUIBRANO

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