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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO
Fotoricerca
di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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IL COMMENTO DEL PATRON E REGISTA
SALVATORE RONGA:
“IL PROGETTO DELL’ARTISTA ITALOARGENTINA LUCIA CALABRINO CHE ABBIAMO PRESENTATO LA SERA DELL’INAUGURAZIONE NELL’AMBITO DELLA MANIFESTAZIONE “PE’ TERRE ASSAJE LUNTANE” È UN VIAGGIO ALLE RICERCA DELLE PROPRIE RADICI, UN VIAGGIO INTRISO DI POESIA IN CUI SI RECUPERANO CON SAPIENZA MANUALE ANTICHE TECNICHE PER INVENTARNE DI NUOVE. ABBIAMO CONTINUATO IL VIAGGIO CON GLI STUDENTI DEL LICEO STATALE GIORGIO BUCHNER. CI SIAMO IMBARCHIATI SU UN PESCHERECCIO, LA PRUA RIVOLTA A OCCIDENTE, ACCOMPAGNATI DALLE PAROLE DI ERRI DE LUCA” – L’EDIZIONE 19ESIMA 2024 PRESENTA UN RICCO PROGRAMMA DI INIZIATIVE TRA ARTE, TEATRO, STORIA E CINEMA. L’ AVVIO SI È CELEBRATO L’ ALTRO IERI MARTEDÌ 10 SETTEMBRE CON L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA MAR DEL PLATA 150 DI LUCIA CALABRINO
DI ANTONIO LUBRANO
La storica,significativa e struggente canzone Santa Lucia Luntana di E.A. Mario incornicia ad arte il senso emozionane e vitale dell’emigrazione delle genti bisognose di cambiare vita e di cercar fortuna in Terre Assaje Luntane. Dal primo novecento lo fecero i napoletani e quindi anche gli ischitani accomunati in buona parte da storia, usanze, lingua e costumi. Nel testo della canzone la “napoletana” Ischia e gli ischitani si riconoscono per l’attaccamento alla propria terra di origine costretti a lasciarla per emigrare anch’essi Pe Terre Assaje Luntane. Riportiamo qui di seguito le parole ricolme di sentimento scritte dall’autore dell’inno patriottico “Il Piave”, quell’ E.A.Mario che ha saputo decantare nostalgia e passione dell’emigrante lontano dal proprio paese natio. Questo il testo: “Partono ‘e bastimente p’ ‘e terre assaje luntane, cantano a buordo e so’ napulitane! Cantano pe’ tramente ‘o golfo già scompare, e ‘a luna, ‘a miez’ ‘o mare, ‘nu poco ‘e Napule lle fa vede’… Santa Lucia, luntana ‘a te quanta malincunia! Se gira ‘o munno sano, se va a cerca’ furtuna, ma quanno sponta ‘a luna luntana a Napule nun se po’ sta!E sonano… Ma ‘e mmane tremmano ‘ncopp’ ‘e corde…quanta ricorde, ahimé, quanta ricorde! E ‘o core nun ‘o sane nemmeno cu ‘e canzone, sentenno voce e suone, se mette a chiagnere ca vo’ turna’! Santa Lucia, luntana ‘a te quanta malincunia! Se gira ‘o munno sano, se va a cerca’ furtuna, ma quanno sponta ‘a luna luntana a Napule nun se po’ sta! Santa Lucia tu tiene solo ‘nu poco ‘e mare, ma cchiù luntana staie, cchiù bella pare! È ‘o canto d’ ‘e Ssirene ca tesse ancora ‘e rezze, core, nun vo’ ricchezze: si è nato a Napule ce vo’ muri’! Santa Lucia, luntana ‘a te quanta malincunia! Se gira ‘o munno sano, se va a cerca’ furtuna, ma quanno sponta ‘a luna luntana a Napule nun se po’ sta! E.A. MARIO”. Ritorna quindi con l’influenza delle note e delle parole di Santa Lucia Luntana, l’appuntamento con la rassegna PE’ TERRE ASSAJE LUNTANE, presso la Torre del Molino di Ischia. L’edizione 19esima 2024 presenta un ricco programma di iniziative tra arte, teatro, storia e cinema. L’ avvio si è celebrato l’ altro ieri martedì 10 settembre con l’inaugurazione della mostra MAR DEL PLATA 150 di Lucia Calabrino. Fotografia sperimentale e intervento tessile – Progetto “Atavico” – Argentina, Italia, Francia. In occasione del 150° anniversario della fondazione di Mar del Plata, l’artista italoargentina Lucia Calabrino ha proposto un atlante emotivo e domestico che abbraccia le due sponde dell’oceano: immagini vecchie e nuove della città natale si accostano e si sovrappongono a quelle dei luoghi da cui provengono i genitori. La sperimentazione fotografica si è tradotta in poesia, la ricerca artistica è diventata viaggio nella memoria, i legami si sono riannodati nel gioco delle suture tessili che rimandano alla sapienza manuale del ricamo femminile e del rammaglio delle reti. La mostra ischitana rientra nel progetto “ATAVICO” che, tra Argentina, Italia e Francia, presenta in sette tappe questo intenso e complesso lavoro sulla forza delle radici. Con la Mostra ” Mar del Plata 150″,un ” viaggio nella memoria” dell’Artista italo argentina Lucia Calabrino ( con papà ischitano e mamma siciliana di Lentini) si è in pratica ufficialmente inaugurata- alla presenza del Sindaco d’ Ischia dott Enzo Ferrandino– la XIX Edizione di PE’ TERRE ASSAJE LUNTANE- l’ emigrazione ischitana verso le Americhe,promossa dall’ Associazione Ischitani nel Mondo. Eventi significativi da non perdere che si terranno nell Antica Torre del Molino fono a sabto 14 settembre. Successivamente la mostra della Calabruno si spostgerà a Sorrento, Parigi ed Acireale ( ed altre località della Sicilia) nell’ambito del progetto ATAVICO che si richiama alla forza delle radici. Domani venerdi 13 dettembre avrà loigo sempre alla Torre del Molino l’incontro con Maddalena Tirabassi che relazionerà sul tema “L’ Argentina italiana,Mar del Plata” e presetazone del libro “Turisti per Caso” migrazioni e viaggi delle radici. Si chiude sabato 14 settembre con Giuliana Muscio dell’Università di Padova e presentazione del film “Parlami d’Amore Mariù” del 1934 di mario Badolati nell’ambitp del progetto Napoli/New York, andata e ritorno la Comunità Italiana dello Spettacolo ed la nascita del cinema italoamericano. Presiederà gli incontri Arturo Martorelli dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Emozioni a ritroso nel tempo e ondate di ricordi impressi nella memoria collettiva. «La tavola imbandita, una tovaglia ricamata, sorrisi e brindisi di un’occasione speciale, l’interno di una casa argentina degli anni Cinquanta, dove sulla parete di fondo campeggia un dipinto che raffigura il Castello Aragonese di Ischia. Una foto in bianco e nero che ritrae la famiglia Lauro della mandra di Ischia, emigrata a Mar del Plata. La quale racchiude, forse più di tante parole, il senso del legame profondo che gli ischitani partiti in cerca di fortuna hanno conservato con la propria terra di origine». Di qui e da altro gli l’impegno e la ricerca degli organizzatori della diciannovesima edizione di un’iniziativa ormai diventata un riferimento culturale di notevole rilievo, ovvero «Pe’ terre assaje luntane, l’emigrazione ischitana verso le Americhe».
info@ischiamondoblog.com
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Il Servizio Speciale
è stato realizzato
da ANTONIO LUBRANO
Con la Fotoricerca
effettuata da
GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
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Servizio speciale di
ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
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Fotoricerca e Scatti di
GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
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UN “DOLCE” ED ILLUMINATO NATALE PER ISCHITANI E TURISTI ARRIVATI IN ORDINE SPARSO SULL’ISOLA – OGGI DOMENICA 24 DICEMBRE GIORNO DELLA VIGILIA DI NATALE INIZIEREMO IL CICLO DELLE FESTE NATALIZIE. L’ISOLA È TUTTA IN FESTA CON ADDOBBI STRADALI ED EVENTI CHE NE RIMARCANO LA INTERNAZIONALITÀ SUL PIANO DELL’IMMAGINE E DELLA PROMOZIONE TURISTICA SPECIE A ISCHIA, FORIO E CASAMICCIOLA. MA NATALE È ANCHE PROFUMO, SOPRATTUTTO DI DOLCI CHE SI FANNO IN FAMIGLIA E NELLE PASTICCERIE DELL’ISOLA. LA GAMMA È VASTA E SI CARATTERIZZA CON L’IMBARAZZO DELLA SCELTA. SI PARTE DAL ROCCOCÒ E SI PROSEGUE CON I MOSTACCIOLI, LE PASTE REALI, LE CASSATINE. LA CASSATA, GLI STRUFFOLI, IL TRONCHETTO DI NATALE I SUSAMIELLI, I TORRONCINI NATALIZI, I RAFFAIUOLI, IL CASATIELLO AL RUM ED IL FAMOSO PANETTONE. FRA QUESTI IL ROCCOCO CONSERVA IL RUOLO DI LEADER FRA I DOLCI DI NATALE E SI IMPONE SU DI ESSI PER IL SUO GUSTO E LA SPECIALE FORMA. IL ROCCOCÒ È UN DOLCE NAPOLETANO PRODOTTO CON MANDORLE, FARINA, ZUCCHERO E SPEZIE VARIE. FRUTTA SECCA CON MANDORLE, NOCI E NOCCIOLE. ANCORA POCHE ORE DI ATTESA PER IL PRANZO SERALE DELLA VIGILIA CHE SARÀ PER LO PIÙ A BASE DI PESCE CON L’IMMANCABILE TRADIZIONALE E GUSTOSO CAPITONE – QUESTA SERA, PRIMA DELLA RITUALE MESSA DI MEZZANOTTE, PER SALUTARE LA VENUTA AL MONDO DI GESÙ BAMBINO, AVREMO GIÀ CONSUMATO LA NOSTRA PRIMA CENA SPECIALE DELLA VIGILIA TANTO PREPARATA ED ATTESA PER LA BONTÀ DEL MENU, CHE PER LO PIÙ SARÀ TUTTO A BASE DI PESCE COL PIATTO DI APERTURA DEI CLASSICI VERMICELLI CON LE VONGOLE E PER SECONDO IL GUSTOSO TRADIZIONALE CAPITONE FRITTO ACCOMPAGNATO DALLA ALTRETTANTO TRADIZIONALE INSALTA DI RINFORZO.
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di Antonio Lubrano
Natale già dalla Vigilia con i tuoi e…Pasqua con chi vuoi, è il vecchio adagio a cui gli ischitani si attengono alla lettera, almeno per il Natale. Diversamente invece la pensano i turisti che in questi giorni in ordine sparso,sono arrivati sull’isola col determinato scopo di trascorrere le feste natalizie Capodanno compreso, non proprio in famiglia, ma da noi, ossia qui ad Ischia dove hanno trovato da oggi, Vigilia di Natale. un ambientazione festosa elevata al meglio, con strade illuminate con le artistiche luminarie natalizie, mercatini natalizi in piazzetta San Girolamo ad Ischia, la Casa di Babbo Natale, i concerti di Natale nelle varie chiese dell’isola ed in particolare nella chiesa conventuale di Sant’Antonio alla Mandra, concerti in piazza con cantanti famosi tipo Arisa e Clementino a Forio, negozi alla moda aperti, bar e ristoranti con i menu specifici del Natale, la messa di mezzanotte di questa sera per chi crede di ristorare anche il proprio spirito ed infine il bel tempo forse che ci accompagnerà, secondo le previsioni, per tutto il periodo natalizio. Poi più avanti si vedrà. Insomma, tanta roba, come dicono al nord, per una Vigilia ed un Natale 2023 pieno e da ricordare anche per essere probabilmente anche il Natale più costoso della storia visto che i prezzi non sono da…fame.. Ma vale la pena evidenziare il Natale ischitano con le sue tradizioni e convinzioni. In pratica Natale in Chiesa, in strada e a tavola , per santificare lo spirito e la carne. Il concetto, se vogliamo, vale da sempre, dai tempi di magra a quelli opulenti di oggi, nonostante la crisi apparente di cui ciascuno si lamenta. Questa sera, prima della rituale messa di mezzanotte, per salutare la venuta al mondo di Gesù Bambino, avremo già consumato la nostra prima cena speciale della Vigilia tanto preparata ed attesa per la bontà del menu, che per lo più è tutto a base di pesce col piatto di apertura dei classici vermicelli con le vongole e per secondo il gustoso tradizionale capitone fritto accompagnato dalla altrettanto tradizionale insalta di rinforzo. Cosi oggi 24 dicembre giorno della Vigilia di Natale inizieremo il ciclo delle feste natalizie. L’isola è tutta in festa con addobbi stradali ed eventi che ne rimarcano la internazionalità sul piano dell’immagine e della promozione turistica. Ma Natale è anche profumo, soprattutto di dolci che si fanno in famiglia e nelle pasticcerie dell’isola. La gamma è vasta e si caratterizza con l’imbarazzo della scelta. Si parte dal Roccocò e si prosegue con i mostaccioli, le paste reali, le cassatine. La cassata, gli struffoli, il tronchetto di Natale i susamielli, i torroncini natalizi, i raffaiuoli, il casatiello al rum ed il famoso panettone. Fra questi , il Roccoco conserva il ruolo di leader fra i dolci di Natale e si impone su di essi per il suo gusto e la speciale forma. Il roccocò è un dolce napoletano prodotto con mandorle, farina, zucchero e spezie varie senza farsi mancare le profumate bucce di mandarino. Il Roccocò è cotto al forno ed ha una forma tondeggiante simile a quella di una ciambella schiacciata della grandezza media di 10 cm. È un biscotto particolarmente duro quindi può essere ammorbidito bagnandolo nel vermouth, nello spumante, nel vino bianco o nel marsala. La sua preparazione più antica risale al 1320 a opera delle monache del Real Convento della Maddalena. Il nome roccocò deriva dal termine francese rocaille per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. Il roccocò è il dolce che accompagna le famiglie ischitane per tutto il periodo delle feste natalizie, fino all’Epifania. Viene spesso venduto insieme a raffaiuoli, mustaccioli e susamielli, altri dolce tipici della tradizione gastronomica natalizia ischi tana. Anche se la maggior parte delle persone crede che i roccocò siano solo duri, ci sono anche di morbidi e di varie dimensioni. Gli struffoli sono anch’essi dolci tipici della tradizione Napoletana importati sull’isola dalle vecchie generazioni, e rappresentano sicuramente una delle ricette più caratteristiche del periodo Natalizio ischitano. Essi sono piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita. Per quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”. Altre teorie sostengono che la parola struffolo, deriverebbe da “strofinare”, il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in tocchetti. Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce sapore. Le Paste Reali sono altri dolci che trovano la loro origine nei conventi della vicina Napoli, dai delicati colori pastello che vanno dal rosa, al verde al giallino, preparati con mucchietti di paste di mandorle sistemati su di un ostia tagliata che serve da base e dalle forme più svariate, come stelline a più punte, mezze lune, tondini, tronchetti e forme di vari tipi di frutta. Diciamo che sono i dolci della Vigilia di Natale per eccellenza, le suore li preparavano rispettando la dieta di magro, perchè erano preparati con farina zucchero, spezie e mandorle finemente tritate e non era utilizzato alcun grasso animale, essendo il loro condimento ottenuto esclusivamente dall’olio premuto dalle stesse mandorle. L’origine del nome pasta reale pare risalga all’epoca di Re Ferdinando IV.. Si racconta che il Re si recò un pomeriggio in visita al convento delle suore di San Gregorio Armeno e, dopo aver visitato la cappella ed il convento, fu accompagnato dalle sorelle nel refettorio, ove su un grande tavolo era preparato un buffet in cui facevano bella mostra di se aragoste, pesci arrostiti, polli e fagiani oltre a della splendida frutta. Il Re era un gran mangiatore ma si scusò dicendo che da poco aveva finito di pranzare e non sarebbe stato il caso riaffrontare un pasto del genere. Ma le suorine con sguardi di complicità pregarono Re Ferdinando di degnarsi di un assaggio, quale fu la sorpresa del sovrano quando si accorse che tutto quel Ben di Dio non erano altro che dolci efficientemente scolpiti con la pasta di mandorle e certosinamente dipinti a mano. Questa tradizione di pasta reale è rimasta oggi soprattutto in Sicilia dove ci sono degli abilissimi artigiani di pasta martorana o reale. I Mustaccioli, molto consumati sulle tavole ischitane, sono invece dei dolci natalizi dalla forma romboidale ricoperti di glassa al cioccolato. Il loro nome è legato alle antiche preparazioni contadine che utilizzavano il mosto, mustacea era infatti il loro nome latino, col quale venivano preparati per essere resi più dolci. I Sosamielli a forma di “S” sono un altro dolce di Natale in uso a Ischia, impastato con del miele liquido ed anticamente veniva distinto in sosamiello nobile, preparato con la farina bianca e v’era l’usanza di offrirlo alle persone di riguardo, il sosamiello per zampognari, impastato con farina ed elementi di scarto, che veniva offerto al personale di servizio ai contadini in visita e a coloro che venivano a suonare in casa, ed in ultimo il sosamiello del buon cammino imbottito con la marmellata di amarene e che veniva offerto ai soli religiosi. Questi in sostanza sono i dolci che tengono banco da oggi fino alla Befana nelle famiglie ischitane. Un certo numero di famiglie se li confeziona in casa con l’aiuto dei propri fornetti. La maggior parte invece, preferisce comprarli direttamente in pasticceria risparmiando sul tempio e nella tasca.
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di Michele Lubrano
La Vigilia di Natale è un giorno particolare dell’intero periodo festivo. Esso va spiegato con informazioni e considerazioni per meglio intendere l’importanza di questo giorno che oggi vivremo in tutta la sua pienezza. La vigilia di Natale è il giorno che precede quella che è considerata una delle principali festività del cristianesimo. Cade generalmente il 24 dicembre, ma per le Chiese che continuano ad adottare il calendario giuliano, a causa dello sfasamento dello stesso rispetto al calendario gregoriano, la vigilia di Natale si celebra 13 giorni dopo, il 6 gennaio dell’anno successivo del calendario gregoriano. Nella tradizione del mondo occidentale assume una grande valenza simbolica poiché si celebra, nella notte, la nascita di Gesù, in una grotta di Betlemme, nella Giudea, regione della Palestina. Secondo i vangeli, seguendo la stella di Betlemme, i re magi venuti dall’Oriente trovarono un bambino che giaceva in una mangiatoia: ne riconobbero l’importanza e gli offrirono, incenso e mirra. Per il fedele, la veglia notturna della vigilia serve da transito verso il mistero della nascita del Dio che si fa uomo ed entra nella storia dell’umanità: si danno gli ultimi ritocchi al presepe, ci si prepara per la messa di mezzanotte, in una attesa che ha lo scopo di far presente e reale il miracolo della nascita di Gesù. Per l’anno liturgico e giubilare della Chiesa cattolica, la vigilia di Natale è l’ultimo giorno dell’Avvento ed è anche l’ultimo dei nove giorni feriali della cosiddetta novena di Natale e il primo del tempo di Natale. C’è anche da ricordare la celebrazione della veglia nella quale i fedeli, dalla tarda serata e fino all’alba del giorno di Natale, si riuniscono in preghiera. All’originaria valenza è stata aggiunta quella propria della festa moderna, percepita anche dai non credenti, caratterizzata da una ricca cena (detta appunto “della vigilia”) e dallo scambio di regali, destinati alle persone care, allo scoccare della mezzanotte. Tale usanza non è diffusa in tutto il mondo, dove spesso come nel Regno Unito, Nord America e Australia si fa la cena di Natale invece della vigilia.[1] L’Italia però fa da unica eccezione poiché la cosiddetta “cena della Vigilia” è molto variabile da zona a zona: infatti in alcune zone si preferisce festeggiare al pranzo del giorno di Natale, mentre la cena della relativa Vigilia è del tutto ignorata, in contrasto quindi con la tradizione Nord Europea e Scandinava.Inoltre, in alcune zone dell’Italia meridionale, nella mezzanotte tra il 24 e 25 dicembre è usanza svolgere, in casa, una processione aperta da una candela seguita dal più piccolo recante la statuina di Gesù bambino e il resto dei familiari che intonano il Tu scendi dalle stelle, l’Astro del ciel o il Venite fedeli; tale processione termina con l’arrivo presso il presepe, il bacio al “bambinello” e la riposizione dello stesso sulla culla della natività. Quest’usanza era in tempi passati abbastaza diffusa nelle famiglie dell’isola, nelle quali addirittura il rito sacro lo si anticipava al mattino presto della Vigilia subito dopo la conclusione della Novena del Bambino in chiesa. Ora solo Forio mantiene la tradizione e lo fa in piazza San Gaetano ed in Via Marina alle prime luci dell’alba di questa mattina, dopo la novena del bambino con una processione ed una pubblica faggiolata fumante.
michelelubrano@yahoo.it
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MICHELE LUBRANO
E
GIOVAN GIUSEPPE LUIBRANO
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