STORIA E DEVOZIONE NELL’ANTICA CONGREGA DI ISCHIA PONTE

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DI MICHELE LUBRANO

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L'ANTICA CONGREGA DELL'IMMACOLATA A ISCHIA PONTE

LA CONGFREGA DELL'ARCICONFRATERNITA DI ISCSHIA PONTE CON L'ORGANO RESTAURATI E LA SOFFETTA RESTAURASTI

La Congrega  più rappresentativa  per attività  e spirito innovativo è L’Arciconfraternita  di Santa Maria di Costantinopoli ad Ischia Ponte  che venne fondata nel 1613 da alcuni artigiani del luogo, i quali si erano separati dalla confraternita dei marinai e dei pescatori che aveva sede nella vicina cappella di Santa Sofia, divenuta poi chiesa dello Spirito Santo: fu proprio addossata a questa chiesa, di fronte alla cattedrale di Santa Maria Assunta, che nel 1626 venne costruito l’oratorio, poi completamente ristrutturato nel 1693: al suo interno si svolgevano dibattiti consiliari. Nel corso degli anni sono stati effettuati solo restauri conservativi,come quello ultimo del 2003 che non hanno alterato la struttura dell’edificio. L’Arciconfraternita di Ischia Ponte, ispirata al culto della Madonna di Costantinopoli, affonda le sue radici in tempi lontanissimi, quando cioè cresceva e si popolava l’antico Borgo di Celsa, sede della nuova storia del vecchio centro storico all’ombra del Castello degli aragonesi, che vide nascere  e passare personaggi di spessore della vita sociale, culturale e religiosa della parte più nota dell’isola d’Ischia. La Congrega di Ischia Ponte, conosciuta più facilmente con questa naturale denominazione, fa registrare subito il suo ruolo determinante nel tessuto sociale del paese agli albori del suo sviluppo. Si iscrivano alla confraternita le prime 250 persone di fede  e “timorate di Diuo”. La lista col passare degli anni si allunga vistosamente fino a raggiungere i duemila iscritti di oggi. Un arco di tempo lungo il quale, la Congrega scrive la sua lunga storia fatta di opere e di personaggi eccellenti che hanno lasciato segni indelebili. Il suo primo Priore fu Giovanni Onorato padrone di barche e benefattore fra gli abitanti del Borgo di Celsa, mentre il primo cappellano, la storia indica il sacerdote Don Giovanni Mirabella di famiglia nota del luogo, fino agli ultimi tre che sono stati Mons- Onofrio Buonocore, Don Liberato Morelli e Don Camillo D’Ambra. Attualmente ricopre degnamente il ruolo di cappellano-rettore  Don Carlo Candido. Nei primi venti anni della sua esistenza la Confraternita di Ischia Ponte si dette un regolamento che era ben osservato dai suoi confratelli, assicurati per altro, dall’autorevole approvazione del Vescovo di Ischia del tempo, Mons. Innigo D’Avalos che dalla Torre chiamata poi di Michelangelo, dove risiedeva per vari periodi dell’anno, li gratificò con il conferimento del diritto di patronato che i confratelli seppero farne buon uso. La Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli fu elevata al grado di Arciconfraternita  il 5 maggio del 1855 per esplicita ed accorata richiesta del Vescovo isolano Mons. Felice Romano a Sua Maestà il Re Ferdinando II di Borbone. Da allora, per diverso tempo, fioccarono in favore dell’Arciconfraternita lasciti e donazioni in titoli di Stato, immobili, rendite e contributi vari. I primi donatori furono il primicerio don Giovanni Califano , Francesco Balestrieri di Michele, Michele Balestrieri fu Francesco, Francesco De Luca fu Camillo e tanti altri ancora che non elenchiamo per mancanza di spazio, ma che si possono verificare negli archividell’Arciconfraternita. La nota storica ci indica che fra gli iscritti alla Confraternita di Santa Maria di  Costantinopoli ci fosse anche il padre di San Giovan Giuseppe della Croce Giuseppe Calosirto, il fratello Pancrazio e lo stesso San Giova Giuseppe col nome da giovanetto, prima di partire novizio alcantarino, Carlo Gaetano Calosirto.

                                                                                                       michelelubrano@yahoo.it

LA SECOLARE STATUA DI MARIA DI COSTANTINOPILI NELLA CONGREGA DI ISCHIA PONTE I DEVOTI NELLA CONGREGA DELLA MADONNA IMMACOLATA DI ISCHIA PONTE

FEDELI AL NOVENARIO DELL'IMMACOLATADON CARLO L'ATTUALE RETTORE DELLA CONGREGA DI ISCHIA PONTE

il servizio Speciale

è stato pubblicato ul IL GOLFO

di oggi 8 dicembre 2019

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08/12/2019 · Ischia e la storia

IL PUNTO DI MICHELE LUBRANO

I pomodori sono semplici da coltivare ma il mancato rispetto di alcune esigenze della pianta può facilmente comprometterne la crescita, lo sviluppo e la produzione dei frutti.

POMODORI DI PIANO LIGUORI

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DI MICHELE LUBRANO

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2 MICHELE LUBRANO
Parlare dei pomodori, specie quelli da piennolo, l’”Oro Rosso” delle nostre terre, ed in particolare dei pomodori che si producono nella nostra isola, di come e quando si piantano e si curano, bisogna essere degli esperti. Per la verità tanto esperti non lo siamo mai stati. Per diventarlo, e buttar giù queste poche noti, ci siamo informati, abbiamo consultato manuali e chiesto notizie alla buona ad amici contadini. Tutto quello che abbiamo appreso lo abbiamo qui sintetizzato sperando di non deludere nessuno. Prima e fondamentale ammissione: I pomodori sono semplici da coltivare ma il mancato rispetto di alcune esigenze della pianta può facilmente comprometterne la crescita, lo sviluppo e la produzione dei frutti. Ecco come fare crescere pomodori perfetti e rimediare alle malattie più comuni. Il pomodoro è pianta piuttosto esigente che vuole terreno di medio impasto, sciolto, fertile, ricco di sostanza organica, situato in zone calde e soleggiate, al riparo dai venti. Non sono adatti i suoli pesanti, molto argillosi, nei quali l’acqua ristagna a lungo e, all’opposto, quelli troppo sciolti e sabbiosi o pietrosi, che comportano scarse produzioni. Originario delle regioni centro e sud-americane, il pomodoro necessita di temperature costantemente medio-elevate e di buona illuminazione. Le temperature ottimali di crescita sono comprese tra 22 e 24°C, quelle minime tra 13 e 15°C; inizia a produrre frutti attorno ai 23-25 °C e deperisce con temperature al di sotto dei 7-10 °C . Somministrare al terreno prodotti organici circa dieci giorni prima della messa a dimora delle piantine. A partire dalla fase di formazione dei primi frutti è opportuno, soprattutto se il terreno è poco fertile, somministrare ogni circa 2-3 settimane, concimi chimici in granuli, specifici per orto, ricchi in fosforo e potassio. Deve essere regolare durante tutto il ciclo di crescita, in particolare durante la fioritura e la fase iniziale della formazione dei frutti. L’acqua va distribuita solo al terreno, per scorrimento o tramite il sistema goccia a goccia, e non sulle foglie e sui frutti, onde evitare la comparsa di gravi malattie fungine. Altre operazioni necessarie sono: eliminare regolarmente le erbacce dal terreno coltivato; legare le piante a tutori verticali o inclinati, quando la pianta è alta circa 30-40 centimetri; eliminare i getti ascellari per avere frutti di migliore pezzatura e qualità; rincalzare moderatamente le piante.Un eccesso di acqua (per piogge o irrigazione) successivo ad un periodo piuttosto prolungato di siccità fa sì che la polpa, prima contratta perché disidratata, si gonfi per accumulo di acqua sino a far scoppiare la buccia: si tratta della spaccatura dei frutti. È il danno più frequente che si manifesta in periodo estivo e che colpisce soprattutto le varietà a bacca grossa (tondo, costoluto, cuore di bue) e si manifesta sotto forma di fessurazione della buccia in frutti ormai prossimi alla maturazione. Si previene garantendo regolari irrigazioni durante i periodi di siccità. I frutti rovinati vanno raccolti ed eventualmente consumati, onde evitare che attraverso le fessurazioni possano entrare spore di funghi dannosi. La peronospora è la più grave avversità fungina che colpisce il pomodoro, soprattutto le varietà a bacca grossa (tondo, costoluto, canestrino,cuore di bue). Le temperature ottimali per il suo sviluppo sono comprese tra i 20 ed i 25 °C , con prolungata bagnatura della vegetazione.

michelelubrano@yahoo.it

L’ARTICLO DI MICHELELUBRANO E’ STATO PUBBLICATO U ILO GOLFO DI LUNEDI’ 28 OTTOBRE 2019

POMODORI DI MONTE VICO CON I OLORO RAMETTI ATTORCIGLIATI DA PIENNOLO

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POMODORI PRONTI PER IL PIENNOLO

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29/10/2019 · Ischia e la storia

IL PUNTO DI MICHELE LUBRANO

La memorabile rovinosa e comica caduta in mare di Re Ferdinando II DI Borbone commentata in un articolo apparso su La Stampa di Torino. “…Fatto fu che il Re poggiò il piede in fallo e che l’aria a mezzo tra il vascello e la barca non lo resse, come avrebbe dovuto con un re. E Ferdinando II rovinò in acqua, con la divisa, le decorazioni, la pancia settimina…”

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DI MICHELE LUBRANO

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Quella Rotonda nel mezzo del Porto d’Ischia, dagli storici è chiamata Tondo di Marco Aurelio. Duemila anni fa circa (altri dicono 1900), su di esso c’era una casa, di quelle rurali come altre, costruite qua e là intorno all’antico lago che Re Ferdinando II di Borbone nel 1864 trasformo in Porto, per le fortune turistiche dell’Isola. La presenza di case rurali in zona è documentata da vecchi ritrovamenti di cocci di quell’epoca. Perché poi il tondo di Marco Aurelio? Ce lo svela l’archeologo Buchner che scrive: “ …Grazie a un fatto curioso sappiamo anche che verso il 140 d. C. sul piccolo isolotto di lava, oggi un tondo circondato di muratura, c’era una casa! Esiste una lettera del principe Marco Aurelio che scrisse al suo maestro Fronto per chiedere un consiglio. Era occupato in esercitazioni retoriche, e poiché aveva sentito che nell’isola Aenaria esisteva un lago ed in questo lago un isolotto anche abitato, voleva sapere come si sarebbe potuto utilizzare questo curioso fenomeno, e Fronto rispose che si potrebbe dire che l’isola grande ripara l’isolotto dalle tempeste del mare così come il padre tiene lontano dal figlio le preoccupazioni del governo”. Ai motivi che indussero Re Ferdinando II di Borbone a trasformare l’antico lago col tondo in Porto, se ne aggiunge un altro mai raccontato. Lo pubblica La Stampa di Torino, svelando in pratica, che se L’isola d’ Ischia ha oggi il suo porto conosciuto in tutto il mondo, lo deve ad una stizzosa reazione che ebbe per una sua “rovinosa caduta” in mare ad Ischia Ponte davanti al Castello. A scrivere è Mimmo Cangemi che tra l’atro dice: “…Fatto fu che il Re poggiò il piede in fallo e che l’aria a mezzo tra il vascello e la barca non lo resse, come avrebbe dovuto con un re. E Ferdinando II rovinò in acqua, con la divisa, le decorazioni, la pancia settimina. Porse occhi spaventati, affondati nelle guance grasse e molli da putto, l’attimo prima di scomparire sotto. La stazza poderosa sollevò un ribollio di schiuma e spruzzi che s’inerpicarono fino al ponte della nave. E allargò cerchi concentrici che si placarono a ridosso del camminamento tra il borgo e il castello. Al posto dell’augusta figura, venne su un turbinio di bollicine. Si tuffarono per ripescarlo. Il re riapparve all’aria fiammeggiante di quegli sguardi sanguigni già visti al tempo in cui divenne ”re bomba”, dopo aver fatto bombardare la rivoltosa Messina fin quasi alla distruzione, in un’ingiuria che s’addiceva pure alla stazza. Lo trassero su. Boccheggiava in cerca di fiati. Il seguito non fu mai dimenticato da quanti lo subirono. Se ne parla tuttora sull’isola. E c’è chi giura che, in certe notti senza luna e stelle, e con il vento, dentro le folate si avverte il sibilo delle scudisciate. Il porto d’Ischia nacque per quella rovinosa caduta. Sbollita la rabbia, re Ferdinando decise infatti di realizzare un approdo sicuro”.

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                                  L’ARTICOLO DI MICHELE LUBRANO E’ STATO PUBBLICATO SU IL GOLFO GIOVEDI’ 24 OTTOBRE 2019

 

24/10/2019 · Ischia e la storia

Locandina Pe' terre assaje luntane 2019

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LA CLASSICA VALIGIA CON LO SPAGO DEI NOSRI EMIGRANTI

DALL’ ISOLA  PARTIRONO “PE’  TERRE ASSAIE LUNTANE” , MOLTI NON FECERO PIU’ RITORNO

NEI VICOLI DELL’ ARSO E NELLA TORRE DEL MULINO I CIMELI DELLA SOFFERTA  EMIGRAZIONE

Per tanti isolani del primo ‘900, fu un partire dall’isola  sofferto, fra lacrime e promesse di ritorno. L’obiettivo principale erano le Americhe. Si accodarono ai trentini, napoletani, salernitani, toscani, siciliani, pugliesi e calabresi,  facendo registrare la più grande emigrazione (14 milioni) di italiani del secolo appena iniziato). Si emigrò principalmente in Nord America per stabilirsi in Canada a New York, nel New Jersey, A Philadelfia, Boston, Baltimora, nel Connecticut, in California a San Pedro  a Cicago, Ditroit. Altri preferirono l’Argentina, sistemandosi in gran parte a Buenos Aires e Mar Del Plata. Altri ancora in Uruguay a Montevideo. Infine il resto raggiunse il Brasile, Venezuela e l’Australia. L’emigrazione degli ischitani verso le Americhe ha avuto varie fasi a partire dai primi anni del 1900 toccando punte massime negli anni ’20 e ’30  per concludersi sul finir degli annI ’50. Il secolo precedente, ossia l’800, vede l’isola registrare forme di emigrazione verso paesi del Nord Africa come l’Algeria e la Tunisia fra il 1860 ed il 1897 fino agli an ni ’40 del ‘900.

1 ANTONIO LUBRANO

Articolo di ANTONIO LUBRANO

4 GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Foto di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Dopo la forzata pausa dello scorso anno allorquando per l’unica volta nella sua storia saltò l’ attesa edizione della interessante rassegna “Pe Terre Assaie Luntane” mantenuta in vita dallo slancio organizzativo della Prof.ssa Maria Lauro (la Rossa) e dalle ispirazioni storiche e culturali di Salvatore Ronga, oggi 12 settembre la rievocazione dell’emigrazione ischitana verso le Americhe con vasta e storica docunemtazione, riprende alla  grande nella stessa tradizionale e caratteristica location antica dell’Addolorata, nelle stradine che danno alla Torre del Mulino, tra Via Champault, il vicolo parallelo, cuore della rassegna, e piazzetta Rittman. Si rinnova così il tradizionale appuntamento con “ Pe’ terre assaje luntane ”, la manifestazione a cura dell’Associazione Ischitani nel Mondo , giunta quest’anno alla XV edizione e dedicata all’emigrazione ischitana verso le Americhe. Quindi da oggi a domenica prossima  15 settembre, stesso giorno in cui hanno luogo i festeggiamenti solenni dell’ amata madonnina dell’Addolorata, mostre, installazioni artistiche, proiezioni e incontri animeranno gli spazi della Torre del Mulino di Ischia, presso la Spiaggia dei Pescatori, proprio nei luoghi da cui partirono in cerca di fortuna molti Ischitani nel secolo scorso. La mostra documentaria è suddivisa in tre sezioni – l’esodo, il viaggio e gli approdi –  propone un percorso illustrativo che racconta l’emigrazione ischitana, mettendo in evidenza gli aspetti peculiari che contraddistinguono il fenomeno isolano rispetto a quello nazionale. Il villaggio algerino di Stora, il porto di San Pedro in California e la cittadina argentina di Mar del Plata sono i principali approdi di un’epopea che vede i pescherecci ischitani conquistare, nel tempo, sempre nuovi mari, dal Mediterraneo al Pacifico, in un lento e faticoso passaggio dall’esperienza stagionale alla definitiva stanzialità. A integrare l’allestimento, l’esposizione di materiale originale: gli album dei passeggeri in viaggio sui transatlantici, con immagini inedite dell’isola d’Ischia e degli emigranti a bordo; brochure di I Classe e réclame che celebrano i fasti della traversata transoceanica; opuscoli e biglietti di III Classe che testimoniano il progressivo miglioramento delle condizioni di viaggio dei nostri emigranti, sullo slancio di radicali trasformazioni sociali e politiche. A corredo della mostra, “ Make a wish ” è un racconto per immagini, nel quale l’illustratrice Monica Hernandez ripercorre la sua infanzia a Cuba: un viaggio di ritorno che è riscoperta di un desiderio e conferma di una vocazione irrinunciabile. Il programma di incontri si articola in due serate, il 12 e il 13 settembre, con inizio alle ore 21:00. Giovedì 12 settembre, ha luogo l’incontro dal titolo “ I ritorni ”, organizzato in collaborazione con l’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e il Circolo Georges Sadoul. Maddalena Tirabassi del Centro Altreitalie interviene sul tema delle migrazioni di ritorno, materia ancora oggi marginale negli studi sull’emigrazione. La circolarità e la mobilità del fenomeno sono elementi che offrono l’occasione di aprire una finestra sull’attualità con una particolare attenzione alle migrazioni giovanili, argomento a cui è dedicato il libro “Famiglie transnazionali dell’Italia che emigra”, a cura di Maddalena Tirabassi, con Valeria Bonatti, Alvise Del Pra’ e Brunella Rallo. Giuliana Muscio , storica del cinema, declina il tema dei “ritorni” partendo dall’analisi di “Santa Lucia luntana”, un film italoamericano del 1931, in cui emerge il conflitto tra necessità d’integrazione e nostalgia di casa. Il lavoro si inserisce tra i contributi che la tradizione italiana, grazie ai tanti artisti emigrati, ha apportato alla storia del cinema americano. Un ambito di ricerca, questo, di cui Giuliana Muscio si è occupata con numerosi studi, tra i quali si segnala il volume “Napoli/New York, Hollywood”, pubblicato dalla Fordham University Press. Venerdì 13 settembre, il Direttore del MANN, Paolo Giulierini è protagonista dell’incontro sul tema “ Thalassa ovvero il Mediterraneo crocevia di popoli in movimento ”. Le migrazioni nel mondo  antico e il mare come luogo di scambio interculturale, con l’Isola d’Ischia tra i suoi fulcri nevralgici, sono anche al centro di “ Thalassa ”, la mostra-evento in programma al Museo Archeologico di Napoli nel prossimo dicembre, che, generosamente, il Direttore presenta al pubblico in occasione della manifestazione. A introdurre gli incontri, Arturo Martorelli dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. La mostra è visitabile dal 12 al 15 settembre, dalle ore 21:00 alle ore 23:00. La manifestazione è patrocinata dalla Regione Campania , dalla Scabec Società Campana per i Beni Culturali e dal Comune di Ischia.

                                                                                                            antoniolubrano1941@gmail.com

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Gli approdi - Anni '50, il molo ischitano di San Pedro, California

Il viaggio - Anni '20, Emigranti a bordo del Piroscafo Irene nel porto di Napoli

Il viaggio - Menù di Gala a bordo del transatlantico Saturnia

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ISCHITANI SBARCATI A SAN PEDRO ANNI'20

NAVE PRINCIPE DI PIEMOTE - PRIMO '900 - EMIGRATI ISCHITANI VERSO LE AMERICHE

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L’ AMERICA CHE LI HA ACCOLTI:  FIGLI DALLE PROFESSIONI ECCELLENTI ORGOGLIOSI  DEI PROPRI PADRI COSTRETTI AD EMIGRARE DA “POVERACCI” SENZA “ARTE E NE’ PARTE”

 DI MICHELE LUBRANO

2 MICHELE LUBRANO

Articolo di MICHELE LUBRANO

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  La storia dell’emigrazione ischitana dell’ 800 e del primo novecento presenta risvolti straordinari che ti fanno riflettere. E’ difficile pensare che i bambini emigrati, almeno i nostri, quelli che lasciarono le realtà quotidiane di Barano, Testaccio, Fontana e della stessa Ischia, una volta inseriti da giovanotti prima e da adulti poi, completamente nella società americana in veste di riconosciuti professionisti, dirigenti, industriali, uomini politici e delle varie chiese disseminate sull’intero territorio statunitense, potessero vergognarsi dei propri genitori provenienti da lavori nobili come la pesca e l’essere contadini a 360 gradi o carpentieri. L’essere “nati due volte”, una volta figli di poveracci e l’altra figli di un’America che li accoglie da protagonisti con la sola “vergogna” di chi li ha generati. Qualcuno da esperto ha parlato del fenomeno senza fare obiezioni.  Noi invece l’obiezione la facciamo, specie quando pensiamo a famiglie isolane di Ischia, di Barano, del Testaccio di nostra conoscenza ,che emigrate nelle Americhe con i loro bambini, hanno conservato una unione familiare esemplare, soprattutto nel rispetto fra figli e padri. Possiamo fare gli esempi delle famiglie Baldino, Lauro, Di Leva, Cigliano, Pirozzi, Prmavera, Mattera, Amalfitano,Iacono, Boccanfuso i cui figli, inseriti appieno nella società americana, argentina, australiane da posizioni di prestigio ed avvolte anche di comando, non hanno mai rinnegato l’amore ed il rispetto per chi li aveva messi al mondo, vergognandosi di loro per la diversità di condizione sociale tra padre e figli. Questo tema è stato trattato in una mostra allestita  ad una delle ultime edizioni “Pe terre Assai Luntane” dove tra documenti e illustrazioni, la mostra in questione ha  disegnato un viaggio sulle tracce dei bambini partiti per le Americhe, a bordo dei transatlantici che sono stati il vanto della marineria di casa nostra, senza trascurare, nella trama fitta di storie e racconti, i fili che si dipanano da Ischia: I piccoli pescatori imbarcati per i mari africani e impiegati per sorvegliare le attrezzature nei capanni, i tanti ragazzi partiti sul finire degli anni Trenta per raggiungere i genitori in California con negli occhi il sogno di strade lastricate d’oro, e, a partire dal secondo dopoguerra, la traversata transoceanica in cerca di un nuovo paese dei balocchi sulle coste argetine.

michelelubrano@yahoo.it

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Locandina Pe' terre assaje luntane 2019


 

 

 


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Servizio Speciale di

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

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Il  Servizio Speciale

dalla Torre di Michelangelo

è stato realizzato da

GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

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Superare le divergenze gestionali ed avviare iniziative adeguate per il rilancio

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Di MICHELE LUBRANO

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L’isola può sentirsi unita anche per l’effetto delle attività portuali dei suoi cinque approdi per la nautica da diporto, ed i suoi circa millecento posti barca attualmente operativi. L’isola d’Ischia al riguardo si propone sul mercato turistico con grandi ambizioni di sviluppo nel settore. Tanti i progetti ancora da realizzare, le eccellenze al momento sono costituite dai moli di ormeggio di Lacco Ameno e di Porto d’Ischia, gli unici attrezzati in maniera tale da poter accogliere panfili e yacht che superano i 60 metri di lunghezza. Un soddisfacente equilibrio fra gestione privata e pubblica si registra presso lo scalo di Casamicciola Terme, mentre ancora tanto da fare c’è sicuramente a Forio e Sant’Angelo, dove continue diatribe legali ed amministrative fra enti pubblici e privati, fanno scontare enormi ritardi sul piano organizzativo e della realizzazione delle infrastrutture e dei servizi. A monitorare il sistema Ischia e fare il punto della situazione, sono gli stessi utenti. L’unione nazionale armatori da diporto è da tempo in prima linea nel fornire le sue valutazioni in ordine al livello organizzativo e gestionale raggiunto nei diversi scali isolani. L’Organizzazione, da tempo segue con interesse gli sviluppi di un mercato come quello isolano che in prospettiva avrà grandissime potenzialità e sembra – in questo momento – la più titolata ad assegnare i punti sulla speciale pagella di qualità dei servizi. Cominciamo da Lacco Ameno, che oltre ad avere i più importanti alberghi di lusso, è storicamente sull’isola il luogo dove è nata la cultura della portualità turistica. Non male viene giudicata la gestione attuata dalla “Luise”, al molo “Seventh Heaven” dove solitamente attraccano i panfili dei vip e dei personaggi come Abramovich, la famiglia McDonald, lo sceicco del Qatar, i principi sauditi. Insufficiente viene giudicato invece l’insieme dei servizi offerti dalla gestione comunale all’altro approdo, quello della Fundera. Analoga valutazione, anche se con sfumature meno marcate, per lo scalo di Casamicciola, dove i servizi offerti dai privati vengono giudicati eccellenti a fronte di quelli comunali. Nel caso di Sant’Angelo, i diportisti rilevano addirittura passi indietro rispetto al recente passato e per Forio si segnala il preoccupante perdurare di una situazione di anarchia gestionale, che determina una pessima organizzazione dei servizi. La patata bollente in mano al sindaco Francesco Del Deo, primo diportista ed eccellente esperto di nautica da diporto.

IL PORTO DI CASAMICCIOLA E GLI APPRODI TURISTI PER LA NAUTICA DA DIPORTO DI LUSSO

L'APPRODO TURISTICO DI LACCO AMENO

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27/11/2017 · Ischia e la storia

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“Mi porto nel cuore la mia gente capace di fare sacrifici per un’ isola migliore…”

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MARIANNA SASSO ASSESSORA ALL'ACCOGLIENZA DELLE DUE MINISTRE DEL G7

UN ASPETTO SOLARE DI MARIANNA SASSO L'ASSESSORE FELICE PER IL SUCCESSO DEL G7

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DI MICHELE LUBRANO

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Se dovessimo dare un premio all’Assessore ai Servizi Logistici ed Organizzativi del Comune d’Ischia Marianna Sasso, e conferirle un diploma con motivazione scritta quale attestato di dedizione ed efficienza nella funzione del suo specifico incarico al seguito degli illustri ospiti del G7, con particolari attenzione alle uniche ministre donne della prestigiosa delegazione, non esiteremmo un minuto a utilizzare le parole che Marianna stessa ha postato di suo sulla propria pagina face book, per dirsi contenta ed ammirata per la straordinaria esperienza vissuta. Marianna Sasso ha scritto queste parole, che senza dubbio, la gratificano più di quanto Ella stessa pensi. Ecco il testo che avremmo stampato sulla sua pergamena : “Non so quanto sia costato questo G7 e sinceramente non mi interessa…mi porterò nel cuore 2 ministri le uniche donne…in giro per le nostre strade..a comprare nei nostri negozi…a mangiare con gusto le nostre prelibatezze..dalla pizza ai piatti raffinati..e anche con la normalità di donne che non hanno avuto il tempo di andare dal parrucchiere per la ricrescita…ho apprezzato tanto questo dettaglio perche’ dietro ogni personaggio ci sono persone con la loro storia…mi porterò nel cuore i 2000 ragazzi delle forze dell’ordine che hanno reso sicura la nostra terra e che fanno sacrifici immensi per poco più di un migliaio di euro, sorridendo davanti ad un piatto di pasta offerto col cuore…mi porto nel cuore la mia gente capace di fare sacrifici per un’ isola migliore..perché questi pochi giorni hanno permesso a centinaia di alberghi di aprire..a molti lavoratori di rendere l’inverno più breve..a molti ristoranti di allungare per un po’ una stagione finita troppo presto…mi porto nel cuore il fatto che chiunque metta piede sulla nostra isola…che siano turisti fai da te o i ministri più potenti del mondo…lasciano qui un pezzo di cuore quando vanno via.” Marianna Sasso alla sua prima esperienza nelle istituzioni locali in qualità di Assessora ai Servizi Logistici ed Organizzativi, nel suo ultimo impegno della serie, già alla Festa di S.Anna era in prima linea, ha dato il meglio di se stessa incassando la simpatia e la gratitudine delle due ministre e non solo che accompagnava. Marianna era reduce felice della manifestazione delle modelle guidate da Joe Squillo del the look of the year”..tenutasi pochi giorni prima fra il Castello ed il Centro Sportivo di Fondobosso,.dove erano impegnati nell’ accoglienza anche i ragazzi dell’Istituto Professionale di Stato alberghiero V, Telese. Proprio per loro l’Assessora, a termine dell’incontro e dei lavori, ha avuto parole di elogio ed incoraggiamento per il futuro. Eccole; “Quando si spengono i riflettori, ha detto Marianna Sasso, ciò che conta sono i rapporti che restano…mai come in questi giorni sono stata orgogliosa dei giovani della nostra isola…belli,professionali,allegri,pieni di vita…vi auguro di fare dell’accoglienza un’arte ed uno stile di vita ragazzi miei…vi auguro di poter realizzare i vostri sogni..vi auguro di portare La bellezza di ischia nel mondo senza mai scordarvi delle vostre radici…grazie a tutti i ragazzi dell’istituto alberghiero di ischia…per me tra tutti i modelli, ha concluso Marianna, eravate i più belli”..

I MINISTRI FIRMANO PER MARANMA SASSO ESPRESSIONE DI RINGRAZIAMENTO E GRATITUDINE

UN POSTER DEGLI ANNI '50 PER RECLAMIZZARE ISCHIA NEL MONDO

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24/10/2017 · Ischia e la storia

ONOFRIO BUONOCORE IN UN RITRATTO ESPOSTO PRESSO LA BIBLIETECA ANTONAIANA DA LUI FONDATA

Onofrio Buonocore

          Mons. Onofrio Buonocore amava la sua terra. Ogni suo articolo, ogni suo libro, ogni sua iniziativa sociale e culturale  era finalizzata alla divulgazione del buon nome di Ischia e delle sue risorse fra coloro che avrebbero deciso di venire a conoscerla. Nel 1915 istituì la Scuola Media “Vittoria Colonna”,  nel 1939  fondò L’Istituto Magistrale  “Ferrante D’Avalos” , subito dopo fece nascere la Biblioteca Antoniana, nel 1944 creò il Centro Studi Isola d’Ischia di cui fu presidente fino al 1958

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DI MICHELELUBRANO

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Quando si ammira l’attuale complesso del Palazzo Reale con lo Stabilimento Balneo Termale Militare a Porto d’Ischia, chi conosce di storia, e non la manipola come meglio gli fa comodo, subito pensa alla famiglia ischitana doc dei Buonocore con i suoi tre membri di famiglia di punta quali il Protomedico Francesco, il Prof. Biagio e lo storico e scrittore Mons. Onofrio. Il Protomedico di Corte Borbonica Francesco nel 1735 fece costruire il Palazzo Reale, il Professore Biagio diresse le scuole elementari di Ischia negli anni ’40 e ’50 e Mons. Onofrio creò NEL 1956 la Biblioteca Antoniana con la vecchia scuola annessa, sorta sempre per sua volontà nel 1915. Niente male per una Famiglia che ha fatto anch’essa la storia di Ischia. La famiglia dei Buonocore è fra le più antiche dell’isola e appare nei registri parrocchiali già nel quattordicesimo secolo. Sappiamo di un Francesco Buonocore che visse tra la fine del Cinquecento e il principio del Seicento. Un suo figlio Silvestro acquistò nel 1648 in enfiteusi perpetua 2 moggi e mezzo del cosiddetto “Bosco dei Polverini” “sopra la Piscinella”, ossia sopra i bagni di Fornello e Fontana, per 12 ducati annui, ed un altro terreno vicino, “vitato e boscoso”, per 2 ducati annui. Tre anni dopo lo stesso aggiunse altri cinque moggi confinanti, per un canone di 5 ducati. Suo fratello Natale nello stesso anno 1648 comprava 2 moggi e 13 misure di “territorio vitato e ficato”, anche questo parte dello stesso Bosco Polverini, per la somma di 128 ducati, e acquistava nel 1651 una parte del cosiddetto Lenzuolo in enfiteusi perpetua. Silvestro era il nonno del nostro Protomedico, che mise con queste compere la base per la futura creazione del nipote. Suo figlio era Fabrizio Buonocore, che sposò una Laudonia Schiano, la quale, il 18 luglio 1689, divenne madre del Nostro. I Buonocore non erano una semplice famiglia di contadini. Diversi discendenti avevano studiato teologia o giurisprudenza. Già un fratello del padre del Protomedico era clerico, un Natale Buonocore s’incontra come notaio tra il 1703 e il 1733, un canonico Gaetano Buonocore battezzò nel 1676 Gíovan Andrea Schiano, un fratello della madre del Protomedico e futuro Vescovo di Massalubrense, un fratello più anziano del Proto-medico era il Rev.do Silvestro Buonocore, cancelliere della Curia (1676-1715). Un figlio di sua sorella, Bernardo Onorato, diventò Vescovo di Trevico, cittadina della provincia di Avellino (1700-1773). Così non è da meravigliarsi che anche il giovine Francesco mostrasse già nella prima gioventù una passione speciale per le lingue antiche. Frequentò l’Università di Napoli studiando medicina, ma interessandosi non meno delle lingue, della filosofia, della storia, della geometria, rivelando così fin da principio un tratto essenziale del suo carattere, che mantenne per tutta la vita.
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IL BUSTO IN GESSO DI BUONOCORE OPERA DELLO SCULTORE AMEDEO GARUFI ESPOSTO NELL'AULA MAGNA DELLA BIBLIOTECA

   LO STRORDINARIO IMPEGNO CULTURALE DI ONOFRIO BUONOCORE

Onofrio Buonocore (Ischia 1870 -1960), venne alla luce nella Villa dei Bagni, quindicenne entrò in Seminario, dove curò la sua preparazione con lo studio costante e appassionato. Fu ordinato sacerdote nel 1897 e prese ad insegnare latino e greco, non abbandonando mai la sua aspirazione di conseguire la laurea nelle sue discipline preferite, in un’epoca in cui le autorità ecclesiastiche non erano tanto propense a consentire ai sacerdoti la frequenza delle università. Si adoperò costantemente per l’incremento delle scuole pubbliche sull’isola, oltre che per la cultura in genere. Nel 1915 fu sua l’iniziativa di aprire una scuola media e nacque così la “Vittoria Colonna” (ospitata nel convento di S. Antonio), cui affluirono alunni da tutta l’isola. Nel 1939 fu aperto l’ “Istituto Magistrale Ferrante d’Avalos” operante sino al 1949, quando fu creato il ginnasio-liceo statale. Istituì la Biblioteca Antoniana, allo scopo di raccogliere non solo opere e documenti riguardanti l’isola, ma anche enciclopedie e volumi che potessero essere utili agli studenti, ai giovani e alla gente appassionata della lettura. La biblioteca doveva diventare centro di irradiazione agli intelletti sani. Nel 1944 con altri amici fondò il Centro Studi su l’isola d’Ischia, di cui tenne la presidenza sino al 1958. Fu autore di varie pubblicazioni sull’isola d’Ischia, oltre che direttore di periodici di successo (La Cultura, con tematiche soprattutto storiche, e La Vedetta del Golfo): La storia di uno scoglio (1956), Il più bel fiore d’Enaria (1905), Nuptialia Isclana (1907), La Diocesi d’Ischia (1948), Festose celebrazioni secolari isclane (1955) e varie altre. Noto il suo incitamento alle giovani generazioni a conoscere la propria terra, per poterla amare.

IL PUBBLICO DEL SADOUL AGLI INCOTRI SU LA FILOSOFIA IL CASTELLO E LA TORRE SI GODE LA BELLEZZA DEI GIARDINI DELL'ANTICA CASA-FORTEZZA

21/09/2017 · Ischia e la storia

Donna Laura il quadro l’aveva portato con sè dal Castello, sua prima dimora, nella Torre ,ove si era trasferita, sistemandolo in una delle sue stanze con particolare cura e attenzione. Il giorno della consacrazione della chiesetta coincise con la cerimonia di battesimo, sia pur con un anno di ritardo, della piccola Costanza d’Avalos che Donna Laura, sua madre, volle che si effettuasse in quella importante circostanza, nella stessa nuova chiesetta che dopo la sua costruzione decise fosse dedicata a S.Anna. Così da quel giorno anche la zona circostante e i secolari scogli poco distanti il nome di località e scogli di S.Anna

RIPRODUZIONE DELL'ANTICO QUADRO SI S.ANNA CHE DIEDE IL NOME ALLA CHIESETTA ED ALLA ZONA

LA CHIESETTA DI SANT'ANNI E I FEDELI

LA PROCESSIONE DI BARCHE VESO LA CHIESETTA DI S.ANNA

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DI MICHELE LUBRANO

(Fotografie di Giovan Giuseppe Lubrano)

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S. Anna è ricordata e celebrata ad Ischia da oltre cinque secoli per merito iniziale di Donna Laura Sanseverino-D’Avalos, che da religiosa praticante qual’era, chiese al marito capitano Innico
D’Avalos e favorito del Re Ferdinando d’Aragona, di usare tutta la sua ascendenza verso i suoi superiori a Corte, affinchè gli permettessero di costruire una chiesetta nei pressi di quello stesso luogo, dove da poco era stata costruita la Torre, in quella stessa ampia distesa di terreno con facile discesa a mare, davanti al Castello, in un contesto panoramico mozzafiato. Innico D’Avalos che aveva seguito personalmente i lavori di costruzione della Torre, ottenne il benestare e i fondi. La Chiesetta potè presto vedere la luce ed essere aperta al culto non solo per la sua famiglia, ma anche per gli abitanti dell’intera zona. Donna Laura Sanseverino-D’avalos felice per essere stata così particolarmente accontentata, in occasione di una visita del Re sul Castello, si recò per ringraziarlo personalmente a nome anche della comunità che avrebbe frequentato la chiesetta nell’area della Torre. La chiesa fu consacrata direttamente dal Vescovo.d’Ischia Donato Strineo nel 1504 nello stesso anno in cui prese possesso della Diocesi isolana. Il Vescovo Strineo, era impegnato presso la curia di Napoli reggendo il Vicariato Generale per disposizione del Cardinale Carafa, a sua volta trattenuto a Roma. Il Vescovo Donato Strineo si recava ad Ischia sul Castello solo in occasioni solenni, o a seguito
di particolari inviti che gli venivano formulati da personaggi influenti dell’isola. L’invito che gli
pervenne dalla famiglia D’Avalos era di quelli che non si potevano rifiutare, anche perché il Vescovo, era a conoscenza dell’opera meritoria dei coniugi D’Avalos relativa alla realizzazione di una chiesetta fatta sorgere poco distante dalla Torre. Il Vescovo Strineo successe a Berardino de Leiz di Roma che dopo la nomina a Vescovo d’Ischia con bolla di Papa Alessandro VI, fu sostituito in meno di un anno da un nuovo Vescovo Mons. Giovanni Stinco proveniente dalla vicina isola di Capri. Anch’egli fu pastore sull’isola per pochi mesi. Mons. Donato Strineo accettò l’invito di buon grado e fu felice di
assolvere allo storico compito di consacrare il Tempietto ed elevarlo al culto del Signore ed alla venerazione di Sant’Anna, la madre della Santa Vergine Maria. Ciò fu possibile perche Donna Laura Sanseverino nel corso della cerimonia di consacrazione, donò alla nuova chiesetta che aveva fortemente voluto, un prezioso quadro raffigurante l’immagine della Santa a cui tra l’altro era molto affezionato, essendo il dipinto di autore ignoto, un gradito regalo di nozze di una sua cugina di Napoli Doriana Sanseverino, con cui aveva rapporti familiari frequenti. Donna Laura il quadro l’aveva portato con sé dal Castello sua prima dimora nella Torre ove si era trasferita, sistemandolo in una delle sue stanze con particolare cura e attenzione. Il giorno della consacrazione della chiesetta coincise con la cerimonia di battesimo, sia pur con un anno di ritardo, della piccola Costanza d’Avalos che Donna Laura, sua madre, volle che si effettuasse in quella importante circostanza, nella stessa nuova chiesetta che dopo la sua costruzione decise fosse dedicata a S.Anna, proprio in riferimento a quel quadro che aveva portato con sé durante il suo trasferimento dal castello alla Torre. Al rito religioso presero parte il Vescovo Strineo, il suo Vicario nella Cattedrale sul Castello don Catello Di Bernardo, altri membri delle famiglie D’Avalos e Sanseverino e una folta rappresentanza di semplici popolani contadini e pescatori dell’altipiano del Soronzano, di Cartaromana e del Borgo di Celsa. Fu una cerimonia nella cerimonia notevolmente toccante e benedetta per l’appunto dal Vescovo di Ischia Mons. Donato Strineo ritornato sull’isola su specifico invito, per legare il suo nome ad un felice evento che sarebbe quindi passato alla storia. La Chiesetta fu così dedicata a S. Anna per effetto di quel particolare quadro, andato poi perso con i paramenti ed altri oggetti di arredo sacro di quel tempo, Negli anni successivi il vecchio quadro scomparso fu sostituito con una statuetta lignea di artistico pregio, andata persa anch’essa con l’andar del tempo, ma ritrovata e tutt’ora custodita quale storico reperto sacro da un privato cittadino ischitano. Il tempietto divenuto rudere, è stato per lungo tempo abbandonato all’incuria ed alla indifferenza pubblica. Solo di recente la piccola chiesa, per un debito con la storia, è stata restaurata e riportata alla sua antica funzione di luogo di culto. La festa in onore di S.Anna nel corso degli anni è divenuta un grande evento turistico di cui il paese va orgoglioso. E’ denominata la Festa a Mare agli Scogli di S.Anna a cui è stato aggiunto il Palio di Sant’Anna per premiare le migliori barche addobbate in gara. Con le innovazioni apportate, il Palio ‘ stato eliminato, lasciando solo i tradizionali premi in denaro. Quell’anno 1504, ricordato per la successione di diversi eventi positivi a favore famiglia D’Avalos, si concluse inaspettatamente nel peggiore dei modi. Infatti il 12 dicembre morì Innico D’Avalos a soli 34 anni lasciando vedova la moglie Laura Sanseverino e orfani di tanto padre i due figli piccoli Costanza e Alfonso.

IL VESCOVO LAGNESE CON I FEDELI SUL PIAZZALE DAVANTI ALLA CHEISETTA DI S.ANNA

PARTORIENTI ISCHITANE DAVANTI ALLA CHIESETTA DI S.ANNA PREGANO LA SANTA PER LA RIUSCITA DEL LORO PARTO

CONIGLIO ALLA CACCIATORE ALL'ìISCHITANA

melanzane-alla-parmigiana

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13/07/2017 · Ischia e la storia

IL CASTELLO, IL VIGNETO, IL VINOCASTELLO BIANCOLELLA DOC

E’ un Biancolella Doc vinificato dalla D’Ambra Vini e prodotto in 650 bottiglie; si chiama semplicemente “CASTELLO”.

Nascono dal sole e dal mare, dalla terra e dal fuoco i profumi del CASTELLO, effluvio di antiche emozioni, dove il mito di Dioniso e Venere si sposa con la convivialità: il rito della gioia, della salute e dell’armonia.

CRISTINA MATTERA EREDE DI GABRIELE

KARIN MATTERA MADFE DI NICOLA E CRISTINA

L'ARCH. NICOLA MATTERA EREDE DI GABRIELE

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DI MICHELE LUBRANO

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Il vino del Castello Aragonese è la novità di questa estate 2017 ed anche di questo terzo Venrdi di Festa al Borgo di riflesso il Castello con le sue potenzialità partecipa. L’ evento unico che accadrà sul Castello d’Ischia è una tappa importante della storia moderna ed attuale dell’antico maniero, costruita ed avviata dagli eredi di Antonio e Gabriele Mattera che per altro in iniziative diverse ne sono e precursori. Infatti il vino che i fratelli Nicola e Cristina Mattera eredi di Gabriele, presentano ufficialmente domani venerdì 7 Luglio, arriva trent’anni dopo lì impianto del vigneto voluto da Gbriele e Karin col prezioso aiuto di Andrea D’Ambra. E’ un Biancolella Doc vinificato dalla D’Ambra Vini e prodotto in 650 bottiglie; si chiama semplicemente “CASTELLO” . La grafica rigorosa ed elegante dell’ etichetta e del depliant descrittivo è curata da Raffaello Lamonaca, grafico torinese che segue ormai da qualche tempo la progettazione grafica degli eventi del Castello. Cristina e Nicola Mattera rispondono alle nostre domande. Come è nata l’idea del vigneto sul Castello ? “Trent’anni sono passati da quando Gabriele Mattera e sua moglie Karin i nostri genitori, nel pieno della loro missione di restauro e rivitalizzazione del Castello Aragonese d’Ischia, dimora delle loro vite, intravidero tra i rovi vigne del passato e decisero di reimpiantarne una col prezioso aiuto di Andrea D’Ambra e con la passione e la determinazione che solo gli innamorati dei luoghi sanno profondere”. Cosa è successo dopo ? “Il cerchio si chiude oggi: da una terra densa di rovi all’armoniosa regolarità di una vigna in posizione privilegiata, da un visionario recupero fino a questa bottiglia che porta con orgoglio il frutto di un viaggio scandito dai tempi del luogo: i filari di viti dialogano col vicino orto, col mare e con quella cupola della Chiesa dell’Immacolata che sembra essere silenziosa testimone della bellezza ritrovata.Il Castello è il simbolo della rinascita di questo luogo straordinario che, dopo secoli di abbandono, ritrova, giorno dopo giorno, forme, funzioni e atmosfere: la vigna e il suo Biancolella testimoniano ancora una volta che il Castello è vivo e che il suo cuore batte grazie all’incontenibile energia di una visione”. Perché il Biancolella ? Il Biancolella è un vitigno a bacca bianca, molto probabilmente introdotto in Campania dalla Corsica (Petite blanche) dove le prime barbatelle sarebbero state portate dai greci provenienti dall’Eubea. Oltre che a Ischia, è coltivata, fin dall’antichità, a Procida, Capri e Ponza (un tempo isola del Regno dei Borboni che ne impiantarono il vitigno anche in costiera Amalfitana e Sorrentina portandolo da Ischia). Proprio per la sua storia e gli ottimi risultati ottenuti da secoli, è ormai considerato un vitigno autoctono tipico dell’isola e dei suoi terreni vulcanici”. “Insieme alla vite e a splendide piante ruderali (la valeriana rossa, il cappero in fiore) si sono sviluppate piante tipiche della macchia mediterranea che, contendendo gli spazi ad antiche essenze arboree (fichi, susine, olivi, carrubi) o a piante introdotte in Europa dalle Americhe (agavi, fichi d’India) hanno permesso, in passato, una autonomia e un’indipendenza alimentare determinanti durante i lunghi assedi di pirati o di milizie nemiche provenienti soprattutto dal Nord Africa”
Nascono dal sole e dal mare, dalla terra e dal fuoco i profumi del CASTELLO, effluvio di antiche emozioni, dove il mito di Dioniso e Venere si sposa con la convivialità: il rito della gioia, della salute e dell’armonia.

07/07/2017 · Ischia e la storia