IL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE E LA “MEDAGLIA MIRACOLOSA AL CENTRO DEL SECOLARE CULTO PER LA SANTA VERGINE NELLE APPARIZIONI SOPRATTUTTO DI LOURDES, FATIMA, LORETO, MADJUGORJE E DA ULTIMO NEL BOSCO DI ZARO A FORIO D’ISCHIA .La dottrina sull’Immacolata Concezione di Maria dà forza, nella visione cattolica, al pensiero della Chiesa sugli embrioni, ritenuti persone umane a tutti gli effetti, dotati di un’ anima e di un spirito.

La statua della Madonna di Costantinopoli che si venera nella Congrega dell’Arciconfraternita del Cs entro Storico, fu incoronata dal Capitolo Vaticano il 25 agosto 1794 e da quel tempo fa coppia fissa a Ischia nelle uscite ufficiali con l’altra preziosissima statua di San Giovan Giuseppe della Croce di uguale epoca.

LA SEICENTESCA STATUA LIGNEA DI MARIA DI COSTANTINOPOLI TANTO CARA AGLI ABITANTI DEL BORGO DI CELSA DI ISCHIA PONTE

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DI ANTONIO LUBRANO
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano

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Oggi domenica 8 dicembre, fra lo sconcerto generale degli ischiapontesi per l ‘ incomprensibile addobbo che tutto è fuorchè di ispirazione natalizia che in pratica capiscono il solo autore Davide Scogliamiglio, Luigi Di Vaia e…Ronga, si conclude così la prima novena (novenario) di questo periodo prenatalizio, con gli zampognari alla loro prima apparizione per le strade del paese e nelle case ove si mantiene la tradizione, che vede in festa tutte le immacolate dell’isola. Lo è anche per tutte le Concette e Concettine del paese, il cui nome è ispirato al riferimento religioso di Immacolata Concezione. Ma è oggi festa ancor più grande, oltre che per la chiesa universale, in particolare per la chiesa di Ischia, che presenta in tutte le sue Parrocchie e Congreghe sparse per la Diocesi, la sacra immagine della Vergine Immacolata alla venerazione dei fedeli. Fra le pregevoli icone della beata Vergine disseminate nelle chiese dell’isola, a prendere il posto di Regina delle Immacolate più amate e venerate, è da sempre l’antica statua lignea risalente al XVII secolo della Madonna di Costantinopoli che troneggia nella Congrega dell’arciconfraternita a Lei intestata, nel Centro Storico di Ischia Ponte. Qui è concentrato il massimo culto dell’Immacolata, iniziato secoli addietro dai padri fondatori e sviluppato e valorizzato dagli anni trenta, da un giovane sacerdote ischitano, quel Mons. Onofrio Buonocore, cultore devoto della liturgia mariana, che istituì la Confraternita di Maria di Costantinopoli con un Priore e numerosi “ fratelli” iscritti nel libro degli aderenti, e proseguita poi con eguale amore e dedizione da un instancabile don Liberato Morelli fino alla fine dei suoi giorni. Di lui si ricorda l’impegno che profuse quando si incaricò nel 1979 di far restaurare la storica statua della Madonna di Costantinopoli, disponendone il trasferimento a Napoli presso il laboratorio dei Maestri del restauro delle immagini sacre. L ‘operazione richiese il tempo necessario e suscitò a lavoro concluso, non poche critiche per il fatto che, secondo i fedeli, quelli più legati al culto della statua della Madonna, il volto dell’Immacolata a loro assai familiare, con il restauro, aveva perso l’espressione originale. Evidentemente la cromatura e qualche ritocco di troppo ne avevano leggermente alterato i lineamenti. Fu questa l’impressione anche di tutti gli altri “fratelli” dell’Arciconfraternita di Maria di Costantinopoli che frequentavano ogni domenica la Congrega per la messa mattutina delle 8, e dello stesso don Liberato Morelli rettore della Congrega , che alla fine , non ritenendo grave l’accaduto, invitò i fedeli ad abituarsi al “nuovo” fascino che emanava il volto restaurato della Madonna. E così fu, tanto che la statua nella sua imponente completezza, col passare dei mesi e degli anni, è apparsa agli occhi di chiunque la guardasse con tenerezza ed amore filiale , più bella di prima. La sua casa-madre per i devoti ischitani è quindi l’antica Congrega di Ischia Ponte, fondata nel 1613 e rifatta nel 1693. Essi da sempre rivolgono la loro incondizionata devozione costruendo il legame con la santa e secolare immagine nella fede e nella preghiera continua. Insomma la bella ed antica statua che svetta al disopra dello storico altare maggiore del vecchio Tempio costruito dai vecchi pescatori del Borgo di Celsa, per gli ischitani di ieri e di oggi impersona la Madonna Immacolata per eccellenza , la vergine di Costantinopoli il cui culto ad Ischia fu introdotto il 2 settembre del 1582 e si estese anche ai casali di Forio e di Testaccio. L’importanza della ricorrenza dell’8 dicembre che richiama struggenti ricordi di partecipazione ad illuminati appuntamenti mariani ad Ischia e fuori dell’isola, emoziona ed allo stesso tempo affascina nella sua spiegazione storica e culturale chi, nella nostra isola approfondisce il significato sociale e teologico di tutto quanto ruota intorno al’esistenza ed al ruolo della Beata Vergine ed al dogma che ha fatto tanto discutere. L ‘Immacolata Concezione è naturalmente un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Tale dogma non va confuso con il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria. Al riguardo proviamo a sintetizzarne il concetto con qualche ulteriore informazione. Il dogma dell’Immacolata Concezione riguarda il peccato originale: per la chiesa Cattolica infatti ogni essere umano nasce con il peccato originale e solo la Madre di Cristo ne fu esente. In vista della venuta e della missione sulla Terra del Messia, a Dio dunque piacque che la Vergine doveva essere la dimora senza peccato per custodire in grembo in modo degno e perfetto il Figlio divino fattosi uomo. La Chiesa cattolica celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria l’8 dicembre. Nella devozione cattolica l’Immacolata è collegata con le apparizioni di Lourdes a Bernardette Sobirous(1858) e iconograficamente con le precedenti apparizioni di Rue du Baca Parigi a suor Caterina Labourè (1830).Il dogma non afferma solamente che Maria è l’unica creatura ad essere nata priva del peccato originale – e ciò fin da 40 settimane prima della sua nascita, e cioè dal momento del suo concepimento da parte dei genitori, Anna e Gioacchino – ma aggiunge altresì che Maria, in quanto ritenuta madre di Dio, per speciale privilegio non ha commesso nessun peccato, né mortale né veniale, in tutta la sua vita. La dottrina attuale della Chiesa è che Dio conferisca l’anima alla persona umana non appena essa si forma, nel suo primissimo istante, e cioè al momento del concepimento. La statua della Madonna di Costantinopoli, incoronata dal Capitolo Vaticano il 25 agosto 1794, da quel tempo, fa coppia fissa nelle uscite ufficiali con l’altra preziosissima statua di San Giovan Giuseppe.

Il Servio Particolare di

ANTONIO LUBRANO

è stoto pubblica su IL GOLFO

oggi Domenica 8 dicenbre 2019

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08/12/2019 · L'EDITORIALE

LA NOTA DELLA DOMENICA DI ANTONIO LUBRANO

…Spuntarono altri progetti per un porto turistico a Ischia Ponte. Si distinse quello favorito da Luigi Telese,che poi ha fatto la fine di tutti gli altri…

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DI ANTONIO LUBRANO

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1 ANTONIO LUBRANO
Siamo nel 2019 e per l’antico Borgo poco o niente è cambiato. Ci sono stati solo l’inevitabile processo generazionale e i…”Venerdì del Borgo in festa” con qualcuno anche invernale come quello del cioccolato a richiamare gente nelle serate in cui si sono svolti. L’economia negli ultimi tempi sta favorendo solo la categoria dei ristoranti con qualche bar annesso tipo Cocò e il supermercato locale. Per il resto tutti segnano il passo. E’ destino che i progetti che si ordinano e si redigono per ipotetici porti turistici e scogliere varie, per proteggere dalle tempeste marine e per rinnovare la vecchia Ischia Ponte dal lato del mare, vengono sistematicamente, dopo la visione al pubblico, a mò di fumo negli occhi, tutti accantonati, fatti finire nel fondo di un cassetto e lì dimenticati per non essere mai più “riesumati”. E così Ischia Ponte mai decolla. E’ la triste storia di una località trascurata, manipolata, bistrattata,illusa, offesa nella sua identità storica e culturale che peggio non la si poteva mortificare. Il Borgo di Celsa, perché è di questo luogo che quì si parla, quando era l’antico Borgo di Celsa, brillava nella semplicità, di luce propria, col suo popolo sottomesso ma anche ribelle ai signori dell’epoca, dimostrava sempre di essere vivo e laborioso, che seguiva e collaborava con le autorità del tempo e con le Casate gentilizie ivi stabilitesi, alla graduale trasformazione del territorio che si evolveva e cresceva attraverso la realizzazione di opere pubbliche mirate e di insediamenti abitativi rivieraschi nuovi che sono riusciti a sfidare i secoli fino ad arrivare ai nostri giorni, senza cedere di una sola pietra. Se proprio si vuol parlare di pietre, bisogna riportarsi alle pietre grigie, o meglio ai basoli grigi di piperno che dal 1441 rivestono lo storico ed antico ponte aragonese che congiunge il Borgo col Castello per permettere alle origini, un più agevole passaggio degli abitanti, i soldati, i dignitari di Corte ed il capitolo della Cattedrale con il Vescovo, dall’Insula Minor (il Castello) all’Insula Major (Ischia e gli atri suoi versanti). Questi basoli di pietra di piperno, da qualche anno a questa parte, esaurendo la loro secolare resistenza, stanno venendo giù, l’uno dopo l’altro, almeno lungo le fiancate, in particolare quella che si affaccia sul golfo in direzione degli scogli di Sant’Anna e Cartaromana, tanto da lasciare alla visione soprattutto dei turisti un ponte storico, trasformato in squallido rudere in alcune sue parti rattoppato alla meglio, per ignoranza ed incuria di chi sarebbe dovuto intervenire per evitare lo scempio che oggi è sotto gli occhi di tutti. Ma tutto questo fa parte di quella sfera di lavori di manutenzione mancati a difesa ordinaria dei beni architettonici pubblici lasciati irresponsabilmente al loro declino nonostante i tardivi interventi di riparazione per altro anche sospesi in attesa di qualche nulla osta che deve cadere dal cielo. Il discorso che in questa sede si vuole sviluppare è di più ampia veduta. Esso non vuole si limitar agli omessi interventi per la sola cura di quello che già esiste, abbandonato purtroppo a se stesso, ma rivolgere tutta l’ attenzione a quanto, dai primi anni ’40 ad oggi 2019 anno del Signore, si è effettivamente progettato e cosa in realtà si è davvero realizzato in una Ischia Ponte in continuo stato di umiliante attesa. Partiamo dall’immediato dopo guerra, allorquando a metà degli anni ’40 si progettò e si realizzò l’importante via Antonio Sogliuzzo collegando piazza degli Eroi con via Seminario a Ischia Ponte, dotando la zona di una importante arteria alberata di grandi prospettive per Ischia Ponte, che tagliò in due la pineta Villari. Nel 1951 si progettò e si realizzò il pontile di attracco su piloni di cemento armato addossato al piazzale aragonese per l’approdo delle navi di linea Ischia-Procida-Napoli e viceversa della vecchia Span, oggi Caremar in funzione fimo ai primi degli anni ‘70. Subito dopo si progettò e si realizzò l’acquedotto sottomarino che proprio ad Ischia Ponte ebbe il suo terminale per la distribuzione dell’acqua del Serino per tutta l’isola attraverso una gigantesca conduttura. Poi fu la volta di Via Nuova Cartaromana e la posa di varie prime pietre per la realizzazione del Lungomare Aragonese che si riuscì a realizzarlo solo per metà percorso, dal piazzale aragonese fino allo Stradone dove definitivamente si arenò. A tutto questo si possono aggiungere i lavori di pavimentazione progettati e realizzati dell’intero piazzale delle Alghe e poi nulla più. Ischia Ponte sognava un porto commerciale e allo stesso tempo anche turistico a seconda delle scelte di sviluppo che si volevano conferire all’ opera di ingegneria marittima che si pensava far sorgere fra il Castello e gli Scogli di Sant’Anna. Il sindaco del tempo, siamo ai primi degli anni ’60, Vincenzo Telese, che credeva nella vitale importanza di quell’opera, avviò la progettazione ed ottenne anche il finanziamento necessario. L’opposizione per ragioni ambientali, di artisti, uomini di cultura e liberi cittadini, lo sommerse, al punto che Telese finì con l’arrendersi. Da quell’episodio storico, scaturì successivamente fra tecnici, disegnatori, architetti progettisti, visionari del bello in libertà e liberi cittadini, una sorta di portomania per Ischia Ponte sorprendente quanto confusionaria prendendo di mira solo e soltanto il tratto di mare compreso fra Punta Molino e lo scivolo dell’acquedotto attaccato al ponte aragonse davanti a Vivara. Progetti a iosa, di bravi professionisti e di improvvisati disegnatori, tutti finiti nei faldoni dell’ufficio tecnico del Comune d’Ischia dove stanno ad ammuffire. Gli anni ’80, sono stati gli anni delle grandi decisioni. Ad Ischia emergeva e subito giganteggiava un politico di razza e di lungimiranti vedute, molte realistiche, altre utopistiche ma sempre trattabili per mantenere vivo il discorso del fare. Parliamo di Enzo Mazzella, sindaco d’Ischia, consigliere e poi assessore ai lavori pubblici presso la Regione Campania. Mazzella per Ischia Ponte tentò il gioco di due grandi carte: la prima carta con l’esproprio del Castello per acquisirlo a patrimonio comunale e farlo rientrare in un vasto progetto di sviluppo turistico che doveva interessare maggiormente da vicino il Borgo antico nella sua fase di rilancio turistico, economico e sociale. La seconda carta con l’incarico molto caldeggiato e ben remunerato, all’architetto Sandro Petti di progettare, la trasformazione, senza giri di parole, del Centro Storico di Ischia Ponte. L’architetto Petti pungolato nel suo estro di artista dall’ampia fantasia prima che di valente tecnico progettista, prese in parola il vulcanico Enzo Mazzella. Si mise al lavoro con impegno, partorendo un progetto faraonico che stupì la cittadinanza ischiapontese e lo stesso Enzo Mazzella che dispose la visione al pubblico di tutti i particolari del progetto in una spettacolare mostra che si tenne nella sala dell’Episcopio di via Seminario. Il progetto fra l’altro prevedeva anche la realizzazione di un avveniristico porto turistico. Poi venne l’era di Luigi Telese sindaco, nipote del più famoso Vincenzo Telese. Spuntarono altri progetti per un porto turistico a Ischia Ponte. Si distinse quello favorito da Luigi Telese che poi ha fatto la fine di tutti gli altri. Ne parla Luigi Telese stesso:“Da Sindaco di Ischia tentati di recuperare il progetto sostenuto da mio zio Vincenzo, anche se ubicandolo a sinistra del Castello Aragonese (con un braccio di scogliera dal Palazzo Malcovati all’ attuale Pontile del Castello) per realizzare un Approdo turistico da 100-150 posti barca, convinto – allora come ora – che la nautica da diporto sia il futuro dell’ economia dell’ Isola d’ Ischia e del nostro Comune. Tale Porto Diportistico avrebbe risolto il problema degli allagamenti del Pontile Aragonese (dovendosi fare necessariamente le opere di protezione a mare e le relative scogliere), il problema della Linea di Visuale del Mare oggi ostruita dai massi che si trovano lungo il cd. Stradone, ed avviato l’ economia di Ischia Ponte verso quel necessario salto di qualità che avevo favorito con una chiusura al traffico molto più rigida di quella attuale (di fatto inesistente). Poi la mia Amministrazione cadde, e non se ne è fatto più nulla. Oggi il tutto rimane un bel ricordo. Peccato per Ischia …Luigi Telese”. Ora si spera nel nuovo parcheggio della . Il comune ha concesso a Santaroni una ulteriore proroga di fine lavori fino al 30 giugno del 2020. Speriamo bene.
antoniolubrano1941@gmail.com

24/11/2019 · L'EDITORIALE

E’ TEMPO DI PIENNOLI APPESI FINO A NATALE E PER TUTTO IL PROSSIMO INVERNO – SIAMO NEL PERIODO GIUSTO PER AMMIRARE E VANTARCI DI UNA RISORSA BELLA QUANTO NECESSARIA, OVVERO IL PIENNOLO ROSSO DEI NOSTRI POMODORI, PRODOTTO PREZIOSO DEI NOSTRI ORTI E GIARDINI

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Al Ciglio, a Pino Liguori, a campagnano a Fontana ed in tanti altri luoghi di campagna della nostra isola i piennoli di pomodori in questo periodo sistemati in bella mostra sotto i soffitti fanno tra l’altro da spettacolare ornamento alla casa rurale che li conserva. E’ un piacere vederli pendere dal soffitto, danno, infatti, una idea chiara di chi abita la casa dichiarando, così, uno stile di vita sano ed in sintonia con la natura.

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DI ANTONIO LUBRANO

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1 ANTONIO LUBRANO

Dai pomodori coltivati e raccolti nei vari terreni dell’isola al piennolo bello e pronto, il passo è di qualche mese, il tempo della prima maturazione in attesa di arrivare al top. La pratica è la solita, semplice, appassionata, tradizionale, dall’autentico sapore contadino. In questi giorni incomincia ad apparire nitida, splendente la bellezza pura del piennolo dei nostri pomodori incastrati a cascata l’uno accanto all’altro con dei fermi interni solidi e resistenti dei loro stessi rametti aggrovigliati tali da formare una perpendicolare catena occulta da cui pendono attaccati i pomodorini divenuti morbidi e rossi per l’attenta conservazione. Sotto i pergolati, negli androni a vela nella pietra verde, nelle anticamere delle cantine del Ciglio, di Piano Liguori, delle Chianole, di Noia, della Starza, di Monte Vico, di Panza, di Campagnano, del Bracconiere, del Paradisiello, della Rita, sulla Borbonica, fino a Serrara e Fontana. insomma fin dove abbonda la coltivazione di pomodori da piennolo, l’usanza antica di esporre appesi gli amati piennoli è caratteristica e manifestazione estetica delle case rurali di ogni singola località fra quelle elencate e non solo. L’esperto Gianni Ferramosca in un suo “saggio” sul pomodori da piennolo, ha scritto: “La buona abitudine di conservare i pomodori “appesi”, ha sempre fatto parte della mia vita. E’ un piacere vederli pendere dal soffitto, danno, infatti, una idea chiara di chi abita la casa dichiarando, così, uno stile di vita sano ed in sintonia con la natura. La ‘nzerta, da sempre associata al mondo rurale, oggi si riscopre come uno dei metodi di conservazione più salutari, ma anche più versatili, adatta ad una moltitudine di preparazioni che la rendono una delle protagoniste indiscusse della cucina, soprattutto mediterranea”.La “nzerta” cui ha fatto cenno sopra Ferramosca è un termine pugliese che significa mettere insieme grappoli di pomodori attaccati coi loro i rametti ad un filo solido appeso tanto da formare il piennolo. A Ischia tale termine non si usa. Da sempre si preferisce parlare di piennolo e basta. Del resto Il nome Piennolo significa pendolo e simboleggia la tradizionale pratica di raccogliere il pomodoro in grandi grappoli da far maturare lentamente tenendolo pendente al soffitto di un luogo fresco e ben areato. Il pomodoro del Piennolo ha una forma ovale di modeste dimensioni, presenta buccia spessa e una polpa soda e compatta. La sua particolarità è proprio la polpa dal sapore particolarmente dolce e una nota finale acidula che lo rende fresco. Grazie alla sua elevata quantità di acidi organici, il pomodoro del piennolo si può conservare a lungo. Sull’isola, gli ultimi raccolti si conservano fino al periodo natalizio, senza l’ausilio del frigo naturalmente. il periodo migliore per fare i piennoli è l’inizio dell’estate. Il motivo è facilmente intuibile: poiché il fine è avere una scorta di pomodori per l’autunno e l’inverno, bisogna provvedere subito, appena maturano le prime “sciocche”.Non farlo potrebbe esser rischioso. Un temporale, una grandinata o qualsiasi altro evento meteorologico avverso potrebbe infatti danneggiare raccolto e provviste. Ovviamente, se il tempo invece si mantiene clemente, si può continuare a intrecciare i piennoli durante tutto il periodo estivo. Le piantine di pomodoro, come l’ uva vogliono il sole che le “riscalda” e le faccia maturare ed “addolcire” nei tempi giusti. Non tutti i terreni dell’isola elencati sopra sono assolati in continuità. Laddove il sole batte meno che negli altri posti, i pomodori da piennolo tardano il loro iniziale processo di maturazione e la loro raccolta viene posticipata, ma sempre in tempo per essere…appesi. Al Ciglio, a Pino Liguori, a campagnano a Fontana ed in tanti altri luoghi di campagna della nostra isola i piennoli di pomodori in questo periodo sistemati in bella mostra sotto i soffitti fanno tra l’altro da spettacolare ornamento alla casa rurale che li conserva. Oltre allo spago, a Ischia per fare i piennoli di pomodoro si usano anche i rami di ginestra. Il vantaggio è duplice: con la ginestra, infatti, basta un unico avvolgimento perché i pomodori aderiscano perfettamente al ramo. Il secondo vantaggio è che attorno i rami di ginestra, i pomodori, stando più larghi, si conservano più a lungo. A patto, ovviamente, di conservarli in un ambiente adatto: appesi al muro o alla soffitta di un luogo fresco e asciutto, magari una delle tante cantine che ci sono a Ischia. Insomma, l’arte del “piennolo” è l’ennesimo capitolo della grande natura dell’isola d’Ischia. Un’isola di terra in cui i contadini hanno sempre avuto un ruolo preponderante nella vita della comunità.

                                                                                                                antoniolubrano1941@gmail.com

L’ARTICOLO DI ANTONIO LUBRANO E’ STATO PUBBLICATO SU IL GOLFO DI LUNEDI’ 28 OTTOBRE 2019

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CANTINA DI FONTANA CON PIENNOLI APPESI

CANTINA DI FORIO PER TUTISTI CON PIENNOLI APPESI

PIENNOLI DEGLI ORTI DI PANZA

PIENNOLI DI POMODORI DELLA SCARRUPATA SULA COLLINA DI PIANO LIGUORI

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29/10/2019 · L'EDITORIALE

LA NOTA DELLA DOMENICA DI ANTONIO LUBRANO

LA STORIA DELLA RIVA DESTRA – OLTRE 60 ANNI DI CONTINUA ATTIVITA’ – LA DEMOLIZIONE DEI VECCHI “GABBIONI” SULLA STRADA DEL 2001 E’ SOLO UN RICORDO. OGGI LA BANCHINA DEL LATO DESTRO DEL PORTO CON I SUOI FESTOSI LOCALI ALLA MODA RISPLENDE CON LO STESSO FASCINO DEL PASSATO CON UNA EVIDENTE ARIA DI MODERNITA’/

Dopo gli anni ‘50 a ridosso degli anni ‘60, il lato destro del porto diventava “Riva Destra” e appena dopo gli anni sessanta”Riva Droite”. Chiamarla in francese era più raffinato e suonava meglio sulla bocca dei nuovi turisti! Accadde così il miracolo. I vecchi e fatiscenti androni diventano in breve tempo ristoranti di lusso, bar alla moda, caratteristiche taverne e nigth club. Il primo pioniere fu don Antonio Cervera che trasformò il suo negozio di vino nella caratteristica “Taverna Antonio” con musica, ove trovarono spazio e lavoro giovani isolani con il talento del canto e dell’uso degli strumenti a corda, tra questi anche il ragazzo “Topolino” .

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I Locali nuovi che hanno rimpiazzato quelli vecchi della Riva Destra: ”Mode in Riv”, “Pane & vino”, “Bro”, “Alfaretto”, “Riva Destra”, “Portobello”, “Porto 51”, “La Bitta”,”jham Ja’”, “Il Cappuccino”, “”L’Altra Mezzanotte”, “Pescaderia Ischitana”, “Mofito”,”Drink’t Drank’t”, “I Ricci”, “Osteria del Porto”,” La Terrazza di Mimì”, ”un Attimo di Vino”,”La Baia del Clipper”.

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I PIONIERI DELLA RIVA DESTRA - (1)

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DI ANTONIO LUBRANO

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Oggi la maggior parte dei locali alla moda,  tra ristoranti, taverne e piano  bar   ( 25) in attività che da oltre 60 anni
mantengono in vita la famosa Riva Destra del Porto d’Ischia, operano con nuova licenza di esercizio, nuovo intestatario e soprattutto nuova denominazione. Scomparso da poco il nome “Da Gennaro” del mitico Gennaro Rumore, andato meritatamente in pensione, resistono, bisogna dirlo, alla grande, i “veterani”, o meglio gli storici la “Taverna Antonio”, il “Porticciullo” e “Emiddio”. I locali che nel corso degli ultimi anni fino ad oggi, hanno rimpiazzato i “vecchi” ossia quelli della prima ora, per continuare il lavoro operoso dei predecessori, sono:”Mode in Riv”, “Pane & vino”, “Bro”, “Alfaretto”, “Riva Destra”, “Portobello”, “Porto 51”, “La Bitta”,”jham Ja’”, “Il Cappuccino”, “”L’Altra Mezzanotte”, “Pescaderia Ischitana”, “Mofito”,”Drink’t Drank’t”, “I Ricci”, “Osteria del Porto”,” La Terrazza di Mimì”, ”un Attimo di Vino”,”La Baia del Clipper”. Ma la storia della vecchia Riva destra, quella dei suoi coraggiosi pionieri, rimane la pietra miliare, il fiore all’occhiello dell’avvio del turismo sul Porto d’Ischia, ove la musica, le canzoni antiche e correnti, l’arte della cucina e la creazione di famosi cocktail di esperti Barman animavano una location entusiasticamente frequentata di giorno, di sera e di notte dal bel mondo del turismo nazionale ed internazionale presente sull’isola. Molte sono le testimonianze, scritte e ad immagini, in vecchi filmati e fotografie che si possono scoprire sui Social (Facebook, Instagram e siti privati di Internet)) di quella passata gioventù ischitana, italiana e straniera che ha vissuto intensamente gli anni trascorsi della Riva Destra del Porto di Ischia. Solo ricordi di vita spensierata, attraverso i quali è possibile capire cosa è stata in realtà la Riva Destra o Rive Droite dai primi anni ’60 in poi per noi ischitani e per i turisti italiani e stranieri (in maggioranza tedeschi) che vivevano la lunga, bella stagione delle vacanze nella nostra isola alla luce del sano divertimento fra musiche e belle canzoni nostalgiche. E si è andati avanti per lo più allo stesso modo fino a quando, ai titolari dei numerosi locali alla moda sulla banchina non fu fornita dalle autorità comunali addette al territorio… l’occasione per… tremare. Per fortuna, per un tempo che consentì subito la ripresa. Le cose andarono come segue: opera di risanamento o attacco irresponsabile bello e buono di 18 anni fa alla spettacolarità ed al fascino della Riva Destra? E’ la inquietante domanda che tutti si posero all’indomani dell’ordine di rimozione emesso prima di quella estate passata del 2001 dal Comune d’Ischia e notificato a tutti i gestori, caduti nel panico, dei cosiddetti gabbioni alla moda, che dagli anni sessanta in poi hanno incominciato ad occupare metà della Riva Destra , laddove poi sono sorti, anno dopo anno fino ad oggi, night club, ristoranti, taverne e boutique di grande richiamo turistico nazionale ed internazionale. Spariti quindi i gabbioni che facevano colore, la Riva destra “rinasce” con una nuova estetica, senza perdere il fascino delle sue origini. Tutto parte dai primi anni sessanta. La storia della Riva Destra è patrimonio di noi tutti. Abbiamo il dovere di ricordarla e difenderla. Questa strada, in toponomastica ufficialmente via Porto, fino agli anni cinquanta, era il posto dove attraccavano grossi barconi a vela o a motore che facevano la spola con la terra ferma trasportando carbone, calce pietre di tufo, vino in barili, limoni ed altri agrumi, cocomeri, fasci d’aglio e cipolle e melloni. Lungo la strada basolata che portava al Cantiere vi erano androni e negozi adibiti a cantine, depositi per calce viva, grotte a ridosso della montagna, venditori di carboni, depositi di carburante, un negozio-ufficio per spedizioni, un recapito per la “carovana”, un ufficio della Dogana ubicato al primo piano di un palazzo, cantine per la vendita e imbottigliamento del vino, venditori di chincaglierie e sotto la collina dell’”Acquario” una rudimentale fabbrica del ghiaccio. Questo era il lato destro del porto, il polo commerciale dell’epoca, dove l’agiatezza era per pochi isolani e la miseria per tanti. Dopo gli anni cinquanta a ridosso degli anni sessanta, il lato destro del porto diventava “Riva Destra” e appena dopo gli anni sessanta”Riva Doite”. Chiamarla in francese è più raffinato e suona meglio sulla bocca dei nuovi turisti! Accadde così il miracolo. I vecchi e fatiscenti androni diventano in breve tempo ristoranti di lusso, bar alla moda, caratteristiche taverne e nigth club. Il pioniere è don Antonio Cervera che trasforma il suo negozio di vino nella “Taverna Antonio” con musica (ove trovano spazio e lavoro giovani isolani con il talento del canto e degli strumenti a corda come Topolino). Appena dopo, aprono ristoranti, bar e taverne come “La Cambusa” aperta da Claudio D’Ambra, il “Baunty” diretto da Gino Cacciapuoti, il Ristorante “Da Gennaro” gestito da Gannaro Rumore, la Taverna Angelo di Angelo Monti, “A Lampara – Pizza Pazza” creata da Tonino Baiocco, “La Carrozzella” Aperta da Giò Pilato, il ristorante ‘O Porticciullo” aperto da Anna Albanese-Fedele, La “Taverna da Nino” aperta ed animata da Nino detto Urzecone, il ristorante “Emiddio” e tanti altri che si sono susseguiti ex novo e per cambi di denominazione e di gestione. Fra tante Taverne e Ristoranti degli anni sessanta, sulla Riva Destra sorgono l’elegante Boutique della signora Antonia (fu la prima), La Galleria l’”Orsa Maggiore” dell’artista pittore Vincenzo Colucci ove espongono pittori di fama internazionale da Picasso a De Chirico, la Boutique Minidoque della Dominique di Luciano Marino. In pochi anni la Rive Droite è considerata la località “In” tra le più famose d’Italia e non solo, tanto che, diventato il cuore pulsante della mondanità dell’isola Verde, essa riesce addirittura a vincere la concorrenza con luoghi alla moda della costa azzurra e riviera ligure. Di sera la Riva Destra ha un fascìno unico. Quattroceno metri di strada-banchina con i suoi locali e taverne che si specchiano nel porto illuminato da mille luci e colori, specie nelle celebrazioni dei sui anniversari, hanno attirato in passato come oggi,personaggi famosi dello spettacolo del giornalismo, della Televisione, uomini dell’alta finanza, personaggi politici nazionali ed internazionali, scrittori, artisti e gente comune di ogni angolo del pianeta decretandone la “consacrazione” mondana e turistica di altissimo livello.

antoniolubrano1941@gmail.com

L’ARTICOLO DI ANTONIO LUBRANO E’ STATO PUBBLICATO DA IL GOLFO DOMENICA 27 OTTOBRE 2019

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INTERVENTO DEI CARABINIERI SULLA RICA DESTRA PER LA MOVIDA

LA MOVIDA SULLA RIVA DESTRA CON RISSA

IL PASSATO

SFILATA DI MODA SULLA RIVA DESTRA DEGLI ANNI '70 CON CANTANTI DELLA TAVERNA ANTONIO

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SFILATA DI MODA SULLA RIVA DESTRA ANNI '70

1 ANTONIO LUBRANO

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27/10/2019 · L'EDITORIALE

IN QUESTO PERIODO AUTUNNALE DOVREBBERO INIZIARE I LAVORI PER IL RIPRISTINO DELLA BOCCA VECCHIA DEL PORTO BORBONICO E RIQUALIFICAZIONE DELLA BANCHINA DELLE BARCHE DA PESCA COME CHIEDEVA CON FORZA IL BATTAGLIERO LUCIANO VENIA

La dichiarazione del Sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino: “Miriamo al recupero e alla valorizzazione del Molo Peschereccio e dell’area limitrofa con la Bocca Vecchia . Ischia ha uno dei porti più belli al mondo, un lago naturale trasformato in porto commerciale dalla storia, è nostro compito profondere ogni sforzo per valorizzarlo in tutta sicurezza”.

LA BOCCA VECCHIA DEL PORTO ANNI '30

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ANTONIO LUBRANO

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La Bocca Vecchia del Porto d’ Ischia per la cui riapertura si sta battendo con tenacia sui social e non solo Luciano Venia, l’Avamporto che nel 1963 ipotizzò e propose lo storico sindaco d’ Ischia Vincenzo Telese da realizzarsi al lato dell’attuale faro del porto borbonico davanti alle vecchie fornaci ed in fine l’imponente statua del Re Redentore che il sottoscritto va proponendo dai primi anni ’70 di spostarla dall’ attuale banchina di Portosalvo sull’antica rotonda in mezzo al porto d’ I schia, sono punti fermi di un programma di interventi straordinari sul territorio in stretta connessione col mare, nostra ricchezza mai abbastanza considerata sul piano commerciale e dei collegamenti con la terra ferma, che andrebbero valutati per i benefici che porterebbero al paese sul piano paesaggistico, economico e culturale per la innegabile storia del luogo. Volendoli trattare ad uno ad uno per meglio capire di cosa si sta parlando, analizziamo così le tre proposte, perche tali sono, e che sottoponiamo nuovamente all’attenzione del sindaco Enzo Ferrandino impegnato a costruire la “Bella Ischia”. Noi diciamo: la Nuova Ischia. BOCCA VECCHIA – Per questo luogo c’è una buona notizia. Secondo un comunicato stampa del luglio scorso la Giunta del Comune d’Ischia ha approvato il progetto esecutivo per la riqualificazione della bocca vecchia del Porto finanziato per 600000 euro dalla Regione Campania. In autunno, ossia in questo periodo, l’inizio dei lavori che interesseranno le aree destinate al ricovero e ormeggio dei mezzi per la pesca. Gli interventi verranno effettuati lungo la banchina Fraulese dove saranno livellati i basoli, effettuato un escavo per le aree di approdo e di ormeggio e posizionate colonnine erogatrici dei servizi idrico ed elettrico. Il progetto prevede anche il recupero del tratto della vecchia foce (bocca vecchia) del Porto. Da sempre destinata al tiro delle barche e al loro ricovero durante i periodi di inutilizzo, l’area sarà rifunzionalizzata. Un ponticello collegherà le due sponde e lo specchio acqueo sottostante sarà ripristinato con delle operazioni di escavo in corrispondenza del vecchio percorso della foce. Quindi gli sforzi di Luciano Venia pare verranno premiati. AVANPORTO – L’audace idea la ebbe lo storico precursore del turismo ischitano degli anni ’60, Vincenzo Telese, sindaco di Ischia per oltre un ventennio e Presidente dell’Evi (Ente Autonoma per la Valorizzazione dell’Isola d’Ischia) in quel tempo allorquando, da una posizione decisamente privilegiata , ebbe l’intuito che al porto borbonico già in fase di avanzato sviluppo, potesse servire e risultare utile un avamporto di appoggio logistico. Telese, che presiedeva un autorevole ente pubblico istituzionale di sviluppo turistico dell’isola al di sopra dei singoli Comuni, sapeva guardare lontano e si affidava appunto al coraggio delle sue idee per vederle realizzate nel proprio paese che amava al di sopra di ogni cosa. Fra le tante iniziative, fra opere pubbliche e di carattere sociale,puntò il dito su qualcosa di rivoluzionario per quei tempi: creare un altro porto davanti al già esistente porto di Ischia, che i tecnici a cui fu affidato il compito di redigere un primo progetto di massima, chiamarono avamporto. Correva l’anno fra il 1963 ed il’64, quando Telese riunì a Roma nell’suo ufficio dell’Enit i sei sindaci dell’isola che a quel tempo erano Umberto Di Meglio per Ischia, Antonio Castagna per Casamicciola, Vincenzo Mennella per Lacco Ameno, Giovanni Mazzella per Forio, Pietro Carlo Mattera per Serrara Fontana e Giovanni Di Meglio per Barano. A quello storico incontro romano Telese che si fregiava di due titoli di Commendatore e Grand Ufficiale,consegnò a ciascuno dei presenti un documento con la seguente intestazione: Il Coraggio delle idee – un moderno avamporto per Ischia, e giù di lì fino alla fine del foglio, la descrizione del progetto che avrebbe stravolto e migliorato il lato sinistro della vecchia Pagoda e la zona delle fornaci vicine fino a creare un novo e funzionale assetto della location con relativo sbocco stradale di congiungimento con la statale 270 che porta ai centri degli altri comuni isolani. Ai sindaci l’idea di creare un nuovo banchinaggio protetto da un lungo molo frangiflutti al fine di incrementare e distinguere gli approdi in previsione anche di nuove navi, aliscafi e natanti da diporto in arrivo, parve straordinaria, di possibile fattibilità ed innovativa per il tipo di turismo che si andava impostando. Perfino lo stesso Umbero Di Meglio che non andava d’accordo e d’amore con Telese diede il suo parere favorevole. In sostanza l’ordinamento del traffico marittimo in via di espansione su Ischia, andava seguito ed incoraggiato anche in questo senso. Ma qualcosa andò storto e il progetto di Telese si arenò. REDENTORE – L’idea la andiamo proponendo da oltre 40 anni, purtroppo per ora ancora senza riscontro: spostare il monumento sulla Rotonda in mezzo al porto. Già un’altra volta, da queste colonne ho rilanciato la proposta di spostarlo sul vecchio tondo nel mezzo del Porto, ma nessuno capì l’importanza di quanto andavo suggerendo.. Oggi su pressione di amici e turisti che amano Ischia, la stessa proposta la rilancio e con maggiore convinzione, con la viva speranza che colpisca il segno, nel senso che tocchi lA sensibilità e la lungimiranza del sindaco Enzo Ferrandino e chi altro di dovere che sia in grado di valutare in positivo ciò che si va sostenendo. Qualcuno storcerà il muso, altri approveranno. Comunque vada, credo che la mia idea non è campata in aria. Con lo spostamento del monumento del Redentore sulla Rotonda al centro del Porto, si otterrebbe che la rotonda stessa esca dal suo stato fatiscente e d’abbandono in cui da anni versa, e che infine, potesse fungere da solido e rilanciato piedistallo su cui poggiare il monumento del Redentore restaurato. Bisogna fare scelte coraggiose per migliorare il paese. Il Cristo Redentore in mezzo al Porto d’Ischia fa pensare alla statua di San Gennaro svettante all’ingresso del porto di Napoli alla estremità del molo principale, e per vederla più in grande, al Cristo Redentore di Rio del Janeiro in Brasile, alla statua della Libertà nel Porto di New York, al Colosso di Rodi. L’impresa, come si dice, varrà la spesa. Quindi la proposta è indirizzata principalmente al sindaco Enzo Ferrandino che può cogliere l’occasione di ascrivere a sé l’iniziativa e passare alla storia Si tratta di una decisione di portata epocale qualora Enzo avesse il coraggio di assumerla. Per quanto mi riguarda, non mi fermo qui. Insisterò dimostrandomi pronto e determinato per coinvolgere anche i cittadini in questa che, manco a dirlo, voglio chiamare “crociata” nei rispetto dei nostri grandi monumenti e della loro storia.

antoniolubrano1941@gmail.com

IL PROGETTO DELLA NUOVA BOCCA VECCHIA E BANCHINA LIMIYTOFA

COME SI PRESENTA L'AREA DELLA BOCCA VECCHIA ABBANDONATA

IL SINDACO ENZO FERRANDINOANTICA-ROTONDA-IN-STATO-DI-DEGRADO-IN-MERZZO-AL-PORTO-DIISCHIA

LA STORICA COPEERTIINA DELLA RIVISTA DEL REDENTORE REALIZZATA DAL VESCOVO MARIO PALLADINO NEL 1903

IL GRANDE FARO DEL PORTO D' ISCHIA

LO STORICO SINDACO DI ISCHIA COMM. VINCENZO TELESE CHE VOLEVS L'AVAMPORTOLO SPAZIO DI MARE A SINISTRA DEL FARO DOVE POTREBBE SORGERE UN MODERNO AVAMPORTO4

L’ARTICOLO DI ANTONIO LUBRANO 

E’ STATO PUBBLICATO DA

IL GOLFO

DI GIOVEDI’ 24 OTTOBRE 2019

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24/10/2019 · L'EDITORIALE

LA NOTA DELLA DOMENICA

IL GOLFO

IL QUOTIDIANO DELL’ISOLA D’ ISCHIA
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LA PROFESSIONE MEDICA COME UNA MISSIONE /

Storico direttore sanitario delle Antiche Terme Comunali era l’orgoglio di famiglia. Spinto dall’etica religiosa , il suo animo era pervaso in particolare da un amorevole sentimento per il suo prossimo, tanto che avvertiva il bisogno di prendersene cura con atti di carità e di umana comprensione specie verso i più deboli / Sabato 21 aprile il trigesimo nella chiesa di San Pietro a Ischia

IL DOTTORE GIANNINO BARILE DA SEMINARISTA A MEDICO DI… DIO
HA CURATO QUATRO GENERAZIONI DI ISCHITANI

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DI ANTONIO LUBRANO

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BARILE FOT. GIOVANNI

Tutto lo spazio di questa mia rubrica domenicale oggi, voglio dedicarlo al ricordo alla memoria, sentito e doveroso del dott. Giovanni Barile, Giannino, come è stato da sempre chiamato in famiglia, dal padre Carmine e la madre Angela Baldino, dai fratelli Tonino e Valentino e le sorelle Franca, Annamaria, Rina, Maria e Gilda, e dalla moglie Maria Lembo. I suoi figli Carmine jr (medico di valore sulle orme del padre), Angela, Annamaria e Paola invece, fino al suo ultimo respiro, lo hanno chiamato affettuosamente babbo. Giannino inoltre, anche per il resto della larga parentela, per i colleghi medici e per i tantissimi amici di qualsiasi estrazione sociale con cui era in confidenza. Giannino Barile, il dottore, il medico di famiglia, ha lasciato questo mondo il 21 marzo scorso, nel giorno d’entrata rituale della primavera , alla veneranda età di 91 anni. La famiglia celebrerà il trigesimo sabato prossimo 21 aprile, un mese esatto dopo la sua scomparsa, nella chiesa parrocchiale di San Pietro a Ischia ed officierà con messa solenne il parroco don Agostino Iovene. L’educazione religiosa del dott. Giannino Barile affonda le sue radici negli anni della sua tenera età, quando fanciullo modello, in famiglia seguiva il padre Carmine nella spinta ad amare la chiesa ed i suoi insegnamenti, fino al suo ingresso in seminario dove da seminarista vi trascorse i primi due anni da studente di prima e seconda media. Non a caso nacque il giorno dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre del 1926. Evidentemente non era quella del sacerdozio la sua vocazione da grande, pur fortemente radicato da subito e per tutto il tempo della sua vita, nei principi religiosi della morale cristiana e cattolica. Il suo animo era pervaso in particolare da un altro amorevole sentimento per il suo prossimo, tanto che avvertiva il bisogno di prendersene cura con atti di carità e di umana comprensione. La scelta di diventare medico gli venne naturale e fu l’orgoglio dei suoi genitori, in special modo del padre Carmine, il patriarca di famiglia classe 1899, conosciuto e stimato nel paese negli anni ’30, ’40 e ‘50 per essere stato uno dei primi giornalisti isolani iscritto all’Ordine. Dal 1927 fu corrispondente del Roma, de Il Tempo, de Il Mezzogiorno d’Italia ed autore di alcune pubblicazioni. Fu altresì, ispettore delle Associazioni Generali Venezia, presidente dell’Annona, Collocamento e Maternità e consigliere comunale al Comune d’Ischia ed anche padrino di cresima di mio fratello Michele Lubrano. Don Carmine Barile Senior andava fiero del suo primogenito come anche degli altri suoi figliuoli. Ma Giannino, specie in famiglia occupava un ruolo speciale con cui è riuscito a distinguersi con la discrezione che gli era innata, qui a Ischia nel suo paese, anche nella società civile che lo ha visto marito e padre esemplare, medico scrupoloso e disponibile, cittadino attento e osservante delle regole. Da professionista serio qual’era, considerava la sua professione di medico un dono del Signore, una missione da compiere fini in fondo, in assistenza continua e completa per i suoi numerosi pazienti, rimanendo fedele al giuramento di Ippocrate che vuole il medico che faccia solo il medico e basta. Infatti la sua professione di medico l’ha esercitata sempre e comunque, perfino nelle crociere che amava concedersi con la moglie sull’Achille Lauro mettendosi a disposizione, con incarico ufficiale, del personale di bordo e dei passeggeri bisognosi delle sue cure. Il dott. Ginnino Barile, per molti anni è state direttore sanitario delle Antiche Terme Comunali. Ha assistito, quale giovane medico negli anni ’50 l’allora Vescovo di Ischia Mons. Antonio Cece. Ha conservato una proficua amicizia spirituale con l’indimenticabile sacerdote di Barano Don Livio Baldino la cui etica religiosa affascinava il nostro stimato medico. Mi piace concludere questo mio contributo alla memoria del dott. Giannino Barile, riportando, pari pari, la testimonianza extrapolata dal personale omaggio scritto da suo nipote Gennaro Savio, figlio della sorella Maria, anch’ella in precedenza scomparsa. Gennaro Savio così ha scritto: “Chi non lo ricorda in sella alla sua bicicletta con a tracolla la pesantissima borsa di pelle contenente l’elettrocardiografo, pedalare spedito verso il domicilio dei suoi pazienti. Quante corse contro il tempo, e quante vite salvate ad infartuati senza scampo. Una bicicletta, la sua, che al contrario di quelle moderne accessoriate di marce e motori, necessitava di un notevole sforzo fisico, soprattutto in salita”.
antoniolubrano1941@gmail.com

GIANNINO BARILE DICEMBRE 1937 A 11 ANNI NEL SEMINARIO DI ISCHIA

GIANNINO BARILE DICEMBRE 1937 A 11 ANNI SEMINARISTA

NEL SEMINARIO DI ISCHIA

IL MILITARE GIANNINO BARILE UFFICIALE MEDICO DELL'ESERCITO

IL MILITARE GIANNINO BARILE UFFICIALE MEDICO DELL’ESERCITO

PROCIDA 1953 LE NOZZE DEL DOTT. GIANNINO BARILE CON MARIA LEMBO

PROCIDA 1953 – LE NOZZE DEL DOTT. GIANNINO BARILE CON MARIA LEMBO0001

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I SEI SINDACI DELL'ISOLA D'ISCHIA ALLINEATI CON IL PFEFETTO CARTMELA PèAGANO SUL CASTELLO AL G7

I COMUNI DI BARANO E FORIO CON DELIBERA CONSILIARE SI SONO GIA’ UFFICIALMENTE ESPRESSI PER UN NO SECCO NONOSTANTE LA DIVERSA POSIZIONE DELLA CONSIGLIERA DLDEIANA DONATELLA MIGLIACCIO

PANORAMICA NOTTURNA DELLA BELLA ISCHIA

In vista delle Elezioni Politiche nazionali la consigliere regionale, possibile prossima candidata, Maria Grazia Di Scala, sta dando il meglio di se per riesumare il “morto” , convinta com’è, sue cifre alla mano, che l’isola col comune unico vi guadagnerebbe. Noi invece facciamo un diverso ragionamento con “calcoli” di tutt’altra natura, entrando direttamente nelle realtà delle cose, illustrando per altro in dieci punti cosa ci capiterebbe qualora ci propinassero la sventura di un unico comune a gestione egemonica

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di ANTONIO LUBRANO

Foto di Giovan Giuseppe Lubrano

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Sgomberiamo  il campo da ogni falsa  interpretazione affermando, che tutta questa voglia matta di ritrovarsi domani cittadini ischitani di un comune unico senza prospettive e nemmeno illustrate, qualora ce ne fossero state, con onestà intellettuale, alla popolazione da chi ci vuol condurre in questo vicolo cieco, non crediamo sia fra le priorità del momento. In poche parole, il comune unico  non è necessario. Il referendum passato e perso poi, è stato solo spreco di tempo e soldi. Quindi diciamo convinti  No al comune unico. I comuni di Barano e Forio con delibera consiliare si sono già espressi ufficialmente per un no secco. Chi è favorevole, propinandoci sull’argomento stucchevoli relazioni scritte e parlate, non si rende conto del grave errore che commette. Meglio lasciare le cose come stanno e battersi invece per migliorare le singole realtà, magari con l’Unione dei Comuni sui grandi temi che tengono  l’isola in costante apprensione e cioè:  rifiuti, sanità, viabilità e traffico automobilistico, corpo vigili urbani unico, disciplina marina, edilizia pubblica e privata, assistenza sociale. In vista delle Elezioni Politiche nazionali la consigliere regionale, possibile prossima candidata,  Maria Grazia Di Scala, sta dando il meglio di se per riesumare il “morto”, convinta com’è, sue cifre alla mano, che l’isola col comune unico vi guadagnerebbe. Noi invece facciamo un diverso ragionamento con “calcoli” di tutt’altra natura, entrando direttamente nelle realtà delle cose. In primis: Il comune unico porta all’ingovernabilità dell’isola per l’effetto negativo di alcuni fra i motivi più pratici e palpabili che elenchiamo qui di seguito:1) Inevitabile ascesa  di un personaggio accentratore difficile da ridimensionare, del tipo di Domenico De Siano, che con le sue recenti “conquiste politiche,  avanza incontrastato. 2) Difficoltà a dir poco insuperabili per la formazione della maxigiunta, tenendo conto delle pretese, sempre al rialzo, degli altri comuni, ridotti per effetto del comune unico a semplici e rissose contrade o circoscrizioni che dir si voglia. 3) Guerra fratricida fra le varie “contrade”, ossia i comuni declassati, per la composizione delle varie commissioni: da quella del commercio a quella edilizia, dai beni ambientali alle spiagge, dalla sanità alla scuola e via enumerando. Ciascuno vorrà una fetta di potere, perché, nel caso del comune unico, la “torta” da dividersi diventa più grande. 4) I comuni cittadini si sentiranno sempre più lontani  dal rapporto diretto col sindaco, perchè questa figura, divenuta  più importante per l’accresciuto spazio di potere e di impegni, sarà sempre più inarrivabile. Sarà sempre un “delegato sindaco” a dare le risposte. 5) La distribuzione dei servizi municipali e paramunicipali, inevitabilmente cadrà nel caos, perché, la loro gestione non riuscirà a mettere d’accordo gli addetti ai lavori delle varie “contrade”. La patata più bollente che poco si vorrà maneggiare,  sarà il servizio pubblico dei taxi e microtaxi che dalle altre “contrade” dell’isola, vorranno “fare servizio pubblico” tutti a Ischia-centrale per diritto acquisito. Ne conseguiranno giornaliere risse di piazza fra taxisti di Ischia  e loro colleghi delle altre contrade dell’isola davanti ai turisti in fuga. 6) Acquedotto e rifiuti saranno la causa  che può mettere in crisi il governo centrale dell’isola, non preparato a sufficienza per frenare i bollenti spiriti di quei cittadini degli altri comuni, tipo Forio ad esempio, e politici più o meno impegnati, che ritenendosi di serie B, ossia fuori dalla stanza dei bottoni del Comune al comando,  che sicuramente sarà Ischia, faranno di tutto per boicottare quelle  iniziative che non appaiono di proprio gradimento. 7) I capitoli di spesa saranno un’altra dolente nota nella conduzione del paese a gestione unitaria. Saranno tanti i voti contrari in giunta ed in consiglio comunale, per manifesto  spirito campanilistico, a bloccare proposte di intervento  e progetti sul territorio, perché,  favorirebbero le esigenze dei casamicciolesi  piùtosto  che quelli dei lacchesi o dei foriani o anche degli ischitani. 8) Difficilmente panzesi, foriani, lacchesi e casamicciolesi  vorrebbero vedere i loro comuni, dall’aspetto amministrativo, ridotti a semplici circoscrizioni affidate a delegati che non decidono niente.  9) I finanziamenti a stanziamento unitario saranno il grande pomo della discordia fra i comuni accorpati, per il semplice motivo, che nessuno vorrà rinunciare a buona parte delle erogazioni di fondi a beneficio proprio e non della “contrada” concorrente. 10) fra tanto casino, spunterebbe inevitabilmente lo spettro del commissario prefettizio, che una volta materializzatosi, prenderebbe il posto del sindaco, della giunta e del consiglio comunale.  E potremmo continuare. Pertanto,  preferiamo che l’isola d’Ischia migliori con i suoi storici sei comuni, con le sue identità amministrative consolidate, con la sua voglia di rinnovarsi nelle aspirazioni possibili che conducono verso obiettivi certi e concreti. Noi non siamo quelle persone che  cambino per il solo gusto di cambiare, specie se all’orizzonte non si intravede chiarezza. Questa è la nostra  visione dell’argomento. Speriamo  non si commetta l’errore di trasformare l’isola d”Ischia in comune unico. Sarebbe davvero, oggi devastante,  una pazzia! Che potrebbe costarci molto caro. P.S.: Vallo a dire ai cittadini di Forio, Casamicciola, Lacco Ameno, Serrara Fontana, Barano che dovranno  portare in soffitta o buttare nella discarica più vicina il glorioso Gonfalone del proprio Comune di appartenenza. 

                                                                                                                                                        antoniolubrano1941@gmail.com

FRANCESCO DEL DEO SINDACO DI FORIO

IL SINDACO DI BARANO GIOSI GAUDIOSO

LA CONSIGLIERE REGIONALE MARIA GRAZIA DI SCALA POSSIBILE CANDIDATA PER FI ALLE PèROSSIOME ELEZIONI POLITICHE

 

27/11/2017 · L'EDITORIALE

IL DOPO G7 – IL PRIMO CITTADINO DI ISCHIA PUNTA TUTTO SULLA BELLEZZA DEL LUOGHI CREATI DAL PADRETERNO E LAVORA PER METTERCI DEL SUO

ISCHIA VISTA AL CASTELLO

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Per la riaffermazione della “Bella Ischia” si parte da qui, dal momento che il G7 è da considerarsi il fantastico trampolino di lancio piovuto “miracolosamente” dal cielo che ci voleva. Le parole di Enzo Ferrandino: “Viviamo in un’isola unica al mondo, ma dobbiamo crederci di più e valorizzare ciò che abbiamo, anche imponendoci comportamenti più rigorosi. Ischia ha avuto risalto internazionale, un risultato che anche gli scettici devono riconoscere; questo ci prospetta, potenzialmente, in luoghi in cui siamo meno conosciuti».

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DI ANTONIO LUBRANO
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano

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Attenuati gli entusiasmi per il successo di immagine ottenuto, ora si ragiona. L’evento ultimo del G7 è stato per il sindaco Enzo Ferrandino, il banco di prova massimo per la “Bella Ischia” che ha superato a pieni voti di fronte a delegazioni di spessore e ospiti prestigiosi di governo internazionale, dove allo stesso tempo è stato potuto dimostrare che l’esplicito slogan coniato per farsi eleggere primo cittadino di un comune in continua e moderna crescita, non era nato per caso. Enzo Ferrandino, da subito è andato al punto,giocando una carta sicura, quella della bellezza della sua Ischia, con il preciso intento di metterci del suo dopo quello che di meraviglioso aveva creato il Padreterno. Ritrovarsi al centro dell’attenzione, nelle vesti di padrone di casa di una location ospitante, fra centinaia di personaggi di primissimo piano della moderna informazione e della politica mondiale e vantare il proprio biglietto da visita con su scritto “Bella Ischia”. è stata per Enzo Ferrandino la sua prima grande ed inimmaginabile soddisfazione di valore immenso che ha incassato appena agli inizi del quinquennale mandato alla guida del Capoluogo isolano. Quindi , per la riaffermazione della “Bella Ischia” si parte da qui, dal momento che il G7 è da considerarsi il fantastico trampolino di lancio piovuto “miracolosamente” dal cielo che ci voleva. Tutto ha un senso, specie quando si lavora per raggiungere obiettivi che sono alla portata delle proprie legittime ambizioni. «Le delegazioni hanno provato un forte stupore dinanzi alla bellezza dei nostri luoghi; questo ci deve inorgoglire e far acquisire consapevolezza. Viviamo in un’isola unica al mondo, ma dobbiamo crederci di più e valorizzare ciò che abbiamo, anche imponendoci comportamenti più rigorosi. Ischia ha avuto risalto internazionale, un risultato che anche gli scettici devono riconoscere; questo ci prospetta, potenzialmente, in luoghi in cui siamo meno conosciuti». Così il sindaco Enzo Ferrandino si è espresso a conclusione della grande assise internazionale che si è tenuto il 19 e 20 ottobre scorsi sul nostro sacro ed antico suolo, ricco di storia e di fascino che nel passato come nel presente rimane fantastico approdo di Re, Regine, Presidenti e Ministri di governo, scrittori e giganti del social e dell’informazione che , ispirati dalla bellezza dei nostri luoghi visitati e scoperti, hanno preso importanti decisioni e scritto parte della storia dei loro paesi. Il messaggio che ci perviene dalla “due giorni” internazionale che ha avuto per scenari il Castello Aragonese ed il bellissimo grande parco del prestigioso albergo Punta Molino fra mare, spiaggia e pineta, è carico di significati e giunge a proposito, proprio quando la parte ben pensante dei cittadini ischitani ha rafforzato la convinzione di remare tutti in un’unica direzione, se si vogliono raggiungere traguardi di ulteriore crescita strutturale e sociale nel paese in cui si vive e si lavora. Remare in un’unica direzione, significa fiancheggiare le scelte dell’amministrazione con spirito di critica costruttiva finalizzata alla contribuzione di idee e pareri intelligenti da fornire a chi è preposto alla cura della cosa pubblica. Remare in un’unica direzione significa comportarsi come ha ammesso il sindaco Enzo Ferrandino, il quale nell’elogiare gli ischitani in occasione della “due giorni” del G7, ha detto che “ Ischia ha mostrato il lato migliore di sé e lo ha fatto grazie all’impegno e alla pazienza dei suoi cittadini che, ancora una volta, hanno dato prova di essere ospitali, rispettando le ordinanze e mostrandosi riguardosi nei confronti dei nostri illustri visitatori”. Remare in un’unica direzione significa non mettersi di traverso per ostacolare la nascita di opere pubbliche sul territorio che secondo i malpancisti locali non dovrebbero essere realizzate per conservare lo stato dei luoghi cosi come sono sempre stati al costo anche di bloccare il necessario sviluppo e miglioramento delle zone scelte per nuove e più moderne funzioni di pubblica utilità. Remare in un’unica direzione significa abbandonare gli insani propositi di inscenare manifestazione di protesta senza senso come quella contro il G7 che ha visto tra i contestatori di professione alcuni ischitani anch’essi contestatori di ogni cosa per vocazione e per secondo mestiere, appartenenti ad un mondo tutto loro in cui si ritrovano a meraviglia, grazie anche alla personale condizione di pensionati in assoluta tranquillità di vita, senza rischi e sen’altri doveri. Insomma, se non si rema contro, il paese va avanti spedito, l’economia cresce, la qualità della vita migliora, il buon nome di Ischia all’estero si espande sempre di più, e tutti noi infine ci ritroveremmo sulla via maestra alla conquista di nuovi obiettivi che non sono lontani.
antoniolubrano1941@gmail.com

EFFETTI SPECIALI E NATURALE DI UNA ISCHIA D'INCANTO

ISCHIA E LE SUE IMMAGINO COL MINISTRO MARCO MINNITI SPOPOLA NEI TG DI RAI UNO

MARCO MINNITI SUL CASTELLO COL MINISTRO CANADASESPETTACOLARE IMMAGINE DI ISCHIA PONTE CON IL CASTELLO E VIVARA SULLO SFONDO CHE HA ICANTATO IL G7

L'INVIATA DEL TG1 RAI SUL PIAZZALE ARAGONESE DAVANTI AL COCOGELOLA STORICA ARCHITETTURA DEL CASTELLO ARAGONESE

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24/10/2017 · L'EDITORIALE

LA TORRE DI MICHELANGELO DI SI PARLERA' DI FILOSOFIA

LA FILOSOFIA  PUO’ ESSERE ANCHE QUESTO: QUANDO LA LEGGENDA SI SPOSA CON LA STORIA E APRE A “VERITA’”  NASCOSTE  Mons. Onofrio Buonocore pensò e scrisse che la secolare Torre davanti al Castello potesse chiamarsi Torre di Michelangelo in virtù dell’ipotesi che il grande artista fiorentino avesse soggiornato nella Torre ospite di Vittoria Colonna e di Laura Sanseverino consorte di Innigo D’Avalos e zia del giovane sposo Ferrante. Definire “storiella” il rapporto di amicizia fra Vittoria Colonna e Michelangelo con lo sfondo, dai più decantato, del Castello e della Torre, non fa onore nè a chi si riempie la bocca  pronunciandola (la parola storiella) e né a chi ne sostiene il concetto con irriverente ironia. Domenica 24  il “debutto” alla Torre di Michelangelo o di S.Anna ( fate voi) con una interessante mostra d’arte di sculture che vede insieme in esposizione per la prima volta gli artisti scultori ischitani Giovanni De Angelis e Giovanni Di Costanzo (scomparso), curata da Massimo Ielasi.

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di ANTONIO LUBRANO

                                                                                           Foto di Giovan Giuseppe Lubrano

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La Torre di Michelangelo nei giardini di S. Anna torna ad essere insieme al Castello, alla Biblioteca Antoniana ed ai giardini La Mortella, sede di importanti appuntamenti culturali promossi dal Circolo Sadoul di Ischia. L’ultima iniziativa della serie è quella che si riferisce agli incontri per il 3° Festival di Filosofia e Summer School “La Filosofia il Castello e la Torre” supportata da centri culturali di spessore itraliani ed europei quali: FISP (Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie) Parigi, Istituto Italiano Studi Filosofici, Circolo Georges Sadoul, Università di Palermo, Missisauga Univ. Toronto, Insophia, CRF (Centro Internazionale ricerca filosofica), “International Journal of Ontology, History and Critics”, NF Napoli Filosofica. Ideatore ed attivissimo propagatore dell’evento in cui si sente calato appieno con tutta la propria inconfutabile preparazione, è il giovane filosofo ischitano Raffaele Mirelli secondo cui “Il filosofo spesso rinchiuso nelle roccaforti intellettuali qui rappresentate simbolicamente dal Castello e la Torre , deve ritrovare una nuova vivacità relazionale ed interagire con le istituzioni per creare processi sinergici eterogenei. Deve operare necessariamente nell’ambito pubblico e politico per esprimere a meglio la tecnica dell’umano ed aggiornare quell’umanesimo che ha caratterizzato e ancora caratterizza il patrimonio culturale dell’Europa e dell’Italia”. Ma il dotato filosofo isolano afferma dell’altro e lascia senza parole sopratutto i suoi sinceri estimatori del Sadoul quando afferma dopo aver personalmente posizionato a notte fonda per l’isola alcuni cartelli della campagna di sensibilizzazione sociale “Assenza del Bello”. Ischia vuole dare voce alla bellezza, dice il filosofo Raffaele Mirelli, quella che dopo la sua perdita va ricostruita, insieme, senza diatribe personali o malcontenti futili. Se la bellezza viene a mancare negli occhi di chi è abituato a vederla, e quindi non considerata, allora va ricostruita, mantenuta, tenuta. Questa bellezza passa dallo stato naturale all’Umano, a quel veicolo d’energia che in questi giorni, più dei soldi, sta costruendo un futuro di consapevolezza e di solidarietà. Ricostruiamo la bellezza, perché – forse è vero – l’Assenza del Bello su quest’Isola, a Napoli e altrove non è possibile. Ricostruiamoci: c’è del Bello anche nelle cose brutte!” Anche il sindaco enzo Ferrandino è rimasto sen parole. Infatti, “Quando Raffaele Mirelli mi rappresentò il tema di quest’anno ha detto il sindaco d’Ischia, rimasi colpito. È ormai da alcuni mesi che si é chiusa la campagna elettorale e il nostro programma era titolato “La bella Ischia”. Molteplici sono i significati legati al concetto del bello che va compreso in diverse sfaccettature ed accezioni, anche ad esempio come sinonimo dell’efficienza dell’azione amministrativa. Mi fa piacere che il tema del “bello” sia l’elemento caratterizzante di questa edizione del festival. Il concentrarsi sulla ricerca del “bello”,inteso nella sua manifestazione più completa, lo trovo fondamentale per migliorare il vivere quotidiano della nostra comunità”. Quindi tornado al calendario della manifestazione che prende il via sabato 23 settembre e si concluderà il 1 ottobre prossimo, essa prevede una agenda abbastanza fitta. Si parte per l’appunto sabato 23 con una performance teatrale al Polifunzionale di via Morgioni con l’opera di Lunari “Tre sull’Altalena” con la regiqa di Giuaseppe Iacono. Poi domenica 24 il “debutto” alla Torre di Michelangelo o di S.Anna ( fate voi) con una interessante mostra d’arte di sculture che vede insieme in esposizione per la prima volta gli artisti scultori ischitani Giovanni De Angelis e Giovanni Di Costanzo (scomparso), curata da Massimo Ielasi. Lunedi 25 sarà la volta della Biblioterca Atoniana dove alle ore 15.30 avverrà la registrazione partecipanti alla “Ischia Summer School of Humanities” “Figure del Nichilismo” (solo per iscritti), mentre alle 17.00 avrà luogo la Lectio Magistralis del Prof. Vincenzo Vitiello che parlerà al pubblico della “Religiosità del Nichilismo. A partire da Dostoevskij”. Martedì 25 e mercoledì 26 settembre, si torna alla Torre di Michelangelo (denominazione ufficiale per atto del Comune d’Ischia proprietario del complesso monumentale), con i seminari della Ischia Summer School of Humanities sul tema “Figure del Nichilismo” – Docenti: Giovanni Covone (Un. Federico II Napoli), Angie Hobbs (Un. Sheffield, U.K.), Raffaello Palumbo Mosca (Un. Torino e Chicago), Nicola Russo (Un. Federico II Napoli), Luigi Vero Tarca (Un. Ca’ Fascari Venezia), Vincenzo Vitiello (Un. S. Raffaele Milano). Alle 20.00 dello stesso martedi ci si reasferisce ai Giardini della Mortrella a Forio per il Concerto per piano: Maestro Simone Sala “88 tasti tra Romanticismo e Post Moderno. Giovedì 28 si rimane alla Mortella per i saluti istituzionali e l’introdusione del direttore scientifico dott, Raffaele Mirelli e la Lectio Magistralis del: Prof. Angie Hobbs, Uni. Sheffield: “Nationhood and Nationalism Today: a Philosophical Perspective. Sabato 30 ritorno alla Torre di Michelangelo o di S.Anna per l’ apertura dei lavori, conferenze e presentazione della Torre. .Domenica 1 ottobre ultimo giorno del Festival “Filosofia, il Cstello e la Torre” con presentazione di Aenaria Sommersa, “discesa dei filosifi in piazza” .- Chiusura in bellezza sul Castello Aragonese con relazioni, Filosofia con i bambini col prof. Giuseppe Ferraro, altre relazioni e saluti finali A fronte di tutto quanto, se dovessimo dare un voto da 1 a 30 al Sadoul di Ischia per la sua meritoria attività culturale, senza esitare gli daremmo 30 e anche con lode. Se invece con la stessa disponibilità di numeri dovessimo esprimere il nostro voto sull’ingiustificato atteggiamento di rifiuto che ciascuno membro del circolo culturale isolano, dal suo presidente fino all’ultimo portacarte, mantiene nel confronti del vero, autentico, popolare nome che da quasi un secolo si identifica con Torre di Michelangelo, voteremmo senza esitare, meno di uno. Cioè zero.
antoniolubrano1941@gmail.com

IL CASTELLO D'ISCHIA

L'INGRESSO DELLA BIBLIOTECA ANTONIANACONFERENZA STAMPA AL COMUNE CON GIORGIO BRANDI,

MIRFELLI ESPONE I CATELLI DELLA BELLEZZA

IL PUBBLICO DEL SADOUL AGLI INCOTRI SU LA FILOSOFIA IL CASTELLO E LA TORRE SI GODE LA BELLEZZA DEI GIARDINI DELL'ANTICA CASA-FORTEZZALA TARGA DEL COMUNE DI ISCHIA CHE INDICA LA TORRE CON LA DENOMINAZIONE UFFICIALE DI TORRE DI MICHELANGELO

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21/09/2017 · L'EDITORIALE

POCHI SANNO CIO’ CHE ACCADDE NELL’ANNO DEL SIGNORE 1503 FRA LA TORRE DI MICHELANGELO, LA CHIESETTA DI SANT’ ANNA DA POCO COSTRUITA E UN PREZOSO QUADRO DELLA SANTA

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I dati storici raccolti e messi insieme, rappresentano la ricostruzione di una sequenza di fatti, non di certo immaginari, ma realmente accaduti i cui accenni storici, è stato possibile riscontrarli nella storia dei vescovi di Ischia scritta da Don Camillo D’Ambra, nel vecchio archivio della Curia e in antichi testi e documenti di collezione privata. Da quel fausto giorno del 26 luglio 1503 dove Laura Sanseverino che dimorava nella Torre, divenne nuovamente madre, i ringraziamenti e le preghiere delle partorienti ischitane divennero consuetudine e si trasformarono in un rituale di devozione religiosa che si ripeteva ogni anno nel giorno dedicato alla Santa

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DI ANTONIO LUBRANO

(Fotografie di Giovan Giuseppe Lubrano)

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La nobildonna LAURA SANSEVERINO

madre della piccola Costanza D’Avalos

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Volendo fare il countdown, ossia il conto alla rovescia, siamo a meno 16 giorni dalla prossima Festa di Sant’Anna o Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, a seconda del significato laico o religioso che si vuol dare al tradizionale evento popolare in quel di Ischia Ponte, tra il Castello e Cartaromana. Premesso e scontato che gli organizzatori con il nuovo direttore artistico Cenzino Di Meglio si stiano dando da fare al loro meglio per metter su una Festa che non tradisca le aspettative, ci sembra giusto ed istruttivo che tutti coloro che la seguono debbano essere informati delle vere origini antiche di questa festa che parte da uno storico battesimo celebrato nella omonima chiesetta proprio il 26 di luglio del 1503 con tutti i contorni di quella storica nascita che raccontiamo qui di seguito, ed arriva ad oggi dove la festa, viene continuata e rinverdita con i fasti del nostro tempo, e da ultimo con l’omaggio all’estro artistico del grande Totò a 50 anni dalla sua morte ed a 67 anni dalla sua canzone “Ischia Mia” o “Ischia Paraviso e’ Giuventù “ per la simpatia che il Principe Antonio De Curtis nutriva per la nostra isola. Questi dati storici messi insieme, rappresentano la ricostruzione di una sequenza di fatti, non di certo immaginari, ma realmente accaduti i cui accenni storici, è stato possibile riscontrarli nella storia dei vescovi di Ischia scritta da Don Camillo D’Ambra, nel vecchio archivio della Curia, in antichi testi e documenti di collezione privata. Naturalmente è pur sempre una ricostruzione storica riscritta, dove possibili omissioni e necessarie aggiunte fanno parte di un storia più ampia e circostanziata che è presentata in un libro del sottoscritto in via di ultimazione per essere prossimamente dato alle stampe. Vale la pena seguirci. Quando morì Innico D’Avalos (1504) capitano della guardia sul Castello e Governatore dell’isola, il figlio Alfonso, nativo del Castello, aveva appena due anni. Sua madre donna Laura Sanseverino che frequentava con la famiglia solo nel periodo estivo la Torre, che i posteri chiameranno dopo Torre di Michelangelo per una possibile presenza in loco del Buonarroti e per l’amicizia inconfutabile che intercorreva con Vittoria Colonna dimorante sul Castello, decise di trasferirsi col figlioletto nelle solide stanze di quella sicura fortezza che il suo defunto marito aveva contribuito a far erigere, e dove nel luglio del 1503 nacque la secondogenita Costanza, denominata per i suoi natali in quella struttura, la “figlia della Torre” e soprattutto perchè fu il primo essere umano a venire alla luce nella casa-fortezza dopo la sua edificazione. La gravidanza per Donna Laura fu molto travagliata. Quei mesi che precedettero il parto della bambina furono di grande e continua sofferenza. Assistita dal medico di Corte sul Castello e da una sua amica del Borgo di Celsa, la levatrice Caterina Mellusi esperta a far nascere bambini nelle situazioni più difficili, Laura Sanseverino riuscì a partorire superando il pericolo paventato di perdere addirittura la propria vita e quella della figlia. Era la mattina del 26 luglio del 1503, giorno in cui gli abitanti della zona ormai festeggiavano S. Anna a cui la chiesetta poco distante dalla Torre era stata dedicata e dove la stessa Donna Laura andava a pregare per ricevere dalla Santa la grazia di partorire la sua creatura che portava in grembo e di salvare la vita sua e della nascitura. Le preghiere di Donna Laura furono esaudite e così nacque la piccola Costanza proprio nel giorno di S. Anna. E fu festa per tutti. Le fu dato lo stesso nome che portava sua zia Costanza sorella del padre Innico e donna di alto spessore culturale, stimatissima sul Castello e a Napoli presso la corte del Re. La lieta notizia della nascita della piccola Costanza, si diffuse per tutta la marina del Borgo di Celsa, fra gli abitanti del Castello, presso i casolari di Campagnano, Piano Liguori, Cartaromana e nell’isola intera dove Donna Laura era conosciuta e molto ben voluta. Suonarono a distesa le campane della Chiesa Cattedrale e delle altre chiese sul Castello e della stessa chiesetta di S.Anna nel Ninfario per salutare un bellissimo evento che Innaco D’Avalos, padre della piccola nata, magnificò con una gran festa popolare, come era nei desideri di sua moglie Laura molto religiosa e notoriamente vicina al popolo. Laura Sanseverino era donna dalla forte personalità avvenente nel corpo statuario e bella nel volto. Portava capelli castano-scuri che le scendevano sulle spalle fluenti e vaporosi. Era difficile non notarla con il pregio che era lei a porgersi alla gente. Da quel fausto giorno del 26 luglio 1503 dove divenne nuovamente madre, i ringraziamenti e le preghiere delle partorienti ischitane divennero consuetudine e si trasformarono in un rituale di devozione religiosa che si ripeteva ogni anno nel giorno dedicato alla Santa considerata la protettrice ufficiale delle donne in stato di dolce attesa e ansiose di diventare mamme. Il rituale si è perpetuato nel tempo fino ai giorni d’oggi mutando con gli anni il modo di celebrare il sentito evento.. Fino al secolo XVIIIesimo le donne di Ischia si recavano in pellegrinaggio alla Chiesetta per mare e per terra scendendo a piedi per la strada della Torre e in barche addobbate con canne, foglie di bosco e palloncini colorati, partendo dalla marina del Borgo. Era quella l’usanza votiva per rivolgersi alla Santa e fare festa tutti insieme in suo onore. Oggi quell’antico rito ha assunto connotati completamente diversi. Dal pellegrinaggio e la preghiera alla Santa, si è passati alla festa spettacolare con migliaia di persone fra donne, uomini e bambini locali e forestieri assiepati sugli scogli, lungo il ponte, sulle imbarcazioni a mare e su un’apposita tribuna poi abolita, per assistere alla grande sfilata delle barche addobbate di tutt’altro fascino e dimensioni, ai fuochi pirotecnici e all’incendio del Castello e della Torre di Michelangelo, in uno spettacolo simulato dalle grandi emozioni. Tutto questo preceduto da un rito religioso opportunamente riproposto il giorno prima con messa solenne all’aperto nello spiazzo davanti alla Chiesetta celebrata dal Vescovo di Ischia e da altri sacerdoti coadiutori. Il primo vescovo di Ischia del nostro tempo, giunto in pellegrinaggio alla chiesetta di S. Anna restaurata, per celebrare la Messa a devozione e ringraziamento alla Santa è stato Mons. Antonio Pagano (1984-1997) seguito da una folta massa di fedeli, il secondo, continuando la tradizione, è stato Mons, Filippo Strofaldi Vescovo ad Ischia dal 1997.al 2012. L’ultimo Vescovo in ordine di tempo è l’attuale presule Mons. Pietro Lagnese che in una chiesetta di nuovo messa a punto continua il tradizionale rito.

antoniolubrano1941@gmail.com

COSTANZA D'AVALOS CON I NIPOTI LA PICCOLA COSTANZA NATA NELLA TORRE ED IL FRATELLINO ALFONSO D'AVALOS

I  fratelli Costanza e Alfonso D’Avalos

figli di Laura Sanseverino e Innico D’Avalos

figuranti nella storica sfilata di S.Alessandro

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IL CASTELLO, CARTAROMANA E LA ZONA DI S.ANNA IN RIPRESA AEREA

IL PONTE ARAGONESE E GLI SCOGLI SOTTOSTSATI GIA' AFFOLLATI PRIMA DELLA SERA

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13/07/2017 · L'EDITORIALE