§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
Con Fotoricerca
di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
UN’ABITUDINE NON CORRETTA CHE NEMMENO LA CHIESA DI ISCHIA NEGLI ANNI E’ RIUSCITA A CAMBIARE – PER FORTUNA I MORTI NON VEDONO E NON SENTONO
AI CIMITERI, QUI AD ISCHIA, VANNO QUASI TUTTI: LO FANNO OGGI, CHE NON È PROPRIAMENTE IL GIORNO DEI MORTI, MA IL GIORNO DELLA FESTA DI TUTTI I SANTI. TRADIZIONE SBAGLIATA VUOLE CHE IL PRIMO NOVEMBRE GIORNO DI OGNISSANTI SI AFFOLLANO I CIMITERI DELL’ISOLA CON ANIMO PIÙ FESTOSO CHE MESTO, UN TEMPO CON CARICHI DI CANDELE E FIORI, OGGI INVECE CON SOLO FIORI, VISTO CHE CAPPELLE, LOCULI E TOMBE A TERRA SONO QUASI TUTTE MUNITE DI LAMPADE ELETTRICHE. PREGARE SULLE TOMBE, PARE NON SIA PIÙ LA PRIORITÀ. . IL TEMPO DELLA VISITA È QUASI PER INTERO DEDICATO A PARLOTTARE COL CONOSCENTE DELLA TOMBA A FIANCO E NEL GIRO ESCURSIONISTICO PER I VIALI DEL CAMPOSANTO, ALLA RICERCA, PER CURIOSITÀ, DEL MORTO PIÙ RECENTE. LA MESSA E L’OMELIA A VOLTE ANCHE DEL VESCOVO NEL CIMITERO DI ISCHIA, DEI SACERDOTI DELLA DIOCESI ISOLANA
2 NOVEMBRE: IL COLLOQUIO FRA DUE “OMBRE”, UNA LEZIONE PER…I VIVI E PER I MORTI
Di Michele Lubrano
Per fortuna, di tombe di marchesi, duchi, baroni e principi nei nostri cimiteri isolani non se ne vede nemmeno… l’ombra, almeno di quei titolati che vogliono far valere il loro prestigioso lignaggio fra i vivi e i morti. Però vi sono cappelle che sembrano ingressi di ville con arredi costosi e spesso anche di pessimo gusto. Tanta “ricchezza” ostentata disturba e ci riporta ai memorabili versi del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, contemplati in una poesia che è tutta una lezione sia per i vivi che per i morti. Ma più per i vivi. La poesia è ambientata in un cimitero, dove un malcapitato rimane chiuso. Questi assiste incredulo al discorso tra due ombre: un marchese e un netturbino. Il marchese si lamenta del fatto che il netturbino si sia fatto seppellire accanto a lui, ma il netturbino gli fa notare che non è stato lui a scegliere dove esser seppellito. Vedendo che il marchese continua con il suo lamento, il netturbino perde la pazienza e gli spiega che, indipendentemente da ciò che si era in vita, col sopraggiungere della morte si diventa tutti uguali. Questo il testo del componimento di Totò.
‘A LIVELLA DI TOTO’
Ogn’anno,il due novembre,c’é l’usanza /per i defunti andare al Cimitero. / Ognuno ll’adda fà chesta crianza; / ognuno adda tené chistu penziero. / Ogn’anno,puntualmente,in questo giorno ,/ di questa triste e mesta ricorrenza, / anch’io ci vado,e con dei fiori adorno / l loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza. St’anno m’é capitato ‘navventura…/ dopo di aver compiuto il triste omaggio./ Madonna! si ce penzo,e che paura!,/ ma po’ facette un’anema e curaggio./’O fatto è chisto,statemi a sentire:/ s’avvicinava ll’ora d’à chiusura:/ io,tomo tomo,stavo per uscire / buttando un occhio a qualche sepoltura. / “Qui dorme in pace il nobile marchese/ signore di Rovigo e di Belluno / ardimentoso eroe di mille imprese/ morto l’11 maggio del’31″/ ‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…/
scordo ca so’ muorto e so mazzate!… Ma chi te cride d’essere…nu ddio? / Ccà dinto,’o vvuo capi,ca simmo eguale?…/ …Muorto si’tu e muorto so’ pur’io; / ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale”. / “Lurido porco!…Come ti permetti/paragonarti a me ch’ebbi natali/ illustri,nobilissimi e perfetti , / da fare invidia a Principi Reali?”./ “Tu qua’ Natale…Pasca e Ppifania!!!/ T”o vvuo’ mettere ‘ncapo…’int’a cervella / che staje malato ancora e’ fantasia?…/ ‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella./Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo, / trasenno stu canciello ha fatt’o punto / c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme: / tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto? / Perciò, stamme a ssenti…nun fa”o restivo ,/ Msuppuorteme vicino-che te ‘mporta? / Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: / nuje simmo serie…appartenimmo à morte!” |
Antonio De Curtis
(in arte TOTO’)
DI ANTONIO LUBRANO
Andare al cimitero, almeno qui sull’isola e crediamo anche a Napoli ed in Campania e nel sud intero, è considerato come un dovere verso i propri cari che non ci sono più, ma che riposano in quel luogo consacrato, in pratica uguale per tutti. Che sia davvero uguale per tutti, ce lo ricorda il grande Totò in quel suo straordinario componimento “’A Livella” che Michele Lubrano opportunamente ripropone qui a fianco nella sua rubrica Il Punto. Andare al cimitero dunque a Ischia, secondo il pensiero degli isolani, è imprescindibile da qualsiasi altro modo di pensare. Sull’argomento si esprime, per una diversa visione di questa abitudine e quindi forma di tradizione, un esperto del tema, il prof. Francesco Campione: “Andare al cimitero, afferma il professore, non è né giusto né sbagliato. Il cimitero viene usato dalle persone in modi differenti a seconda di come elaborano il lutto. Per esempio, aggiunge il prof. Campione., se tu pensi che al cimitero non ci sia nessuno, cosa ci devi andare a fare? Se andare al cimitero ti fa star male, perché ci devi andare? Al cimitero invece ci va, e ci deve andare, chi usa il cimitero in un altro modo, cioè chi dice “Da qualche parte riposa il mio caro”, e allora il cimitero serve a coloro che hanno bisogno di un simbolo: non si è stupidi o matti a pensare che ci sia qualcuno lì, ma simbolicamente qualcuno c’è. L’altro aspetto dell’uso del cimitero, afferma inoltre il prof. Campione, che ha caratterizzato tutto un secolo, cioè l’Ottocento, e che caratterizza adesso la crisi dei cimiteri, è il fatto che il cimitero serviva come luogo della memoria, cioè come un luogo dove si andava per onorare i morti, per ricordarseli e anche per, in qualche modo, tenerli ancora all’interno della famiglia. Basti pensare alla cappella, alla tomba di famiglia, alla cura come una seconda casa, la casa dei morti… Forse non bisogna meravigliarsi, conclude il prof. Francesco Campione, se una persona al cimitero non ci va, bisogna chiedersi perché non ci va, e bisogna chiedersi perché invece un altro ci va”. Al Cimitero, qui ad Ischia, al di là della domanda che ci si può porre, vanno quasi tutti: lo hanno fatto ieri che è stato0 giorno di Ognissanti, e c’è chi lo farà oggi 2 novembre giorno dedicato ai defunti. Al riguardo, tradizione vuole che il primo novembre giorno di Ognissanti, ossia ieri, si affollano i cimiteri dell’isola con animo più festoso che mesto, un tempo con carichi di candele e fiori, oggi invece con solo fiori, visto che cappelle, loculi e tombe a terra sono quasi tutte munite di lampade elettriche. All’usanza di frequentare in massa i cimiteri nel giorno di Ognissanti, vi partecipa anche la chiesa locale, a volte anche col suo Vescovo, ma solitamente con sacerdoti della diocesi, per celebrare la rituale messa con omelia commemorativa per i defunti. Ormai è tradizione che debba andare così, con la buona pace di tutti, vivi e morti. Oggi 2 novembre continueranno le visite ai cimiteri isolani. Chi vi è andato ieri si esime dall’andare oggi, e sono in tanti. Quindi l’afflusso di oggi sarà in tono minore. Sono lontani gli anni in cui nei cimiteri dell’isola si faceva smisurato uso dei ceri e della cera di risulta. Famiglie intere arrivavano nel proprio cimitero di appartenenza con pacchi di candele di piccole medie, e lunghe dimensioni. Il capo famiglia sistemava le candele intono alla tomba del proprio caro conficcate nel terreno e ben erette. Il camposanto nei due giorni di tradizionale visita, pullulava di ceri accesi, i quali nell’atto di consumarsi producevano cordoni di cera di risulta, che i ragazzi del tempo, raccoglievano in larghi fazzoletti per poi rivenderli e ricavarci i soldini giusti per il cinema della sera. Il giorno più producente per questa operazione era naturalmente il 1 novembre giorno di maggiore affollamento dei cimiteri. Oggi si va al cimitero con tutt’altro stile. I “privilegiati”, se piove trovano riparo nelle loro accoglienti e capienti cappelle curate in maniera maniacale, illuminate ed adornate di fiori, dove però non spicca più, unico e solo, il crisantemo tipico e tradizionale omaggio floreale della circostanza, ma fanno bella mostra di sé altri tipi di fiori costosi ed esclusivi come gardenie, rose, garofani,ecc. Pregare sulle tombe, pare non sia più la priorità, il motivo per cui si va la cimitero per “incontrarsi” con i propri cari e con l’amico perduto. Il tempo della visita è quasi per intero dedicato a parlottare col conoscente della tomba a fianco e nel giro escursionistico per i viali del camposanto, alla ricerca, per curiosità, del morto più recente. Insomma,scomparsi sensibilità e rispetto. Per fortuna i morti non vedono e non sentono
ìinfo@ischismomdoblog.com
*************************************************************************