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Servizio Speciale
di ANTONIO LUBRANO & MICHELE LUBRANO
Con Fotoricerca
di GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO
Fotoreporter
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L’ INFLUENZA SECOLARE DEL MELOGRANO O GRANATA SULLE RELIGIONI ED ASSOCIATO ALL’ISPIRAZIONE DI ARTISTI, POETI, SCRITTORI PER COMPONIMENTI E DIPINTI DI PREGEVOLE E STORICO VALORE UNIVERSALE DI SANTI E MADONNE
SULL’ISOLA D’ISCHIA LA PIANTA DI MELOGRANO È ARRIVATA DIVERSI SECOLI FA E FACEVA PARTE IN BUONA MISURA SOPRATUTTO DEL COSIDDETTO GIARDINO DELLE DELIZIE NEL NINFARIO DI CARTAROMANA AI PIEDI DELLA QUATTROCENTESCA TORRE DETTA DI MICHELANGELO E DI S.ANNA E SUL CASTELLO D’ISCHIA DOVE LA GOVERNATRICE DELL’ISOLA COSTANZA D’AVALOS NE FACEVA LARGO CONSUMO PER LIQUORI, ESSENZE MEDICAMENTOSE E PORTATE D’ORNAMENTO IN OCCASIONI DI FESTE E BANCHETTI DI CORTE. I SEMI DEL MELOGRANO DI COLORE ROSSO, IN ALCUNE VARIETÀ SONO CIRCONDATI DA UNA POLPA TRASLUCIDA COLORATA DAL BIANCOROSSO RUBINO-FUXIA, PIÙ O MENO ACIDULA E, NELLE VARIETÀ A FRUTTO COMMESTIBILE, DOLCE E PROFUMATO – NOVEMBRE È IL MESE IN CUI IL MELOGRANO VA A COMPLETA MATURAZIONE PRONTO PER ESSERE COLTO E DEPOSTO SUI DECORATI VASSOI DI PORTATA
IL MELOGRANO O MELAGRANA O GRA NATA E’ SPESSO PRESENTE NELLA DECORAZIONE RELIGIOSA CRISTIANA
IL MELOGRANO NEI QUADRI FAMOSI DI ARTE SACRA IL BOTTICELLI DIPINSE LA MADONNA COL MELOGRANO E IL BAMBINO
DI MICHELE LUBRANO
I cattolici dell’isola d’Ischia amano il melograno quale frutto particolare ed atteso nel periodo in cui si aspetta il Natale. Infatti il melograno o melagrana o granata è spesso presente nella decorazione religiosa cristiana, soprattutto per gli abiti e paramenti dei sacerdoti per le funzioni religiose, oltre che in scultura e architettura (per es. sui capitelli medievali). Nel Medioevo, la Vergine Maria era raffigurata con una melagrana fra le mani, come ad esempio la statua di pietra della Madonna della Melagrana del Museo diocesano di Lucera, datata al XIV secolo. Anche alcuni dipinti a tema religioso di Sandro Botticelli, Carlo Crivelli e Leonardo da Vinci, riprendono il tema del melograno o del suo frutto; si veda ad esempio la Madonna della melagrana del Botticelli. Nella c.d. Madonna Salting (Madonna col Bambino) di Antonello a Messina (1460-1469, ora alla National Gallery di Londra) è Gesù bambino a tenere in mano una melagrana, aprendo una tradizione: in questi casi il frutto è un simbolo anticipatore della passione. Per il colore del suo succo la melagrana richiama infatti da sempre il sangue. Nell’iconografia cristiana diventerà quindi simbolo di martirio, un martirio fecondo come il frutto pieno di semi. Sopra tutto c’è la teologia di Cristo Signore glorioso e della sua Ekklesia-“corpo mistico” che racchiude in sé il popolo salvato e sparso (spermatikòs come il logos-verbo di Dio) nel mondo, seme santo e santificatore. Nel libro biblico Cantico dei Cantici, il melograno ottiene un forte valore simbolico dato il contesto e il genere dello scritto: l’amata è paragonata ad un giardino pieno di alberi di melograno e l’amore potrà essere consumato proprio quando gli alberi saranno fioriti. La melagrana è inoltre nella simbologia ebraica, simbolo di onestà e correttezza, dato che conterrebbe 613 semi, che come altrettante perle sono le 613 prescrizioni scritte nella Torah, (365 divieti e 248 obblighi) osservando le quali si ha certezza di tenere un comportamento saggio ed equo. In realtà i semi della melagrana sono in numero variabile (di certo circa 600), ma il frutto con i suoi semi ricorda quel numero, che come tanti altri, ha riferimenti precisi nella numerologia ebraica. La melagrana per i suoi numerosi semi è simbolo di produttività, ricchezza e fertilità. Quella della melagrana è una delle poche immagini che appaiono nelle vecchie monete della Giudea come simbolo santo. Attualmente molti rotoli della Torah quando non sono in lettura, e quindi sono avvolti, sono protetti da gusci in argento a forma di melagrane (rimmonim) . Alcuni studiosi di teologia ebraica hanno supposto che il frutto dell’Albero della vita del Giardino dell’Eden fosse da intendersi in realtà come una melagrana. La melagrana è uno dei sette frutti elencati nella Bibbia (Deu. 8:8), come speciali prodotti della “Terra Promessa”. La mitologia importata confluisce in Grecia con numerosi riferimenti alle divinità greche al frutto ed ai semi della melagrana, fra gli altri il mito di Persefone e quello di Era. Un giorno importante della Chiesa ortodossa greca è la Presentazione di Maria, in tale ricorrenza è tradizionale in alcune regioni della Grecia la preparazione della tavola della polysporia, anche nota con l’antico nome di panspermia, con offerte di cibi e frutti della terra fertile, con evidenti richiami pagani a Dioniso. Quando è acquistata una nuova casa è uso in Grecia mettere quale primo dono presso l’Iconostasi (altare domestico) della casa una melagrana come simbolo di abbondanza, fertilità e buona fortuna. In accordo col Corano, il melograno islamicoè citato per crescere nel giardino del paradiso (55:068). È anche menzionato in (6:99, 6:141) dove i melograni sono descritti tra le buone cose create da Dio.
michelelubrano@yahoo.it
DI ANTONIO LUBRANO
La melagrana o melograno o granata come da sempre viene comunemente chiamato a Ischia ed altrove, è quel frutto d’autunno-inverno che insieme alle mele, ai mandarini ed alle arance che in buona parte nasce e si fa bello anche in numerosi giardini della nostra isola, fa vivere l’insorgere dell’inverno che può dirsi alle porte tra l’ottobre che è andato via e novembre in corso. Di questi frutti, va detto, che a distinguersi per lo stato, ci viene da dire “aristocratico” con cui entra in scena e cattura l’attenzione dei suoi estimatori, è proprio il melograno, di gradevole aspetto e particolarmente gustoso che la natura è fiera di offrire. Il melograno dalle proprietà nutritive, medicamentose e ricco di ornamento quando è messo in bella mostra nei raffinati piatti di portata, riesce a dimostrare tutta la sua unicità nel ruolo estetico che ricopre fra la frutta di stagione, specie in viste dei giorni di festa che ci porterà il prossimo Natale. I suoi semi, di colore rosso, in alcune varietà sono circondati da una polpa traslucida colorata dal bianco al rosso rubino, più o meno acidula e, nelle varietà a frutto commestibile, dolce e profumata. Il frutto reca in posizione apicale (opposta al picciolo) una caratteristica robusta corona a quattro-cinque pezzi, che sono residui del calice fiorale. Il frutto matura in questo periodo, a ottobre-novembre, a seconda delle varietà. I semi inoltre ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche, si usano anche per la preparazione di sciroppi e della Granatina. Il succo del melagrana che piace tanto,è detto “granatina” ed è ottenuto dalla spremitura dei semi, spesso diluito e zuccherato, è usato come bevanda. La produzione di succo (“granatina”) è praticamente l’unica definibile come “industriale” per le melagrane; occorre dire, che pressoché la totalità dei succhi di produzione industriale definiti “granatine” sono in realtà miscele di succhi di agrumi, lamponi, ribes ed aromi naturali, con poco, o spesso nulla, di succo di melagrana. La produzione del vero succo di melagrana è molto costosa, dato che prevede molta mano d’opera per un prodotto esiguo. A Ischia sono in pochi a cimentarsi nella pratica specifica. La maggioranza degli ischitani preferisce mangiare il granata come gli viene, addentadolo con cura senza che i semi rossi vadano via. Il succo è spesso usato, nelle cucine tradizionali per preparare salse, dolci o piccanti, per cibi tradizionali, per guarnire la carne o il riso. Il succo di melagrana è un’eccellente sorgente di vitamina C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di Polifenoli antiossidanti. Nell’iconografia, la melagrana fa le sue prime apparizioni nel IV millennio a.C. in Mesopotamia, a Uruk e a Susa. Per il colore dei numerosi semi, di un rosso traslucido brillante, racchiusi in un involucro robusto, il frutto ha colpito l’immaginazione umana per essere un prodigio prezioso della natura, questa conclusione è ripresa da molte culture come quella ebraica, greca, babilonese, araba e cristiana. Il contrasto è ancora più accentuato dal fatto che la pianta in origine viva in ambiente semi-desertico. Sull’isola la pianta di melograno è arrivata diversi secoli fa e faceva parte in buona misura sopratutto del giardino delle delizie nel ninfario di Cartaromana ai piedi della quattrocentesca Torre detta di Michelangelo e di S.Anna e sul Castello d’Ischia dove la governatrice dell’isola Costanza d’Avalos ne faceva largo consumo per liquori, essenze medicamentose e portate d’ornamento in occasione di feste e banchetti di corte. Col mutar dei tempi il melograno da frutto aristocratico, è passato a frutto per tutti, nel senso che chiunque potesse beneficiarsi con la coltivazione e con la commercializzazione. Ora che il Natale si avvicina il melograno, stimola la fantasia dell’ischitano che a questo frutto si sente particolarmente legato. Novembre è il mese in cui il melograno va a completa maturazione pronto per essere colto e deposto sul vassoio che gli compete. Sarà il frutto di stagione che arricchirà insieme ad altre prelibatezze i prossimi “present” natalizi o “cesti” natalizi che famiglie ed amici si scambieranno per gli auguri tradizionali. Il melograno nella fattispecie sarà protagonista indiscusso con i dolci natalizi e l’atteso vino cotto del Ciglio. Tre curiosità di propositi diversi: dal nome del frutto “granata” trae origine il sostantivo con cui, originariamente e ancora oggi nel linguaggio comune, viene indicata l’attuale bomba a mano che, similmente a una melagrana, nelle sue prime forme era costituita da un guscio rotondeggiante contenente un grande numero di pallini di piombo che, in seguito all’esplosione dell’ordigno, venivano proiettati all’intorno per arrecare danni e ferite ai soldati avversari. Dal colore del frutto trae origine il rosso granata, un rosso scuro tendente al bordò particolarmente noto per essere il colore sociale delle squadre di calcio del Torino frequentemente appellata come “i granata” e della Salernitana. La melagrana fu presente nella decorazione dell’emblema della regina Caterina di Aragona (1485 – 1536), che fu la prima moglie del Re Enrico VIII, in seguito all’incapacità di dare un figlio maschio al Re fu ripudiata, ed il re sposò in seconde nozze Anna Bolena. Non appena regina, questa ultima, come primo decreto cambiò la decorazione del blasone con un falcone bianco che becca i chicchi della melagrana.
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Il Servizio Speciale